Risultati da 1 a 13 di 13

Discussione: Le opere di gangio

  1. #1
    Lo Zio L'avatar di gangio
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    Predefinito Le opere di gangio

    La biblioteca liquida

    Milioni di lettere
    d’ettolitri, d’inchiostro,
    scivolate dalle pagine di plastica elettronica,
    gorgogliano nello scarico catodico
    attraverso i grovigli molli
    delle lattine ossee
    ad apertura facilitata
    per le masse geriatricamente inette
    alla masticazione lapidaria.
    E spremute di bulbi oculari
    con ombrellini di ciglia finte
    sui tavolini a due passi dal nulla
    delle vacanze programmate sul videoregistratore
    della felicità ordinata per telefono
    con il sacro diritto di re del cesso
    che magari non mi va
    di mangiare tutte le sere
    bistecche di veline clonate
    e verdure geneticamente logorroiche
    che mi tengono sveglio
    tutte le sante notti
    di questa vita addizionata d’anidride carbonica.

  2. #2
    Lo Zio L'avatar di gangio
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    Into the deep surface

    Oltre foreste d’alberi monodimensionali,
    vicino al crepitio delle sterminate pianure di metallo,
    salgono, all’orizzonte, clusters rettangolari di luce liquida in ebollizione,
    stagliandosi su di un cielo di carne livida pulsante,
    sorgente e fine dei fiumi di sangue digitale
    tra le braccia montagne che tutto racchiudono.

  3. #3
    Lo Zio L'avatar di gangio
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    Into the infinite room

    Visioni di morte, lampi di luce,
    in stanze senza televisore,
    su coperte sporche di vomito secco,
    immagino il futuro senza me stesso,
    aggrappato ad un divano impregnato di polvere,
    e muoio ogni volta un po’ di più,
    come se non avessi già toccato il fondo
    di una vita che fondo non ha
    e si potesse invece vorticare all’infinito
    dentro divani sempre più sfondati,
    all’interno di stanze stipate di muffa
    piangendosi addosso
    senza mai mollare il telecomando.

  4. #4
    Lo Zio L'avatar di gangio
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    Accessori

    Ogni sera, prima di addormentarmi, ho un’idea a lame elicoidali che mi frulla nella testa. Sollevo la calotta cranica, subdolamente incernierata alla larghezza dell’occipitale, ed immergo l’accessorio. Accade quindi che il cervello venga ridotto in poltiglia, una gelatinosa bevanda ipocalorica a base di lipoproteine e radicali liberi del subcosciente. Poi, con una cannuccia snodabile – altra sublime invenzione! – mi bevo l’encefalo, il mesencefalo ed il cervelletto, senza grumose distinzioni papillari o pruriginosi pregiudizi olfattivi. Quindi m’addormento. Ed ogni mattina non posso fare a meno di meravigliarmi nel trovare un gheriglio nuovo di zecca, cresciuto chissà quando e chissà come dentro la confezione apparentemente ancora integra. Ora sento l’impulso irrefrenabile a comprare un nuovo accessorio: uno schiaccianoci con timer programmabile e livello di veglia non escludibile.

  5. #5
    Lo Zio L'avatar di gangio
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    La bellezza della morte
    [Soundtrack: Enya – The first day of autumn]

    Vergini in tuniche bianche
    lungo i sentieri riarsi delle terre morenti
    come collane di petali incandescenti
    sorridono a fiamme protette da piccole, candide mani
    all’imbrunire d’un giorno appena più freddo
    attraverso le fronde eternamente estinte d’antichi, ossuti alberi
    testimoni millenari delle grandi sconfitte
    e della lunga estate delle rinunce
    verso il tempio sotterrato nell’ombra della foresta
    il cui terribile segreto
    viene taciuto dall’edera e soffocato dal muschio
    affinché non venga turbato il sonno dei cadaveri
    per celebrare la bellezza della morte.

  6. #6
    Lo Zio L'avatar di linux2
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    gangio ha scritto mar, 18 luglio 2006 alle 23:14
    Into the infinite room

    Visioni di morte, lampi di luce,
    in stanze senza televisore,
    su coperte sporche di vomito secco,
    immagino il futuro senza me stesso,
    aggrappato ad un divano impregnato di polvere,
    e muoio ogni volta un po’ di più,
    come se non avessi già toccato il fondo
    di una vita che fondo non ha
    e si potesse invece vorticare all’infinito
    dentro divani sempre più sfondati,
    all’interno di stanze stipate di muffa
    piangendosi addosso
    senza mai mollare il telecomando.
    Mi spieghi questa?

