Isaac Asimov da I Premi Hugo 1962-1966
Eccomi qui di nuovo
Parecchi anni or sono, si ravviso' la possibilita' di preparare un'antologia dei romanzi brevi e dei racconti di science fiction che avevano ottenuto gli Hugo, i premi assegnati ai migliori prodotti fantascientifici in occasione delle convention mondiali della Sience Fiction, che si tengono in varie città durante il weekend del Labor Day.
Per curare un'antologia del genere occorreva un personaggio che fosse famoso, lucido e razionale, ardimentoso e intrepido, spiritoso e autorevole e, soprattutto dotato di una bellezza diabolica. Inoltre, doveva trattarsi di qualcuno che ( per colpa di qualche grottesca, mostruosa ingiustizia ) non avesse mai vinto un Hugo.
Poiche' io ( Isaac Asimov ) a quel tempo non avevo mai vinto un Hugo e perchè tutti i requisiti elencati erano notoriamente in mio possesso, venni immediatamente prescelto come curatore da quella stimabilissima casa editrice che è la Doubleday & Co., Inc.
L'antologia fu pubblicata nel 1962 con il titolo di The Hugo Winners, ed ebbe un successo enorme, un po' per merito degli ottimi racconti premiati che conteneva, e un po' per quell'indefinibile fascino conferitole dalla mia presenza quale curatore. ( Siete pregati di non fare commenti!)
Quando il volume fu pubblicato pero' mi trovai di fronte un dilemma:
a) I testi pubblicati in The Winner of Hugo includevano solo quelli premiati fino alla XIX Convention del 1961 inclusa: ma i premi Hugo sarebbero stati assegnati anche in seguito.Il che significava che prima o poi sarebbe stato necessario preparare una seconda antologia.Com'è logico, io desideravo curare anche quella, ma per riuscirci dovevo conservare la mia qualifica, e continuare a essere il migliore tra gli autori di science fiction del mondo che non hanno mai vinto un Hugo ( e magari anche tra quelli che l'hanno vinto, ma sono troppo modesto per affermarlo ).
b) D'altra parte ci tenevo a vincere un Hugo.
Come vedete le due eventualità si escludono a vicenda.
Come direbbe un logico: se a allora non-b, allora non-a.
In entrambi i casi sarei stato molto infelice.
Poichè sono individuo sano di mente e razionale, comincia a riflettere e valutai le probabilità. Da una parte tutti avrebbero letto The Hugo Winners e in particolare l'introduzione che io descrivevo in termini commoventi l'ingiustizia consumata a mio danno nell'assegnazione dei premi. Senza alcun dubbio, tutti si sarebbero sciolti in lacrime. Ovviamente tutti i fan clubs degli Stati Uniti avrebbero deciso che, non appena fossero stati in grado di organizzare una convention mondiale, avrebbero fatto in modo che uno dei miei preziosi testi fantascientifici ricevesse l' Hugo che meritava largamente e automaticamente.
D'altra parte, a partire dal 1958, io non avevo scritto quasi piu' opere di fantascienza, a parte qualche microracconto leggero, percio' non c'era niente che potesse valermi l'assegnazione di un Hugo.
Soppesando con cura questi due fatti, constatai che avrei dovuto ottenere un Hugo per niente. Sembrava una faccenda un po' strana da combinare, ma io sono troppo una brava persona per deludere un fan club. Se volevano darmi un Hugo per niente, io lo avrei preso, o magari anche arraffato, se loro avessero esitato a darmelo.
L'anno 1962 passo' con una convention tenutasi a Chicago, che distribui' Hugo in modo insolito, e non ne assegno' nessuno per la categoria racconti, ma ne diede uno a Hothouse di Brian Aldiss, una serie di cinque racconti che, presi insieme, formavano virtualemnte un romanzo e che percio' non possono venire inclusi nell'ambito di un'antologia riservata ai racconti brevi. ( Inoltre, non mi piacciono i viaggi lunghi, e tutti sapevano che a Chicago non ci sarei mai andato ).
Ma venne l'anno 1963 e la convention si tenne a Washington, D.C. Fino a Washington sono disposto ad arrivarci. Con debito preavviso, George Scithers, che si occupava dei dettagli organizzativi, mi telefono' per chiedermi se ero disponibile a render parte a una tavola rotonda.
Con finta disinvoltura, chiesi: - Non mi volete come presentatore?
Vedete, di solito, quando partecipo ad una convention, faccio il presentatoregrazie al mio spirito garbato e al mio aspetto affascinante, e questo significa che sono io a consegnare gli Hugo agli altri. E adesso George Scithers insisteva perchè partecipassi alla convention, eppure non mi invitava a fare da presentatore.
- No - rispose lui, con la stessa disinvoltura. - Il presentatore sarà Ted Sturgeon.
In circostanze normali, avrei sferrato calci, avrei urlato e poi avrei serbato a lungo il broncio. Quella volta, invece, mi limitai a ridacchiare. - Sta bene George - dissi. - Verro'.
Vedete, la mia acutissima mente analitica mi aveva detto che Ted Sturgeon doveva essere il presentatore al fine di consegnarmi un Hugo. Non avrei potuto sicuramente fare da presentatore e consegnare un Hugo a me stesso, non è vero? Sono troppo modesto per queste cose, come chiunque puo' confermare.
