Risultati da 1 a 2 di 2

Discussione: Mostra di cacca

  1. #1
    Lo Zio L'avatar di Nightlight
    Data Registrazione
    21-09-04
    Località
    Cloud nr. 9
    Messaggi
    1,595

    Arrow Mostra di cacca

    L'ultima provocazione di Vittorio

    Con il patrocinio dell'assessore Sgarbi apriranno due mostre sulla "cacca", al museo della Scienza e a Villa Reale. Madrina Milly Moratti

    L’oggetto in sé non sarà sorprendente: in fondo è l’unica opera d’arte capace di liberare ogni giorno il creativo che dorme in ciascuno di noi. Ma è pure innegabile che una qualche curiosità e finanche prova d’attenzione ai bisogni della città, cani e piccioni compresi, l’annuncio dell’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi la dimostra: Milano avrà la sua "mostra sulla cacca". Anzi due. Una di stampo naturalista (classi, tipi, particolarità e via analizzando) al Museo della Scienza: la "cacca scientifica", per definirla con Sgarbi.

    L’altra invece sarà allestita a Villa Reale e riguarderà la "m.erda nell’arte": partendo come è ovvio dalla celeberrima "m.erda d’artista" di Piero Manzoni. "I mass media mi seguono perché io sono quello che sono", ha detto l’assessore presentando la cosa in Commissione cultura: e davanti al sopracciglio alzato di alcuni consiglieri ha aggiunto che «del resto, se vi scandalizzate perché vado al Leonka, cosa mi direte quando vi informerò del patrocinio che ho appena dato alla cacca?". Il tutto avrà per madrina Milly Moratti e sarà organizzato in collaborazione col fotografo Oliviero Toscani, che ha già procurato anche uno sponsor: un "produttore di bagni autopulenti che — conclude Sgarbi — ne fornirà uno apposta per i giardini di via Palestro. Dove c’è la statua di Montanelli ma, purtroppo, neanche un cesso"

    [fonte: corriere della sera]

  2. #2
    Lo Zio L'avatar di gangio
    Data Registrazione
    09-08-02
    Località
    Forum TGMOL
    Messaggi
    1,772

    Predefinito Re: Mostra di cacca

    [questo pezzo, datato 12 aprile 2004, cade a fagiuolo]

    Merdopoli
    Inaugurata a Milano l'ultima provocazione dell'artista italiano.
    Colloquio con Chaltron Heston. Di Paolo Coniglio.

    L'invito mi viene recapitato tramite il più formale dei mezzi di comunicazione. Dentro una busta assolutamente comune, è contenuto un biglietto da visita la cui plastificazione rivela il colore della carta speciale con cui è stato confezionato. Cioccolata essiccata? Potrebbe anche essere, se non fossi stato preventivamente informato dal patròn dell'evento, l'artista di fama internazionale Chaltron Heston, pseudonimo di cui non posso rivelare la paternità. Quando il postino se ne va, non riesco a resistere, avvicino il bitorzoluto terminale olfattivo all'invito, e quasi rimango deluso quando non percepisco alcun odore nauseabondo, ma solo il tipico odore sintetico della plastica idrocarburica. Le lettere sono vergate in un giallo paglierino che non lascia molti dubbi su come l'inchiostro sia stato ottenuto, concentrato. "La Signoria Vostra è invitata all'inaugurazione del club più esclusivo dell'intero mondo civilizzato. Mercoledì 28 luglio 2004. Ore 22. Via Stalingrado, 223/A, Milano. Merdopoli Staff." Nessun accenno all'abito, nessun obbligo alla riservatezza. Per un attimo sono tentato di invitare il mio amico Gianni Vattimo, compagno di tante imberbi scorribande, che sicuramente si divertirebbe un casino, come dicono i giovani d'oggi. Ma poi, guardandomi nello specchio dell'ingresso, grasso e intagliato (io, non lo specchio), coi pochi capelli grigi che si ribellano alla lucentezza viscida su cui sono abbarbicati, sono vittima dello scoramento tipico della mia età, quando si capisce che è definitivamente conclusa l'adolescenza, persa ogni speranza di poter godere pienamente dei piaceri della vita. Concludo la mia autocommiserazione nel momento stesso in cui realizzo la fortuna che stringo nella mano destra, un privilegio che sento di non meritare, ma che, tutto sommato, mi sembra ben poca cosa di fronte ad altre raccomandazioni del fato.
    La sera dell'inaugurazione decido di mettere da parte gli sbattimenti ed indosso il completo di lino beige, abbinato al Panama delle calienti notti cubane. E già mi sento vent'anni di meno. In fondo, basta così poco per dimenticare la carta d'identità alla frontiera di un qualche paese onirico ed esotico. Arrivo verso le 22 e 30, non voglio fare la figura del pirla fingendo interesse per le maioliche cinesi che puntualmente decorano le pareti dei giardini interni. Però, appena entro, capisco subito che le mie preoccupazioni erano infondate, non solo perché il club pullula di ogni genere di avventore, ma piuttosto per l'inimmaginabile stravaganza (o strafragranza) cui mi trovo di fronte. A partire dal maggiordomo che mi accoglie all'ingresso. La sua livrea emana un olezzo acido così forte che non riesco a capire come faccia a mantenere l'espressione altera, tipicamente anglosassone. Poi, mi accorgo che quella è solo la punta di un iceberg molto più esteso, molto più penetrante. Sto per fuggire quando Chaltron mi viene in contro con il suo sorriso smagliante. Mio malgrado, sono introdotto in quello che ora definisco, a ragion veduta, l'intestino pigro di una civiltà che ha perso ogni orizzonte, ogni punto di riferimento stabile, in cui tutto può essere capovolto, divelto, come una tasca che non ha più nulla da raccontare alle dita di una mano monca.
    Mi ritrovo seduto ad un tavolino di letame finemente intrecciato, su sedie che vorrei tanto fossero di semplice e banale vimini. Chaltron ride come un bambino osservando il mio imbarazzo. La piscina, in cui immagino nessuno abbia mai nuotato, ha l'aspetto di una pozza sulfurea di fango, e non oso immaginare a quale astrusa diavoleria si sia ricorso per produrre le tipiche bolle che solitamente borbottano nelle stazioni termali. Dall'odore deduco che sono una sottile metafora per indicare che anche la Terra, ogni tanto, gode della liberatoria sensazione di un peto all'aria aperta, senza il timore di essere rimproverata per la maleducazione.
    Tutto ciò che mi circonda contiene una percentuale variabile di deiezioni, dalle piastrelle del pavimento, agli ombrelloni stile hawaiano, sino ai lampioni e alle vettovaglie similterracotta. Alla mia destra, al bancone del bar, il cui piano è costituito da escrementi marmorizzati, è seduta una compilation di modelle fuoriserie, coscia lunga e tacchi a spillo. Sorseggiano qualcosa che sembrano gradire, mentre parlano con dei giovanotti in smoking ed infradito. Almeno le bevande sembrano esentate dal gusto della provocazione masochistica, anche se sono troppo impegnato a turarmi il naso per pensare di ingurgitare qualcosa. In conseguenza di ciò, la mia prima domanda risulta incomprensibile. Allentata la molletta che ho improvvisato con il pollice e l'indice, posso ripeterla. Non ho portato con me né taccuino, né registratore, quello che riporto potrebbe essere quindi molto lontano dalla realtà, data l'ebbrezza odorifera di cui ero preda.