  7. #7
    Lo Zio L'avatar di gangio
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    Hm...mai provata l'apatia da divano? Non farti trarre in inganno dal surrealismo. Stanze senza televisore indica solo che l'apparecchiatura d'intrattenimento audio-video, in particolari condizioni di smaronamento, cessa d'essere presente come elettrodomestico e diviene invece luce stroboscopica, squarcio a-temporale sugli orrori del mondo, un occhio famelico dotato di ciglia lunghissime ed affilate, a tenaglia. La tv è un parallelepipedo infinito che si nutre d'oggetti finiti (o sfiniti). Così, pur consapevoli del danno procurato a stessi, molti non trovano le forze per staccare la spina ipnotica che il mezzo ci ha conficcato nel cervello. Infatti, il protagonista immagina il futuro senza se stesso senza mai mollare il telecomando, come se desiderasse di poter cambiare la propria vita con la stessa facilità con cui cambia canale. In fondo, la televisione ha avuto successo in quanto sfornatrice d'illusioni in quantità industriali. E tutti sanno che l'industrializzazione, in tutti i settori, ha portato sì tanti benefici, ma anche tanti svantaggi, tra cui il più rilevante è sicuramente l'omologazione e la standardizzazione.
    Anche La biblioteca liquida fa riferimento a lei, alla Grande Sorella. Qualcuno storce il naso? Credete non valga la pena spendere due poesie per la tv?
    Pensate a quante ore la gente ci passa davanti e confrontatele con le ore passate a leggere, studiare, riflettere. Non ho stime oggettive sotto mano, ma non faccio fatica ad immaginare che il rapporto tra le ore passate a scuola e quelle passate davanti alla tv (accesa) sia di 1 a 2 (per un bambino in età scolare). Pensate a quanto questo rapporto abbia trasformato le nostre coscienze nel corso degli anni.
    Comunque non voglio demonizzare il mezzo, bensì voglio mettere in guardia dall'uso indiscriminato che si sta facendo del mezzo mediatico più potente tra quelli apparsi sinora sulla Terra. D'altronde, lei non dorme mai.

  8. #8
    L'Onesto L'avatar di dks
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    Da qualche parte, al sicuro, dietro la memoria degli uomini...
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    gangio ha scritto mar, 18 luglio 2006 alle 23:17
    La bellezza della morte
    [Soundtrack: Enya – The first day of autumn]

    Vergini in tuniche bianche
    lungo i sentieri riarsi delle terre morenti
    come collane di petali incandescenti
    sorridono a fiamme protette da piccole, candide mani
    all’imbrunire d’un giorno appena più freddo
    attraverso le fronde eternamente estinte d’antichi, ossuti alberi
    testimoni millenari delle grandi sconfitte
    e della lunga estate delle rinunce
    verso il tempio sotterrato nell’ombra della foresta
    il cui terribile segreto
    viene taciuto dall’edera e soffocato dal muschio
    affinché non venga turbato il sonno dei cadaveri
    per celebrare la bellezza della morte.
    Sarò sincero, mi è piaciuta tantissimo soprattutto per le immagini che mi ha evocato... tuttavia non sono riuscito a tirarne fuori un vero significato (ovviamente se uno voleva essercene)

  9. #9
    Lo Zio L'avatar di gangio
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    Ti ringrazio per l'apprezzamento.
    Allora, vediamo un po'. Che cosa ci sarà mai di bello nella morte? Bisogna contestualizzare. Allora abbiamo delle vergini (bellissime, non c'è scritto, ma immaginatevele comunque così) che s'incamminano in fila indiana lungo dei polverosi sentieri (delle dolci colline bruciate dal sole vanno benissimo come collocazione). Dove sono dirette, nel primo giorno d'autunno, con le loro candele accese? Verso una foresta, forse l'ultima, visto che ai suoi margini gli alberi sembrano essere morti da tantissimo, tantissimo tempo. Nel cuore della foresta è nascosto un tempio, il cui segreto è ovviamente che la morte, a volte, può essere anche bella. Tralasciando il fatto che tale segreto deve essere nascosto perché i cadaveri non gradiscono che gli venga fatto notare d'essere putrefatti, le vergini sorridono, nonostante sappiano d'esser in procinto d'esser sacrificate, perché le terre stanno morendo, non c'è più nulla per cui valga la pena lottare. La loro è una serenità che deriva sì dall'accettazione di un destino, ma anche dalla consapevolezza che non poteva andare diversamente.
    Quando tutto intorno muore, o forse quando siamo noi ad esser morti dentro, la morte diviene una liberazione, è bello che il tutto possa avere termine. Questa considerazione mi sembra vada oltre la semplice constatazione che è bello che la morte ci sia perché così posso apprezzare meglio la vita. No, è qualcosa di diverso. E' bello, è rassicurante che ci sia la morte, perché rappresenta una via di fuga, estrema, ma comunque possibile. La bellezza della morte consiste nella scelta della morte, del quando e del come, in contrapposizione ad una vita fatta di rinunce e di sconfitte.
    La celebrazione è quindi un suicidio bello e buono. Ma non vorrei che passasse l'idea che io voglia farne un'apologia. Preferisco salvarmi nel corner dell'eutanasia, in questo caso non riferita al singolo, ma ad un intero mondo morente i cui evolutissimi abitanti abbiano sviluppato la maturità necessaria per prendere congedo dalla Vita quando ancora vale la pena sorriderLe (analogia tra l'ultimo angolo di foresta, d'umidità e di verde e l'ultimo anelito della coscienza umana, vero ed unico discrimen tra l'uomo e la cosa).

