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  1. #1
    Veterano del Backstage L'avatar di Karat45
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    Dal blog di Beppe Grillo:

    Gli schiavi moderni/3



    L’iniziativa “Gli schiavi moderni” continua con questa lettera di Mauro Gallegati della Facolta' di Economia Giorgio Fua' dell’Universita' Politecnica delle Marche, che si è preso la briga di dimostrare con numeri e tabelle quello che è sotto gli occhi di tutti: che i posti di lavoro diminuiscono e che il precariato aumenta insieme ai nuovi poveri, quelli che in Francia sono stati chiamati “generazione low cost”.
    Scrivete le vostre storie, le più interessanti saranno raccolte in un libro on line scaricabile gratis da questo blog.

    “ Caro Grillo,
    aiutami. Passo il giorno a spulciare e produrre statistiche sull’economia, e sotto campagna elettorale non so se spararmi a un piede o chiedere a lui di sparare a me. So che non è facile fidarsi di uno che per mestiere dà i numeri, ma vorrei solo dare due chiarimenti su cosa è successo a lavoratori e disoccupati negli ultimi 10 anni, da quando è andato al governo Prodi, a quando ci è andato Berlusconi, a oggi.

    Se su deficit e debito pubblico, Pil, competitività internazionale e indebitamento delle famiglie siamo tutti unanimi nel dire che le dinamiche sono state tra il bruttino e il disastroso, quelle sull’occupazione sono statistiche che il centro destra porta con sicurezza a vanto del proprio operato. Almeno sinora. Poi qualche giorno fa l’Istat ha detto che l’anno scorso l’occupazione è calata – e Tremonti ha ribattuto che non è vero, e che per lui “conta solo l’Eurostat” (dimenticandosi che all’Eurostat i dati li dà l’Istat). Bankitalia ha detto che il problema è che i posti di lavoro durano poco, e un giovane su quattro è precario – e Maroni ha ribattuto che i posti a termine “sono astrazioni statistiche”. Mi prude, ti dicevo, qualche numero di chiarimento.

    L’occupazione si misura in due modi: contando quante sono le persone che stanno lavorando, e quante sono le “unità di lavoro equivalenti”, che tengono conto di quante ore lavora ognuno. Se ci sono due idraulici che lavorano 60 ore alla settimana, gli occupati sono due, ma visto che entrambi fan l’equivalente di un tempo pieno e mezzo le unità di lavoro sono tre. Se poi il lavoro va male, ed entrambi lavorano solo 20 ore, i lavoratori sono sempre due, ma le unità di lavoro sono solo più una. In pratica, in un caso si contano “le teste”, nel secondo quanto lavoro c’è.
    Nel grafico allegato si vede cosa è successo a lavoro e lavoratori nel decennio che si apre con Prodi e si chiude con Berlusconi. La prima cosa da dire è che l’occupazione è cresciuta durante il centro destra. Ma la crescita era già in atto con il centro sinistra. La “piccola” differenza, è che durante il centro sinistra l’occupazione parte fiacca e poi cresce, durante il centro destra parte crescendo, e rallenta bruscamente negli ultimi due anni. Guardando alle unità di lavoro poi il rallentamento è ancora più drastico, e diventa un calo nell’ultimo anno (quello che sottolineano sia Istat che Bankitalia). Da notare che per la prima volta nella storia repubblicana sono più i lavoratori che le unità di lavoro: c’è più gente che lavora, sì, ma di lavoro ce n’è poco.



    Nel secondo grafico che allego si vede che anche la disoccupazione è calata negli ultimi cinque anni. Di nuovo, non è un dono del centro destra, il calo è in corso (fortunatamente) da circa un decennio. Il numero dei disoccupati non è una statistica da guardare da sola. Ci sono casi in cui le cose vanno bene, ma la disoccupazione aumenta: quel che capita è che molti sono presi da un turbine di ottimismo e si mettono a cercar lavoro, e finché non lo trovano il numero di disoccupati aumenta. E ci sono casi in cui il mercato è talmente depresso che molti alzano bandiera bianca, smettono di cercar lavoro, e il numero di disoccupati diminuisce. Nel grafico ho riportato il numero dei cosiddetti “scoraggiati”, cioè persone senza lavoro che a domanda dell’Istat “Perché non sta cercando lavoro?” barrano la X su “Ritiene di non riuscire a trovarlo”. Il numero di scoraggiati – 600 mila fin verso il 2003 – nel 2004 ha una prima impennata che li porta al milione, per poi salire ancora a circa 1.250.000. Basta convincere un altro mezzo milione di persone che è inutile stare a cercarsi un lavoro e porteremo la disoccupazione ad un confortante 5.5%.



