uccio ha scritto dom, 26 febbraio 2006 alle 08:53
Torno dal cinema or ora pronto per bocciare sonoramente questa operazione di marketing che mi ha lasciato perplesso, amareggiato e piuttosto deluso.
Mi accodo alla delusione di Kakihara e compagnia danzante, ma se permettete aggiungo molta ma molta più amarezza.
Sia chiaro che, da appassionato decennale di horror di vario genere, non avevo assolutamente creduto ai trailer e alla sponsorizzazione fatta fino ad oggi per questa pellicola.
Ma da Roth mi aspettavo decisamente di più. Credevo volesse e potesse osare l'inosabile. Non l'ha fatto.
A fine primo tempo, tette e culi a parte, ero sinceramente disgustato dalla pochezza del tutto. American Pie 4 era lì davanti ad i miei occhi, e solo la sparizione di Oli faceva intuire l'inizio del massacro. Tutto molto, troppo edulcorato per i miei gusti.
Poi inizia il viaggio nella tortura, nella sofferenza, ma è un viaggio in prima classe con tanto di vagone-letto.
Chi, come me, ha saziato la propria fame di horror crudo con pellicole come Cannibal Holocaust o Nekromantik (tanto per dirne due al volo) sbadiglierà davanti a due dita mozzate e qualche scena violenta qua e là.
C'è il sadismo, c'è l'accostamento paradossale violenza-musica, c'è quell'ironia grottesca tipicamente UliRothiana che però non dà mai l'impressione di liberarsi appieno.
Forse la colpa è anche mia, dato che ormai quando mi accingo a guardare un horror rimando la memoria a quel capolavoro di The Devil's rejects, ma qui ci sono soltanto alcuni buoni tentativi di fare dello humour nero, una spruzzatina di gore, una trama deboluccia e scontata e una recitazione al di sotto della sufficienza.
Francamente non riesco proprio a salvarlo questo Hostel, solo la vendetta finale mi ha fatto lievemente sogghignare di piacere; per il resto ritmi bassi, confusione, approssimazione, qualche sorriso e troppa poca cattiveria. Spero solo sia l'ultima volta che il buon Quentin utilizza il suo nome per presentare un film assolutamente non all'altezza della sua fama e delle promesse.
Occasione persa, indubbiamente.