  10. #10
    Lo Zio L'avatar di linux2
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    gangio ha scritto ven, 21 luglio 2006 alle 22:43
    Hm...mai provata l'apatia da divano? Non farti trarre in inganno dal surrealismo. Stanze senza televisore indica solo che l'apparecchiatura d'intrattenimento audio-video, in particolari condizioni di smaronamento, cessa d'essere presente come elettrodomestico e diviene invece luce stroboscopica, squarcio a-temporale sugli orrori del mondo, un occhio famelico dotato di ciglia lunghissime ed affilate, a tenaglia. La tv è un parallelepipedo infinito che si nutre d'oggetti finiti (o sfiniti). Così, pur consapevoli del danno procurato a stessi, molti non trovano le forze per staccare la spina ipnotica che il mezzo ci ha conficcato nel cervello. Infatti, il protagonista immagina il futuro senza se stesso senza mai mollare il telecomando, come se desiderasse di poter cambiare la propria vita con la stessa facilità con cui cambia canale. In fondo, la televisione ha avuto successo in quanto sfornatrice d'illusioni in quantità industriali. E tutti sanno che l'industrializzazione, in tutti i settori, ha portato sì tanti benefici, ma anche tanti svantaggi, tra cui il più rilevante è sicuramente l'omologazione e la standardizzazione.
    Anche La biblioteca liquida fa riferimento a lei, alla Grande Sorella. Qualcuno storce il naso? Credete non valga la pena spendere due poesie per la tv?
    Pensate a quante ore la gente ci passa davanti e confrontatele con le ore passate a leggere, studiare, riflettere. Non ho stime oggettive sotto mano, ma non faccio fatica ad immaginare che il rapporto tra le ore passate a scuola e quelle passate davanti alla tv (accesa) sia di 1 a 2 (per un bambino in età scolare). Pensate a quanto questo rapporto abbia trasformato le nostre coscienze nel corso degli anni.
    Comunque non voglio demonizzare il mezzo, bensì voglio mettere in guardia dall'uso indiscriminato che si sta facendo del mezzo mediatico più potente tra quelli apparsi sinora sulla Terra. D'altronde, lei non dorme mai.
    Per essere chiari: io non capisco nulla di poesie (e ne ho lette veramente poche)
    Pero queste due mi sono sembrate interessanti.
    La biblioteca liquida è ritmicamente piacevole anche se non mi ha dato molto da pensare, forse perchè quello che dice è qualcosa che do gia per scontato, "into the infinite room" invece mi ha intrigato molto per il suo risvolto esistenzialistico.

    Le altre non saprei proprio... che ne dici di spiegarle tutte ormai?