    Infine, i precari. Dai dati Eurostat, risulta che Berlusconi prende il testimone del precariato, nel secondo trimestre del 2001, a circa il 9.5%: questa era la percentuale dei lavoratori con contratto temporaneo sul totale dei dipendenti. Nel secondo trimestre del 2005 eravamo già al 12.5% (e non stiamo contando i co.co.co.). Un Maroni potrebbe sostenere però che il fatto che un contratto a termine non cambia un granchè, che sapere che il tuo posto di lavoro è solido salvo contrordine, o che è a termine salvo contrordine, non cambia nulla. Questa è una tale eresia che ho sacrificato il sabato sera, ed ho calcolato da dati di fonte Inps una semplice statistica: la correlazione che si osserva tra il tipo di contratto che ha una lavoratrice, e il fatto che questa decida o meno di fare un figlio. Bene, avere un lavoro precario riduce di dieci volte la probabilità che una lavoratrice faccia un figlio.
    Grazie per l’ospitalità”.

    Mauro Gallegati


  2. #2
    Il Nonno L'avatar di memex
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    sarebbe sicuramewnte importante che venisse spiegato di più come si leggono le statistiche...

  3. #3
    Banned L'avatar di michele martiradonna
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    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    memex ha scritto mer, 22 marzo 2006 alle 10:17
    sarebbe sicuramewnte importante che venisse spiegato di più come si leggono le statistiche...

  4. #4
    Veterano del Backstage L'avatar di Karat45
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    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    memex ha scritto mer, 22 marzo 2006 alle 10:17
    sarebbe sicuramewnte importante che venisse spiegato di più come si leggono le statistiche...
    Ti pongo una domanda: vale la pena giudicare la politica da quello che si dice in televisione? Ovvero: la televisione da il tempo per spiegare le metodologie con cui si ottengono certi "numeri"? Degli studi universitari ricordo con piacere che, per motivare una singola affermazione, agli studiosi sono richieste pagine e pagine di dimostrazioni attraverso ragionamenti e, soprattutto, documenti. Insomma, l'affermazione in se non vale niente se non gli si può costruire intorno un apparato tale che la "verifichi" o che, quantomeno, la renda degna di discussione. Dire "la disoccupazione è in calo" o "la disoccupazione è in crescita" equivale a dire la stessa cosa se non si esplicitano i dati con cui si è arrivati a porre in essere l'affermazione. ma, ripeto, la televisione ha tempo per "esplicitare" (attività lunga e difficile che richiede anche un certo sforzo da parte del fruitore...) le affermazioni che vengono fatte? O, solitamente, ci si fida di chi le fa in base alla convenienza politica? Sentire Berlusconi e Prodi che discutono di dati discordanti può trarre in inganno, spesso i dati che sparano a raffica e che sembrano completamente discordanti sono identici, solo interpretati differentemente. Ecco, un cittadino di serie A dovrebbe mirare a conoscere la metodologia interpretativa dei dati, fregandosene, in prima istanza, del dato stesso. Ma mi rendo conto che si tratta di un'utopia e che, spesso, non è nemmeno possibile eseguire tutto il lavoro richiesto per andare a fondo in certe affermazioni.

  5. #5
    Chiwaz
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    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    Molto interessante questo articolo, che spiega dinamiche sconosciute ai più (pure ammè).

    Questo passaggio, in particolare:

    Quote:

    E ci sono casi in cui il mercato è talmente depresso che molti alzano bandiera bianca, smettono di cercar lavoro, e il numero di disoccupati diminuisce. Nel grafico ho riportato il numero dei cosiddetti “scoraggiati”, cioè persone senza lavoro che a domanda dell’Istat “Perché non sta cercando lavoro?” barrano la X su “Ritiene di non riuscire a trovarlo”. Il numero di scoraggiati – 600 mila fin verso il 2003 – nel 2004 ha una prima impennata che li porta al milione, per poi salire ancora a circa 1.250.000. Basta convincere un altro mezzo milione di persone che è inutile stare a cercarsi un lavoro e porteremo la disoccupazione ad un confortante 5.5%.
    indica come il morale delle "truppe" sia determinante, nonostante qualcuno insista nel negarlo.

