ROMA
Tra i tanti protagonisti volontari ed involontari di Calciopoli, colpevoli ed innocenti, ce n’è uno che sta zitto, non protesta, non accusa: aspetta. Aspetta che la giustizia faccia il suo corso e lo riabiliti del tutto. Prima che il destino lo faccia fuori del tutto.
Pasquale Rodomonti da Teramo, già arbitro internazionale, vive infatti con un tumore, Linfoma di Hodgkin, che combatte con grande volontà e serenità anche se lo ritiene frutto di quella maledetta stagione dello scandalo. «Abbassamento del sistema immunitario», diceva la diagnosi. «Un maresciallo aveva trascritto male le intercettazioni, sostituendo il mio nome a un altro... - ha dichiarato Rodomonti al Direttore editoriale dell’Italpress Italo Cucci, in un’intervista che sarà pubblicata integralmente domani sul quotidiano "Il Roma"-. No, adesso non lo dico, lo dirò se sarà necessario...Sta di fatto che mi stanno ammazzando.... Io con lo scandalo di Calciopoli non c’entro niente, e glielo dico -ha dichiarato a Cucci- solo perchè ci tengo alla sua opinione su di me. In questo momento mi sento male da morire: mi hanno massacrato e mi sono ammalato gravemente».
È sereno Rodomonti. «Perchè non ho fatto niente di cui pentirmi, solo qualche gol annullato a volte per errore mio, altre con la collaborazione del guardalinee come in quell’Udinese-Juventus 2-1 del febbraio 2005...Non chiamavo nessuno, io, nè avevo tessere telefoniche esotiche...
Mi son sempre fatto i fatti miei e anche oggi non ho nessuno da attaccare...Neanche i marescialli del copia/incolla che mi hanno distrutto la vita... Ah, sì, una telefonata l’ho fatta, a Meani, l’addetto agli arbitri del Milan, una vecchia conoscenza, ma non per chiedere favori...Si parlava di una mia decisione nella partita col Brescia, giudicata esatta dagli esperti. E si è fatto dell’umorismo perchè lui mi ha visto un pò stempiato e mi consigliava l’esperto di trapianti di capelli di Berlusconi...Bè, adesso non c’s trapianto che tenga...».