Il morso più potente della storia
Ricostruito grazie a tecniche di modellizzazione biomeccanica
Con un morso avrebbe potuto agevolmente spezzare uno squalo in due: è questa l’immagine utilizzata da Mark Westneat, curatore del The Field Museum di Chicago, che nell’ultimo numero delle "Biology Letters" edite dalla TRoyal Society di Londra, illustra le ricerche di modellizzazione biomeccanica che ha eseguito sui resti fossili di Dunkleosteus terrelli, un pesce lungo circa dieci metri appartenente alla classe dei placodermi, che dominarono l’ecosistema marino nel Devoniano, fra 415 e 360 milioni di anni fa.
Il morso di questo predatore, dai denti che avevano un’inquietante conformazione a lametta, sviluppava una forza corrispondente a cinque tonnellate per centimetro quadrato.
“La cosa più interessante che abbiamo scoperto nel corso del lavoro – ha osservato Westneat – è che questo pesce dall’aspetto pesantemente corrazzato aveva un morso tanto veloce nella fase di apertura quanto potente in quella di chiusura. Ciò è probabilmente dovuto alla particolare struttura del suo cranio, e dai differenti mluscoli utilizzati per aprire e chiudere la bocca.”
Per determinare la forza del morso gli scienziati hanno usato lo scheletro fossile di un eseplare di questa specie per ricostruirne la muscolatura. Il modello biomeccanico ha mostrato che la forza e la velocità del morso era legata anche a un particolare meccanismo consentito da quattro giunture che consentivano movimenti rotatori.