Devo dire che dopo aver letto "Norwegian Wood" (un capolavoro indimenticabile) credevo che riuscire a trovare un altro romanzo dello stesso autore (Murakami) in grado anche solo di avvicinarsi al già citato libro sarebbe stato impossibile. La realtà ovviamente è spesso diversa dalle aspettative e "Dance, dance, dance" se non proprio al livello di "Norwegian Wood", ci arriva molto ma molto vicino.


In "Dance, dance, dance" Murakami riesce sapientemente a miscelare il male di vivere sintomo di una generazione che fatica a ritrovarsi nella società in cui vive (vedi "Norwegian Wood") con atmosfere oniriche e visionarie. Il risultato è un noir splendido, molto toccante e profondo in alcuni punti, in cui un Murakami narratore in prima persona sembra che spesso voglia mettersi a nudo di fronte ai propri lettori.


Il titolo del romanzo riassume il concetto cardinale di questo libro e cioè che, nonostante tutto ciò che possa succedere (anche di triste e tragico) nella vita, ognuno di noi deve continuare a danzare, deve continuare a vivere perchè prima o poi la felicità arriva. Ovviamente forse il concetto di felicità è un pò superficiale ed indubbiamente, messo in questo modo, tutto sembra facile. Tuttavia grazie al modo di scrivere molto delicato di Murakami ci si ritrova subito conquistati dalle atmosfere, dai personaggi (Yuki, Mei e Gotanda), dai paragoni geniali (il sesso come metafora del volo) e non si può fare altro che abbandonarsi a questa ricerca di un raggio luminoso di felicità.


Bisogna precisare che questo romanzo è molto triste in alcuni punti (soprattutto all'inizio) e che spesso capita di domandarsi se ci sia realmente un collegamento tra i vari episodi che succedono. In realtà tutto ovviamente è collegato ed anzi "Dance, dance, dance" non è uno di quei libri che passano senza lasciare traccia, ma anzi rimane a ronzare nella testa (dopo averlo letto) per parecchio tempo.


Colpevolmente fino a due mesi fa non avevo letto ancora nulla di Murakami. Se "Norwegian Wood" può essere considerato (giustamente a mio avviso) il suo capolavoro, questo "Dance, dance, dance" gli si avvicina molto e non potrà lasciarvi indifferenti dopo averlo letto.


Forse l'unico appunto è che i libri di questo scrittore giapponese devono essere letti con una particolare predisposizione di animo e di spirito; io, se non avessi sul mio comodino ancora nulla di Murakami, dopo questo commento mi fionderei subito a comprare sia "Norwegian Wood" sia "Dance, dance, dance".