golem101 ha scritto dom, 25 dicembre 2005 alle 20:59
*Vazkor* ha scritto dom, 25 dicembre 2005 alle 19:32
golem101 ha scritto dom, 25 dicembre 2005 alle 17:32
La semplice ipossia impiega anche svariati minuti prima di compromettere le funzioni metaboliche e la coscienza.
E fin qua.
Ma io ho sempre pensato che lo "shock" ( termine molto, troppo generico ) faccia perdere conoscienza ... facciamo un esempio più chiaro ancora, a seguito di una decapitazione traumatica dopo quanto tempo l'encefalogramma è piatto?
Io direi qualcosa nell'ordine dei minuti ... no?
Sì.
Se la memoria non mi falla, le cellule cerebrali, il cui metabolismo è tutto particolare anche grazie alla struttura gliale e paragliale, continuano a funzionare per una quindicina di minuti anche in caso di arresto cardiaco, poi intervengono processi di anossia (non ipossia) e morte cellulare.
La questione della perdita di coscienza è un po' controversa, anche perchè non ci sono stati decapitati che ci hanno raccontato com'è andata
e le testimonianze di feriti gravi ripescati per il rotto della cuffia sono - per stessa ammissione dei testimoni - poco attendibili.
Personalmente ritengo che ci siano dei meccanismi di due tipi che intervengono in caso di gravi traumi a organi vitali: A) dolore puro che sovraccarica il sistema e provoca uno shut-down d'emergenza (perdita di coscienza); vale anche per traumi gravi o fortissime emozioni (spaventi). B) preservazione delle funzioni razionali ed emotive: vivere un'esperienza di trauma simile (traumi fisici al cuore, lesioni alla spina dorsale che tagliano le funzioni vitali, eccetera) è una roba che ti segna irrimediabilmente, compromettendo qualsiasi futuro: avere un black-out è un modo per salvaguardare l'equilibrio inconscio da guai davvero grossi.
Cioè, rimanere coscienti anche dopo una decapitazione è roba da perderci il sonno la notte, mica giuggiole.