Sono lettore di fantasy di vecchia data e mi è capitato sottomano un po' di tutto, classici, sopratutto, ma anche qualcosa di poco conosciuto e originale.
Discutendo con amici più o meno appassionati, spesso ho notato una cosa che mi lascia sempre un po' perplesso: l'esigenza dei clichés.
Spesso ci lamentiamo se una storia non è molto originale o se non ha del "già visto", però ho notato anche che il fruitore di fantasy non tollera che alcuni capisaldi vengano toccati: perché gli elfi hanno le orecchie a punta? Perché i nani hanno la barba?
E' vero, la mitologia del genere, eternata da Tolkien ha creato dei canoni e questi canoni sono "quello che ci si aspetta", ma... Chi ha deciso che un elfo non possa essere calvo o una nana semplicemente piccola e di bell'aspetto? avete mai visto veramente un elfo? E non tiratemi fuori la mitologia nordica: gli elfi del fantasy non c'entrano NULLA con i racconti del nord europa, sono in tutto e per tutto le creature eteree create da Tolkien, con piccole differenze ma identica impostazione di base. Stiamo parlando di "fantasy" cioé di un genere che parla di fantasia e fantastico, eppure paradossalmente sembra una bestemmia proporre qualcosa di differente dalle categorie di personaggi o di storie ben ingabbiati nelle loro caratteristiche base, quasi fossero le classi di D&D.Eppure ci sono autori che ogni tanto presentano delle eccezioni alla regola, ma sembra che agli occhi del pubblico questo sia un difetto intollerabile.
Io mi chiedo perché: è davvero così importante che il nano abbia la barba, così importante da condannare un romanzo che magari è ugualmente bellissimo, ma che il lettore medio odia perché trova insopportabile l'incongruenza dal suo cliché incastonato in testa?
Voi che ne pensate?