Lamento di Portnoy è strutturato come una lunga confessione (ma siamo proprio sicuri visto il finale?) che il protagonista (Alex Portnoy appunto) ci rende sul lettino del suo psicanalista.
Il tema dominante di questo libro è sicuramente il sesso (se pensiamo che c'è persino un capitolo che si chiama seghe...) inteso più che altro come atto morboso (masturbazione preadolescenziale e lussuria/bramosia carnale di un trentenne) dovuto probabilmente ad un'infanzia in cui Alex ha subito una madre esigente ai limiti della maniacalità (e probabilmente ben oltre).
Accanto tuttavia al lato "erotico" spunta di prepotenza la condizione ebraica di questo giovane che crede fermamente che il modo per entrare in certi ambienti sociali sia quello di entrare con il proprio uccello nelle giovani passere americane, come se scopando volesse scoprire l'America...
Indubbiamente la figura di questo Alex Portnoy che emerge dalle pagine del romanzo è quella di un ragazzo che ha dei seri problemi (non per niente è in analisi) dovuti fondamentalmente al fatto di non sentirsi pienamente accettato dalla società americana per via del sua condizione di ebreo. Un pò (forse tutta) colpa dei genitori, un pò colpa di un'America che negli anni '50/'60 ha faticato ad integrarsi con gli ebrei (e pare un paradosso) o forse sono proprio gli ebrei stessi che prediligono rimanere tra di loro, ghettizzandosi e figliando tra i loro simili.
Ma riflettiamo un attimo: può la madre essere la rovina di un figlio/a? Personalmente (e parlo di esperienza proprio di persone che conosco) posso dire che ciò può succedere (ed anche spesso). In genere i genitori tendono a riversare le proprie aspettative/speranze mai realizzate sui figli. Ciò può dar luogo ad eventi imprevisti (la tensione sessuale di natura perversa del nostro Portnoy) e non c'è niente di peggio di una madre iperapprensiva che ti telefona dieci volte al giorno per sapere se sei andato regolare di corpo!
Ovviamente tutti i tormenti del protagonista vengono sviscerati con un linguaggio stlisticamente perfetto da Roth, uno che ha vinto il Pulitzer con Pastorale americana (mia prossima lettura) e che ha fatto incetta di premi prestigiosi. Questo è il primo libro che leggo di questo autore ed ovviamente (non sono nessuno per dirlo) non siamo di fronte ad uno sprovveduto.
C'è da aggiungere però (c'è un grosso però infatti) che Lamento di Portnoy non centra il bersaglio grosso e pieno. Questo perchè (a mio avviso) durante la lettura si presentano troppe situazioni simili fra loro, un pò troppo ripetitive che, sebbene generino ben più di un sorriso (comicità stile Woody Allen mi verrebbe da dire), dopo un pò forse tendono a stancare.
Peccato perchè altrimenti ci saremmo trovati davanti ad un capolavoro, invece stiamo parlando di un ottimo libro che forse manca di un qualcosa per diventare un classico.
Consigliato ma con riserva.