Il discorso che stiamo facendo è parallelo: io non nego l'utilità di produrre materiale in proprio, quello che contesto è la volontà di produrre materiale in proprio quando la base vendibile non è commensurabile all'investimento. Il know-how si perde comunque se poi il budget della difesa non permette di stanziare fondi adeguati alla ricerca. Meglio a questo punto focalizzare le ricerche su alcuni settori e aquistare il resto all'estero.scutum 2 ha scritto sab, 15 aprile 2006 alle 13:21
Credo che la politica di propduzione in proprio, semmai in "internazionalizzata" (Tornado, Typhoon, ecc.), sia senz'altro meglio, da un punto di vista "strategico", nel complesso, rispetto alla politica dell'acquisto all'estero...
Invero oltre alla questione "costi":
tieni conto del Know How;
tieni conto dell'"indotto" tecnologico/militare e non;
tieni conto delle possibilità di sviluppo;
tieni conto della ricerca;
ecc.
Peraltro le commesse estere non sono e non devono essere la principale ragione della produzione di sistemi d'arma di punta di un paese (anzi...), per cui il discorso "commerciale" centra relativamente.
Facciamo l'esempio EF-2000. E' una produzione totalmente europea e visto che aveva l'appoggio del budget di quattro forze aeree (di cui due di alto livello) si è potuto realizzare un velivolo che sfuttava il meglio della tecnologia, col risultato non solo di creare una ampia base di produzione di circa 600 velivoli, ma anche di renderlo molto appetibile per il mercato estero, con vendite già sicure in Austria e Arabia Saudita, probabili in Grecia e possibili in Turchia e Norvegia.
Se l'Italia avess invece preso la decisione di realizzare il nuovo velivolo in proprio al massimo si sarebbe potuta creare una macchina tipo il G-91 o il Ghibli, buoni nel loro campo ma dalle prestazioni generali piuttosto ridotte rispetto allo stato dell'arte.