    "Perché uno sforzo così grande per un posto come questo?"
    "Beh, la gente sembra divertirsi, questa è già una buona risposta."
    "C'è davvero questa voglia di stravaganza o è più una necessità imposta, comprata?"
    "Non fa alcuna differenza. La gente è stanca delle solite cose, nessuno ha più niente da dire. Merdopoli non avrà più successo di un qualsiasi altro club esclusivo, anch'esso attraverserà la moda senza quasi lasciare traccia."
    "Ma questo è qualcosa di più di un club. C'è un messaggio, uno scopo."
    "Sì, so cosa stai pensando. Merdopoli vuole rappresentare ed esaltare ciò che la società consumistica tende a nascondere. Vuole essere una metafora alla rovescia di tutto ciò che è moda, glamour, estetica del bello, vuole mettere a nudo la verità che ci portiamo dentro, potrei dire. Ma sai invece cosa ti dico? Che tutto questo mi ha stancato! Eh sì, non ne posso più dell'arte impegnata, dell'arte provocatoria, che deve per forza far discutere. Mi è venuta quest'idea e l'ho realizzata. Fine. Anche se non escludo di poter aprire una catena di locali anche in altre città."
    "Difficile crederti. Come può reggere una cosa del genere? Riesco a malapena a respirare."
    "Questione di abitudine. Io la puzza non la sento nemmeno più. Anzi, ti dirò che sono più infastidito da certi olezzi firmati che anche stasera ho percepito."
    "Ma allora vedi che la critica ha vita propria, che è indipendente dalla volontà dell'artista?"
    "Non ti sfugge niente. Per questo ho voluto invitare te e non altri. Ma non scriverlo sul tuo giornale, voglio vedere cosa diranno quelli che parlano per sentito dire."

    L'intervista finisce così. Chaltron si alza e si dilegua tra gli invitati. Ho il sospetto che non ce la facesse più a tollerare i batuffoli di cotone che si era infilato nel naso. Per rifarmi dell'inganno, ho inserito la rivelazione sul reale scopo di Merdopoli: far parlare di sé, ma fingere di non volere pubblicità fraintesa, pretendere d’essere qualcosa di diverso, al di là dell'apparenza. Questa è l'ultima frontiera della provocazione.
    Resto un altro po'. Scambio quattro chiacchiere con alcune persone, sfruttando la particolarità del luogo per attaccare bottone. Questo è un vantaggio. Se in un locale omologato sarebbe quantomeno improduttivo avvicinarsi ad uno sconosciuto per far notare come l'acqua della piscina sia pulita, qui ogni elemento ambientale può essere motivo di comune curiosità. È un po' come quando ci si trova in un luogo sconosciuto e le persone sono le cose che ci fanno meno paura. I miei interlocutori sono persone che oserei definire normali, invitate da amici di amici di amici, come accade in qualsiasi altro locale. Certo, è un partèrre selezionato, ma non c'è gente con la puzza sotto il naso (nel senso che non se la sono portata da casa). Quando anche il mio cessa di contorcersi nel tentativo di sfuggire alle particelle aromatiche, me ne vado soddisfatto. Chaltron aveva ragione. Dopo un po' ci si abitua a tutto, anche ad essere un vecchio in una società che non sa ascoltare, che corre troppo veloce e brucia tutto in fretta, dove l'imposizione viene spacciata per libertà di scelta, dove si può dire tutto ed il contrario di tutto. Anche che la ***** è chic.

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  • Il codice BB è Attivato
  • Le faccine sono Attivato
  • Il codice [IMG] è Attivato
  • Il codice HTML è Disattivato