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  1. #1

    Predefinito volevo salutare il gatto

    era ritornato in quella casa, testimone di numerosi episodi mesi prima.
    aveva rivisto le pareti con la verniciatura in rilievo, la porta di legno con i cristalli opachi e lei. il suo sguardo era fisso su di lui.

    infastidita da lui.

    gli aveva detto di non ritornare, che non lo voleva più vedere, che la irritava la sua presenza. lui non l'aveva ascoltata e si era presentato sotto casa recando un piccolo omaggio in dono: un orsetto con dei piccoli cioccolatini legati dietro.

    regalo che lei soppesò, e appoggiò subito dopo sul tavolino.

    se ne sarebbe ricordata quando lui se ne fosse andato poco dopo e avrebbe mangiato avidamente i cioccolatini, buttando il pupazzetto nel pattume.

    le faceva pena.

    lui, scorgendo la micia che sbucava dalla porta per vedere chi era il nuovo ospite (la quale, accortasene, si fiondò a velocità-luce nuovamente dentro casa) proruppe in un infelicissimo: "volevo salutare la gatta. mi è mancata".

    lei era evidentemente scocciata.

    con una smorfia entrò in casa dandogli le spalle e avviandosi controvoglia verso il salotto, quasi ad asserire che quella visita sarebbe stata più breve di quanto lui si aspettasse.

    la sister si stava truccando in reggiseno nel bagno e dalla porta aperta, vedendolo caracollare incerto ed ingobbito su quel parquet che tanto spesso lo aveva fatto sentire a disagio gli aveva mandato un sonoro: "ciao sfigato!"

    lui l'aveva sempre odiata.
    lei lo considerava una cacca.

    la sister continuò a truccare quella faccia da pompini noncurante di quell'odio.

    lei era vestita con un pigiamone lungo dai pantaloni troppo larghi che comunque non riuscivano a coprire le orrende pantofole di pelo marrone, regalo del suo primo ex mai dimenticato ed oggetto di numerose fantasie sessuali, sia solitarie che praticate durante gli svogliati coiti con lui, a lei sempre carissime.

    era struccata.

    aveva un fazzoletto di stoffa raggomitolato e saturo di muco infilato nel risvolto della camicia.
    gli occhi rossi, lucidissimi, enormi.
    lo fissava con odio.
    le chiese un bacio.
    lei gli disse che se era venuto per quelle cavolate poteva anche andarsene.

    lui appoggiò la bombetta che portava in testa sul tavolo e si sedette su una sedia. lei si mise nella sedia più lontana, lievemente scostata, lo sguardo a ricambiare quello del vuoto.

    la sister passò col suo reggiseno, noncurante dell'odio, e si fermò davanti ai fornelli. accese il gas e iniziò ad aspirare ad ampi polmoni.

    lei prese il fazzoletto che era infilato nella manica ed inizo a stenderlo bene sul tavolo. lo pareggiava con le mani che si tuffavano avide in quel liquame, in quella pozza di muco.
    lei faceva strane espressioni con la bocca: "non avresti mai dovuto essere geloso. ti incavolavi per niente. ti facevo le corna ma non era il caso di dirtelo".

    la sister sogghignò con la testa schiantata sul forno della cucina e il culo quasi in faccia a lui che a quel punto si tolse gli occhiali col naso finto da carnevale e li appoggiò in terra.

    lei continuava a masturbare il fazzoletto di stoffa, gonfiando le guance a dismisura e fissandolo come il più iracondo dei pesci palla.

    la sister sogghignò ed emise un tonante rutto che fece trasalire micio numero 2.

    micio numero 2 non aveva l'uso delle zampe posteriori. non era nato così. la sua mamma aveva nascosto la cucciolata su un piano rialzato e lui sventuratamente era caduto. trovatolo miagolante a terra lo avevano riposto tra gli altri mici, e non si curarono del fatto che non riuscisse a stare in piedi. nemmeno gli altri suoi fratelli ci riuscivano. e nemmeno loro se ne curavano. la madre neppure.

    regnava il nichilismo in quella cucciolata.

    crescendo videro che era l'unico che si trascinava mentre gli altri facevano tutto ciò che fanno normalmente i mici di quell'età: cioè aspirare ampie boccate di gas indossando bombette.

    incuriositi e compiaciuti dalle pigre attitudini di quel micio decisero di tenerlo affogando gli altri.

    micio numero 2 visse per 13 anni dentro a una cassetta di legno. aveva sviluppato notevolmente le zampe anteriori. si cagava addosso e la mattina lo trovavano riverso nella sua cacca.

    lei gli chiese di andarsene. lui si tolse i denti finti da dracula e li mise nella cassettina di micio numero 2

  2. #2
    †Aldo†
    ospite

    Predefinito Re: volevo salutare il gatto

    babele, j4s e ora anche qui?

    dicci dove lo vuoi tenere aperto...

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