  11. #11
    Lo Zio L'avatar di gangio
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    Se c’è una cosa che amo più dello scrivere poesie, questa è proprio la parafrasi. Spero, quindi, che vorrete scusare il mio essere sproporzionatamente prolisso e falsamente preterintenzionale.
    Dunque, come già detto, La biblioteca liquida prende spunto dal flusso informatico che la tv ci riversa quotidianamente addosso, producendo un inevitabile lavaggio e candeggio delle nostre coscienze. Ma tutti sanno che, se l’ipoclorito non è della marca giusta, le lenzuola e le camicie rischiano di fare straaappp (sono pronto a scommettere che anche i più giovani capiranno a che pubblicità mi sto riferendo). Entrando nel dettaglio, vediamo di spiegare un attimino (!) le immagini e le analogie. L’inchiostro elettronico è l’informazione (in senso lato) somministrata attraverso un tubo catodico che diventa, con soluzione di continuità, tubo digerente. I grovigli molli dentro le lattine ossee sono ovviamente i nostri cervelli, che sono ad apertura facilitata poiché le masse tecnicamente evolute sono vecchie, hanno le mani artritiche e la dentiera, quindi non in grado di masticare la durezza che s’incontra nel tentare di spiegare l’esistenza (simbolicamente rappresentata dal dover digerire che l’unico premio che riceveremo sarà una bella lapide di granito). Quindi la tv, con la propria liquidità, non fa altro che soddisfare il nostro desiderio di semplificazione dell’esistenza. Il resto credo sia abbastanza chiaro.
    Into the deep surface è invece ispirata ad un altro dei media più popolari al giorno d’oggi. La metafora è presto svelata: poiché navigo col portatile, il fatto che possa circondarlo con le braccia appoggiate sul tavolo mi ha fatto riflettere, ancora una volta, su come (s)oggetti finiti possano contenere oggetti infiniti, cosa apparentemente impossibile. La superficie profonda è quindi quella dello schermo a cristalli, guarda caso, liquidi, mentre gli alberi monodimensionali rappresentano le ramificazioni sinaptiche. La descrizione a volo d’uccello, secondo me, ben si presta a teatralizzare analogie altrimenti banali. Ora è chiaro che, come nel caso della tv, viene a crearsi una trasfigurazione del mezzo nell’individuo, come se una volte collegati diventassero una cosa sola, come se i cristalli liquidi del monitor migrassero verso i mie occhi e la mia testa, fino a sostituirne gli apparati. Ho tentato di descrivere questa mutazione non indolore con l’immagine dei clusters di luce liquida in ebollizione che si stagliano su di un cielo fatto di carne livida pulsante. Quindi io sono lo sfondo del quadro, la parte organica, ma allo stesso tempo sono la sorgente ed il mare dei fiumi di sangue digitale, cioè dell’unione tra organico ed inorganico, tra l’elemento passionale (il sangue) e l’elemento razionale (i bit del computer). Il crepitio delle pianure di metallo rappresenta invece l’ipotetico sfaldarsi del computer, sensazione solo uditiva quindi d’un livello inferiore a quella visiva. Ciò è dovuto al fatto che il processo di fusione avviene a livello inconscio.
    Infine Accessori, ispirata al media più popolare di sempre: il nostro cervello. Vorrei infatti che fosse chiaro che reputo di fondamentale importanza l’argomento mediatico non tanto per i contenuti che ci propone, ma piuttosto per quello che rivela riguardo la nostra essenza più profonda. Cosa rivela? Rivela che potenzialmente siamo tutti esseri immaginifici, creatori di sogni e di incubi, fabbricanti d’illusioni, divinità. Cos’è infatti Dio se non colui che ha immaginato l’uomo? Il problema del mezzo mediatico coincide con quello del fruitore, il nostro cervello, a causa della loro affinità demiurgica, che a sua volta deriva da una sorta di reciprocità cosmica tra il vorticare dell’universo ed il frullare della coscienza umana, due entità dotate di volontà di potenza, animate dal desiderio di rivalsa nei confronti di quella che viene vista come una punizione sproporzionalmente ingiusta: la morte (anche se ancora più ingiusta può sembrare la sofferenza; cfr. La bellezza della morte). Quindi Accessori nel senso di “mezzi per cui si ottiene accesso” a quel bacino d’energia infinita che Tutto e Nulla contiene: la fantasia. Il frullatore che riduce il cervello ad una poltiglia ancora una volta liquida, bevibile, è metafora per il sognare ad occhi aperti, per rendere reale ciò che non riesco a realizzare nella vita reale (c’è troppo sangue blu in questa frase!). Come nel caso della tv e di internet il problema è il distacco-apatia dall’unica cosa per cui vale la pena vivere: gli altri, non necessariamente simili. Quindi non sostengo che non si dovrebbe sognare, non si dovrebbe guardare la tv, non si dovrebbe navigare, bensì che il rischio è quello di vivere sempre più all’interno di se stessi, in un castello fatto solo d’illusioni di cristallo che potrebbe andare in frantumi da un momento all’altro, che è poi quello che accade nella malattia mentale. È evidente che, se da un lato i mezzi mediatici ci avvicinano, dall’altro tendono ad macroscopizzare la parte meno quantificabile del nostro essere: la mente. Il rischio è quindi quello di un delirio paranoico generalizzato con la conseguente accelerata estinzione della vita e dell’universo!

  12. #12
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    gangio ha scritto lun, 24 luglio 2006 alle 23:56
    è il distacco-apatia dall’unica cosa per cui vale la pena vivere: gli altri, non necessariamente simili.
    L'unica per cui che vale vivere? Gli altri? Oo

  13. #13
    Lo Zio L'avatar di Nightlight
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    Predefinito Re: La biblioteca liquida ed altre oscenità

    topic uppato in quanto galleria personale dell'utente.

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