C'è stato un periodo, e non sto parlando di duemila anni fa, quando l'annuncio di un film tratto da un videogioco più o meno famoso riusciva ancora a destare qualche interesse... Era ancora forte la curiosità su come avrebbe potuto essere sviluppata la storia non interattiva di un prodotto che per sua natura è invece interattivo. Quest'ultima considerazione è alla base della convinzione di chi (e io NON sono tra questi) ritiene che da un gioco non si potrà mai trarre un film divertente.
Poi è arrivato Uwe Boll, e la situazione è precipitata. O meglio, degenerata.
Per motivi sconosciuti a tutti, il regista tedesco riesce a mettere le mani su praticamente tutte le licenze potenzialmente interessanti (BloodRayne, Far Cry, Dungeon Siege, ma anche Alone in the Dark e House of the Dead, e oggi quella di Postal), salvo poi tirarne fuori film che, senza tanti giri di parole, sono delle ciofeche. Storie completamente diverse dall'originale (l'isola e il rave party di HotD, per dirne una), incongruenze a go-go, il tutto in confezioni tali che al confronto la trilogia di Resident Evil ci fa un figurone, manco parlassimo di Malick o Kubrick. La cosa ha raggiunto livelli tali che online fioccano petizioni e siti nei quali si implora il regista di dedicarsi ad altro.
Lui, che è anche un tipo simpatico, ci ride sopra ma non desiste: aumentano i budget e le star che recitano per lui.
Toccherà rassegnarsi e classificare il fenomeno come uno dei grandi misteri irrisolti dell'universo.