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Discussione: Le opere di Thyo85

  1. #1
    La Borga L'avatar di Jimmy
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    Predefinito Le opere di Thyo85

    Thyo85 ha scritto gio, 01 giugno 2006 alle 20:10
    Io tendo a scrivere nei momenti tristi...
    Queste sono due belle (?) poesie...
    Una di malinconia

    Sentimenti di un amore perduto
    Nell’alba di un mattino invernale
    i ricordi bussano al mio cuore
    nel silenzio artificiale di un mondo
    che non si è ancora svegliato.
    Nel pomeriggio di un giorno estivo
    i ricordi bussano al mio cuore
    e aprono la porta attraverso
    mille lacrime d’argento.
    Nella sera di un giorno autunnale
    I ricordi del nostro amore
    bussano al mio cuore,
    forti e non posso chiudere la porta.
    E nella notte,cupa e silenziosa
    dove i sogni hanno il potere
    penso a quando questo vuoto
    verrà riempito.
    E mi rispondo mai,perché
    vivrai sempre dentro di me.
    __
    E una rabbia. Gliela feci leggere sotto il naso, dopo averla scritta a lezione, senza che lei sapesse, o meglio, volesse capire che era per lei. Le persone vedono solo ciò che vogliono...

    Cosa sei tu per me

    Polvere di stelle,
    polvere della mia anima,
    cenere del mio fuoco,
    che tu, così forte in me,
    hai divorato.
    Il freddo che porto dentro

    NOTA BENE
    Il lavoro qui presente ha richiesto la creazione di un topic ex novo in quanto era stato postato nella discussione inerente il lavoro di un altro utente.

  2. #2
    Lo Zio L'avatar di Nightlight
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    Predefinito Re: Le opere di Thyo85

    Thyo85 ha scritto dom, 18 aprile 2004 alle 20:27
    Un racconto abbastanza breve...chi ha voglia mi faccia sapere un parere! Lo scrissi per Cult Fiction (non so se conoscete la sezione Cult Storie, da qualche mese pubblicano racconti di lettori) (non è stato pubblicato..mannaggia...)
    _______________

