paolo besser ha scritto ven, 23 gennaio 2004 alle 16:50
Zerg ha scritto ven, 23 gennaio 2004 alle 12:52
Bello,chissà le milioni di persone che modificheranno le play per farci girare il software originale.La modificano così,per gusto,giusto per vedere "che c'è dentro".
Bello,bello,bella minchiata.
Sono l'unico redattore a non trovare nulla di sconvolgente in questa sentenza? Forse sarò anche l'unico ad aver comprato l'action replay per PS1, ai tempi, solo per far girare la mia copia originale e legalmente acquistata, con tanto di controller, di Guitar Freaks, gioco meraviglioso mai importato ufficialmente in Italia. Chissà.
Il discorso però dal mio punto di vista fila. Una volta che compro una PlayStation o una Xbox, è MIA.
MIA e di NESSUN ALTRO. Nessuno mi può imporre a priori cosa ci possa fare e cosa no. Nessuno mi deve impedire di installarci sopra un chip di qualecchessia fattura. La compro e ci faccio quello che voglio. Anche trasformarla in una vaschetta per i pesci, se mi aggrada. Le tecniche di protezione della console sono legittime, per carità, ma nessuna legge potrà mai concedere alle case produttrici di imporre limiti all'acquirente, una volta che un bene è stato acquistato, passando di proprietà. Nessuna industria potrà mai sostituirsi alla legislazione per stabilire cosa sia giusto e cosa no in una simile materia.
Quando compro un programma, acquisto una licenza d'uso. Ma quando compro un aggeggio qualsiasi, sia esso una scheda video o una console, compro un oggetto fisico, uno strumento che mi serve a fare qualcos'altro. E nessuno mi può impedire di apportare delle modifiche atte ad aumentare l'efficacia o ampliare le funzionalità dello strumento stesso. Non vedo particolari differenze filosofiche fra l'installazione di un modchip e l'overclock di una Radeon 9500 per "trasformarla" in una 9700 pro.
Un altro discorso, invece, è l'uso che poi me ne faccio. Se compro, vendo, uso software pirata, commetto reato. Ma se vado in Giappone, mi compro un gioco, e poi voglio giocarmelo sulla mia PlayStation italiana, non voglio sentire scuse: la pretesa, da parte di Sony, di impedirmelo, è una pratica vessatoria nei miei confronti. Davvero me lo auguro, che questa sentenza faccia discutere. E spero che siano tanti i paesi e i tribunali che seguano l'esempio, visto che è ora di finirla non solo con i codici regionali dei giochi, ma anche con quelli dei DVD, e di tutti i beni di cui si cerca di limitare e/o drogare il mercato, applicando sistemi e/o politiche di esportazione mirate soltanto a incrementare il capitale a danno degli utenti.