    Ora, a questo proposito, giova continuare a ripetere "va tutto male, siamo allo sfascio" ? Ora è un professore universitario a dirlo, non solo un elettore leghista rozzo e ignorante

    Mi fa anche piacere che sia arrivata un'ulteriore conferma di quello che ho già detto: gli stessi dati interpretati differentemente danno origine a scenari contrapposti. Eppure i numeri sono gli stessi.

    Bene, scusate l'autoincensazione, ma la giornata è stata pesante fin dal mattino presto

  6. #6
    Qoelet
    ospite

    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    Karat, ogni tanto però mi viene anche il dubbio che il cittadino di serie A abbia oggettivamente il tempo per analizzare i dati: non son solo 5 minuti, purtroppo. Riconoscere poi la metodologia (e l'onestà intellettuale) utilizzata dai politici è un problema serio: ci si potrebbe fare su una tesi di laurea, credo, per ogni singola affermazione. Checchè se ne dica, infatti, chi elabora i dati che questi signori poi snocciolano alla casalinga di Voghera sono esperti nel loro lavoro e possono dissimulare in molti modi la "falla" nel ragionamento. Per fare un esempio, il criterio di scelta del campione statistico può deformare i risultati in modo macroscopico.

    All'estremo, rispondendo alla tua domanda, in questo momento potremmo non essere effettivamente in grado di ottenere dati veritieri su cui discutere per decidere chi sarebbe più proficuo avere al governo. Quindi le basi reali su cui si svolge il dibattito politico potrebbero essere cosi inficiate da dendere nullo il valore dell'eventuale conclusione.

    Cioè, per me, a questo punto, dire che voterò Lega è più o meno come dire che sono della Juve: simpatia.

  7. #7
    Veterano del Backstage L'avatar di Karat45
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    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    Qoelet ha scritto mer, 22 marzo 2006 alle 11:28
    Karat, ogni tanto però mi viene anche il dubbio che il cittadino di serie A abbia oggettivamente il tempo per analizzare i dati: non son solo 5 minuti, purtroppo. Riconoscere poi la metodologia (e l'onestà intellettuale) utilizzata dai politici è un problema serio: ci si potrebbe fare su una tesi di laurea, credo, per ogni singola affermazione. Checchè se ne dica, infatti, chi elabora i dati che questi signori poi snocciolano alla casalinga di Voghera sono esperti nel loro lavoro e possono dissimulare in molti modi la "falla" nel ragionamento. Per fare un esempio, il criterio di scelta del campione statistico può deformare i risultati in modo macroscopico.

    All'estremo, rispondendo alla tua domanda, in questo momento potremmo non essere effettivamente in grado di ottenere dati veritieri su cui discutere per decidere chi sarebbe più proficuo avere al governo. Quindi le basi reali su cui si svolge il dibattito politico potrebbero essere cosi inficiate da dendere nullo il valore dell'eventuale conclusione.

    Cioè, per me, a questo punto, dire che voterò Lega è più o meno come dire che sono della Juve: simpatia.
    Quindi possiamo affermare che discutere di dati è utile come discutere del colore del cielo a occhi chiusi?

  8. #8
    Qoelet
    ospite

    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    Karat45 ha scritto mer, 22 marzo 2006 alle 11:33

    Quindi possiamo affermare che discutere di dati è utile come discutere del colore del cielo a occhi chiusi?
    No: discutere di quel che dicono i politici è come discutere del colore del cielo ad occhi chiusi. (colpa mia, ho litigato un po' con la sintassi )

    Se onguno di noi avesse tempo e modo di prendere i dati ed analizzarseli per conto suo, ALLORA potremmo fare una discussione veramente costruttiva su cosa bisogna fare.

  9. #9
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    Karat45 ha scritto mer, 22 marzo 2006 alle 11:33
    Qoelet ha scritto mer, 22 marzo 2006 alle 11:28
    Karat, ogni tanto però mi viene anche il dubbio che il cittadino di serie A abbia oggettivamente il tempo per analizzare i dati: non son solo 5 minuti, purtroppo. Riconoscere poi la metodologia (e l'onestà intellettuale) utilizzata dai politici è un problema serio: ci si potrebbe fare su una tesi di laurea, credo, per ogni singola affermazione. Checchè se ne dica, infatti, chi elabora i dati che questi signori poi snocciolano alla casalinga di Voghera sono esperti nel loro lavoro e possono dissimulare in molti modi la "falla" nel ragionamento. Per fare un esempio, il criterio di scelta del campione statistico può deformare i risultati in modo macroscopico.