    Quella mattina il mio computer non ne aveva voluto sapere di partire. Le invisibili trame create dalla mia immaginazione non potevano essere continuate, così mi stesi sul letto, iniziai a sorseggiare lentamente il mio caffè mattutino, gettando parole senza senso sul piccolo blocchetto di appunti regalatomi da uno strano personaggio in un centro commerciale qualche mese prima.
    Un blocchetto privo di logica: nero, con sole quattro pagine e una copertina rossa, anonima.
    Vi appoggiai sopra la penna, rimanendo stupito di due fatti: scriveva in bianco e pareva vi fossero già tracciate le righe, e la penna si fermava ad ogni lettera sopra di esse, quasi io stessi solo rivelando ciò che già era scritto.
    Il cielo era in quei giorni così cupo da far pensare alla fine dei giorni.
    Misi il punto di fine frase, e riappoggiai gli occhi sul cuscino, senza sapere nemmeno cosa mi passasse per il cervello. Ma mentre i miei occhi facevano il percorso inverso, sfiorai delicatamente con la vista il balcone e vidi fuori un cielo nero, oscuro, incapace di regalare ombre al mondo.
    Eppure c'era il sole fino a pochi istanti prima. Dubbioso, continuai la mia piccola storia.
    Dalla porta della stanza entrò mia moglie, e per un istante dimenticai la cronica mancanza di luce che governava il mio mondo.
    Non feci in tempo a posare il puntino dopo l'ultima parola che dalla porta del bagno uscì una bella donna, di qualche anno più giovane di me, ancora in pigiama, che mi salutò con un bacio affettuoso e poi uscì dalla stanza canticchiando.
    Non capivo come potesse succedere, ma avevo ben compreso la funzione del blocchetto.
    Di nuovo avvicinai la penna ma stavolta una sorpresa mi attendeva.
    Parole comparivano, senza che io facessi niente.
    Ma fu solo un attimo: un bagliore molto più grande e indesiderato si fece largo per la casa quando Sarah spinse il pulsante per attivare l'illuminazione artificiale all?interno della casa, ed il quadro comandi esplose in mille pezzi, lasciandomi
    - Sarah! Non accendere le luci!
    Riuscii a fare qualcosa prima che la penna invisibile che stava scrivendo donasse vita alla scena con il punto di fine frase.
    - Perché Max, sei ancora troppo addormentato? chiese lei con tono di presa in giro.
    Le risposi che il quadro era guasto, e che era meglio usare l' illuminazione manuale per evitare incidenti.
    - Si è rotto ancora? Non è possibile che siamo l'ultima casa in città a usare le luci come facevano duecento anni fa? -
    Ora il blocchetto era fermo e la frase che si stava componendo prima che io intervenissi era scomparsa.
    Forse era il mio turno in quella strana partita a scacchi. Ripresi a scrivere.
    Mi alzai lentamente dal letto, mi lavai la faccia con acqua gelata (il metodo migliore per svegliarsi) e tornai nella mia stanza, iniziando a rivestirmi.
    Non era facile continuare una storia senza un'apparente senso. Improvvisamente mi sentii sollevare e poi vidi il mio corpo muoversi verso il bagno.
    Mi resi conto di essere solo il regista di una scena che stavo inventando. La disgrazia era che allo stesso tempo ne ero anche attore, senza possibilità di uscire dai fili ciò che io stesso avevo teso.
    Vidi quindi i miei occhi ricevere un piccola ondata di acqua fredda, o almeno credo, perché non sentii niente, e poi vidi il mio corpo ricoprirsi lentamente di abiti, con l'aiuto di mani che non potevo controllare.
    Di nuovo le parole iniziarono a comporsi da sole.
    Discesi le scale, svoltai l'angolo in tempo per vedere il forno che faceva uscire la colazione e la depositava con le sue braccia meccaniche sulla tavola.
    Fu esattamente quello che vidi e questa volta non c'erano pericoli da scampare.
    Iniziammo a mangiare in silenzio, come se non ci fosse bisogno di parole e bastassero i nostri sguardi a riempire la fredda mattina di caldo amore e questo piccolo calore si potesse propagare attraverso i muri per tutte le città, come un fiume che non incontra ostacoli.
    Mi piaceva la svolta romantica, in fondo era quello che mancava nella mia vita reale e per una volta era bello poter vivere qualcuna delle fantasie che popolavano come fantasmi le mie giornate.
    Era di nuovo il turno del mio avversario, se così si poteva chiamare.
    Il fiume rimase di colpo secco e privo d'acqua quando Sarah mi mostrò, con occhi completamente diversi, una foto che mi ritraeva insieme ad una mia collega di lavoro, scattata la sera
    - Ehi Sarah, cosa ne dici di andare a cena fuori questa sera? E' un po? che non ci prendiamo del tempo io e te. Lo so che non c'è nessuna occasione particolare, però mi piacerebbe una cena come ai vecchi tempi, quando ancora eravamo solo fidanzati. Cosa ne dici?
    Ancora una volta la frase che si stava componendo scomparse lasciando spazio alla pagina, l'ultima del piccolo blocchetto nero.
    Di fronte a me Sarah si lasciò andare in un sorriso, poi si alzò, mi diede un altro bacio e mi sussurrò che andava benissimo, era per momenti come questo che mi amava.
    Toccava a me scrivere, e se facevo bene i calcoli, era il mio penultimo intervento prima della fine dello spazio.
    Tornai di sopra per preparare le valigietta, poi scesi di nuovo, salutai Sarah ed in quell'istante sentii il computer di casa avvertire che qualcuno aspettava davanti alla porta.
    Nell'istante stesso in cui posai la penna, mi resi conto di aver commesso il più grande degli errori: avevo creato una situazione di potenziale pericolo, e non potevo certo fidarmi di chiunque scrivesse alternatamente a me.
    Iniziai a pensare a tutte le possibili combinazioni che si potevano creare, mentre sotto i miei occhi la valigietta si riempiva del necessario e infine veniva chiusa.
    Arrivai comunque impreparato al momento più importante.
    Sarah dimenticò di guardare il video, tanto era felice, e spinse il pulsante di apertura con incoscienza, lasciando entrare un uomo coperto in volto, con un?arma in mano, pronta a fare fuoco su mia mo
    Urlai a Sarah di non aprire, ma aveva già premuto il pulsante. Come in terza persona vidi il proiettile allontanarsi dalla canna della pistola e dirigersi verso il suo corpo, senza possibilità di uscita.
    Corsi su per le scale in tempo per vedere il corpo di mia moglie cadere a terra, sbarrai la porta della camera e mi chiusi nel bagno per avere qualche momento in più per riflettere su cosa scrivere.
    Era davvero l'ultimo spazio, poi non ci sarebbe più stato nessun regista, ma solo un attore. Pensai a mille possibilità in pochi istanti, mentre sentivo la porta della camera cedere sotto il calci furiosi di quell?uomo senza identità.
    "L'uomo aveva solo un colpo in canna?"," Mia moglie riuscì a chiamare la polizia, nonostante fosse ferita?", Trovai un pistola in bagno e uccisi quella persona senza pensarci troppo?".
    Stavo per depositare quest'ultima opzione sulla carta quando riflesso sul volto dello specchio non vidi il mio volto, ma quello di un'altra persona, più giovane, forse un uomo in carriera. Chiusi gli occhi.
    Fu allora che mi svegliai e capii che non era reale tutto quello che avevo visto; era solo un sogno e quando riaprii gli occhi vidi di nuovo la mia camera, la mia vecchia vita, che ora desideravo vivere con tutte le mie forze.
    Riaprii gli occhi lentamente.
    Tutto era tornato al posto giusto. Ero solo in casa e il blocchetto giaceva vicino al cuscino.
    Le pagine erano vuote e bianche, ora.
    Solo la copertina era cambiata, da rossa a verde, con un titolo scritto a piccole lettere.
    Desideri un altra vita?'
    Per un attimo mi sentii un personaggi dei miei racconti, stanco, con il desiderio di camminare solo, senza nessun regista a preparargli la vita.
    Il caffè era finito.

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