Ma poi circa una settimana prima dell'inizio della convention, quando avevo già prenotato la camera d'albergo e fatto revisionare l'auto e tutto il resto, George mi richiamo'. - Isaac - disse - Ted non puo' piu' venire per motivi di famiglia. So di non darti un preavviso adeguato, ma puoi fare tu da presentatore?
Dovetti dire di si', ma sentii stringere il cuore. Niente Hugo, dopotutto!
Andai a Washington di malumore. Salutai George seccamente e occupai , imbronciato, il mio posto al tavolo principale, durante il banchetto, lanciando di tanto in tanto occhiate al pubblico con aria spiccatamente riottosa.
Alla fine dovetti arrendermi e incominciare a legegre l'elenco dei candidati nelle varie categorie, e consegnare gli Hugo.
C'era una sola cosa da fare, e la feci. Distribuii gli Hugo rabbiosamente, ringhiando contro ognuno dei vincitori che si presentavano a ritirare il premio. Quando Fred Pohl, mio amico fin dall'infanzia, venne a ritirarne uno per conto di un vincitore, e sali' a balzi i gradini, gridai: - Rompiti una gamba, mio amico di infanzia! - ( ma non se la ruppe. Nessuno era disposto a fare la piu' piccola cosa per accontentarmi ).
Diventai sempre piu' eloquente, via via che distribuivo un Hugo dopo l'altro, e quando ne rimase soltanto uno raggiunsi il culmine delle invettive Tenendo ancora in mano la busta chiusa, chiesi al pubblico di prender notadel fatto che a me non era mai stato assegnato un Hugo, e spiegai anche il perchè. Levai un pugno al cielo e dissi: - E' un pregiudizio antisemita, ecco che cos'è. Siete un branco di nazisti.
E con questa fredda, spassionata affermazione, aprii l abusta, e il foglietto che c'era dentro diceva: Per aver portato la scienza nella fantascienza : Isaac Asimov.
Avevo davvero avuto il mio Hugo per niente, dopotutto. Il progetto originale era stao quello di farmi consegnare il mio Hugo da Sturgeon, come avevo immaginato. Sturgeon era stato costretto a rinunciare e George Sciters aveva detto: - Lasciamo che Isaac se lo dia da solo, e poi è l'unico autore di fantascienza capace di consegnarsi un Hugo senza sentirsi in imbarazzo.
E non gliene importo un bel nulla che io restassi li' impalato per dieci minuti, sforzandomi di accettare il mio Hugo con aria di stupida modestia, mentre il pubblicorideva da sbellicarsi. E ancora oggi non ha spiegato cosa intendeva dire affermando che io ero l'unico autore di fantascienza capace di consegnarsi un Hugo senza sentirsi in imbarazzo. Io ancora non sono riuscito a capirlo.
Comunque, chiaramente, quello era un Hugo avuto per niente, e non mi avrebbe impedito di curare i successivi volumi della serie dei vincitori degli Hugo. Almeno io avevo intenzione di appigliarmi a questo cavillo.
Ma poi venne il 1966 e venne la XXIV convention, tenutasi a Cleveland. Venni invitato ancora, e ancora una volta mi fu assegnato il compito di presentatore . Questa volta pero' era stata creata una categoria nuova e senza precedenti: quella delle "serie di romanzi", cioè di un gruppo collegato di tre o piu' romanzi.
Naturalemnte quel premio sarebbe stao il piu' importante mai assegnato, poichè un Hugo viene concupito piu' per un opera piu' lunga che per un racconto breve, e quella era l'opera piu' lunga possibile. Inoltre, era l'unica categoria che richiedeva di votare per il "meglio di tutti i tempi", non per il meglio dell'anno.
Non mi dilunghero' troppo. Quando arrivo' il momento di assegnare il premio per la migliore serie di romanzi, io venni spinto da parte e il piccolo Harlan Ellison si fece avavnti per dare l'annuncio: e il vincitore ( come avete fatto a indovinarlo? ) era Isaac Asimov per la serie di Fondazione.
Questa volta ebbi un Hugo per qualcosa, il piu' grosso Hugo mai assegnato. Il riconoscimento era venuto, finalemnte, ma questa volta, addio antologia.
Venne il 1970.
Lawrence P. Ashmead, il piu' cordiale ed amabile dei redattori della Doubleday, mi disse: - Isaac sarebbe ora che facessimo il secondo volume di The Hugo Winners.
Io risposi tristemente: - Sicuro. Chi dovremmo scegliere come curatore?
- Ma te, naturalmente - disse Larry.
- Impossibile - risposi - Ho vinto due Hugo.
- Puo' darsi benissimo - disse Larry - ma abbiamo bisogno di un personaggio famoso, lucido e razionale, ardimentoso e intrepido spiritoso e autorevole e , soprattutto, dotato di una bellezza diabolica: c'è qualche altro scrittore di science fiction, te eccettuato, che possieda tutti questi requisiti?
Sapete, proprio non ci avevo mai pensato!
Larry aveva ovviamente ragione e percio', con il modesto sorriso che contraddistingue la mia personalità, dissi: - Larry, hai tute le ragioni, e avrei dovuto capirlo da solo.
Dunque eccomi qui di nuovo.
Isaac Asimov.