    All'estremo, rispondendo alla tua domanda, in questo momento potremmo non essere effettivamente in grado di ottenere dati veritieri su cui discutere per decidere chi sarebbe più proficuo avere al governo. Quindi le basi reali su cui si svolge il dibattito politico potrebbero essere cosi inficiate da dendere nullo il valore dell'eventuale conclusione.

    Cioè, per me, a questo punto, dire che voterò Lega è più o meno come dire che sono della Juve: simpatia.
    Quindi possiamo affermare che discutere di dati è utile come discutere del colore del cielo a occhi chiusi?
    No, a condizione che vengano fornite tutte le condizioni al contorno, come campione, periodo di riferimento eccetera.

    A quel punto diventa certo.

  10. #10
    Il Nonno L'avatar di memex
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    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    Karat45 ha scritto mer, 22 marzo 2006 alle 11:10
    memex ha scritto mer, 22 marzo 2006 alle 10:17
    sarebbe sicuramewnte importante che venisse spiegato di più come si leggono le statistiche...
    Ti pongo una domanda: vale la pena giudicare la politica da quello che si dice in televisione? Ovvero: la televisione da il tempo per spiegare le metodologie con cui si ottengono certi "numeri"? Degli studi universitari ricordo con piacere che, per motivare una singola affermazione, agli studiosi sono richieste pagine e pagine di dimostrazioni attraverso ragionamenti e, soprattutto, documenti. Insomma, l'affermazione in se non vale niente se non gli si può costruire intorno un apparato tale che la "verifichi" o che, quantomeno, la renda degna di discussione. Dire "la disoccupazione è in calo" o "la disoccupazione è in crescita" equivale a dire la stessa cosa se non si esplicitano i dati con cui si è arrivati a porre in essere l'affermazione. ma, ripeto, la televisione ha tempo per "esplicitare" (attività lunga e difficile che richiede anche un certo sforzo da parte del fruitore...) le affermazioni che vengono fatte? O, solitamente, ci si fida di chi le fa in base alla convenienza politica? Sentire Berlusconi e Prodi che discutono di dati discordanti può trarre in inganno, spesso i dati che sparano a raffica e che sembrano completamente discordanti sono identici, solo interpretati differentemente. Ecco, un cittadino di serie A dovrebbe mirare a conoscere la metodologia interpretativa dei dati, fregandosene, in prima istanza, del dato stesso. Ma mi rendo conto che si tratta di un'utopia e che, spesso, non è nemmeno possibile eseguire tutto il lavoro richiesto per andare a fondo in certe affermazioni.
    mah, credo che la televisione sia uno dei mezzi attraverso i quali spiegare queste cose.

    diciamo che credo non sia necessario, per avere elettori "consapevoli", esporre a livello accademico ogni argomento trattato, ma basterebbe un approfondimento maggiore di quello attuale - che approfondimento non è, visto che anche quando i politici "snocciolano" le cifre si finisce principalmente in cifre.

    è altrettanto vero che per fare questo necessita che gli elettori, gli spettatori, non siano passivi - come si può essere davanti al confronto di turno - ma si informino per i fatti loro: se un giornale pubblica una pagina in cui uno studioso spiega come si debbano leggere, e il valore che si deve attribuire, le statistiche è altresì necessario che il cittadino lo legga, non ne verrà a conoscenza "passivamente".

    il mezzo televisivo ha degli spazi adatti a questo tipo di aprofondimenti, anche se poi in pratica sono relegati in angoli polverosi del palinsesto.

    comunque son d'accordo con te, se non si capisse la pappardella che ho scritto sopra.

    ps: per fare un esempio stupido, ieri sera ho fatto i due test dei topic elettorali toppati, per vedere dove mi collocassero sulle "mappe".

    a prescindere dallo scarso valore dei test stessi, le domande sono formulate - e intese, credo, ai fini della valutazione - come affermazioni ideologiche. le risposte da darsi, in sostanza, mi sono sembrate più come l'approvazione della posizione del tal partito sulla questione che come l'opinione del singolo sull'argomento.

    l'ho notato in maniera particolare per la questione della nuova legittima difesa. credo di avere una conoscenza più approfondita e tecnica in materia della gente "comune", e, alla domanda se fossi d'accordo con la possibilità di difendersi con armi all'interno di casa o del posto di lavoro (i nuovi commi dell'art. 52 cp), mi sono accroto di quanto fosse formulata in maniera vaga, ideologica se vogliamo.

  11. #11
    abaper
    ospite

    Predefinito Re: Vale la pena commentare questi dati

    Bell'articolo

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