Complice il cofanetto di una trilogia cinematografica a tema, è facile trovarsi - divertiti - a ripensare al futuro. Mi viene in mente quello che riportava l'enciclopedia dei "Quindici", che leggevo da bambino, secondo la quale il duemila sarebbe stato caratterizzato da viaggi nello spazio, un lusso sfrenato per tutti, e sulle nostre teste un sacco di automobili volanti, quelle sulle quali saliva papà, in giacca e cravatta e valigetta, per andare a lavorare, mentre mamma e figli salutavano dal giardino della villetta di legno. Una fantasia ottimistica tipica degli anni sessanta, fortunatamente disgregata dal tempo.
Poi sono arrivati gli anni ottanta (i settanta li salto in blocco, ero troppo piccolo per ricordare qualcosa), e con loro le visioni inquietanti di un futuro dove piove sempre, le grandi città che sono diventate delle bolgie infernali, e il cyberspazio che faceva il suo timido esordio in Tron. Anche di questo, a parte il caos delle metropoli moderne, ben poco è rimasto. Negli anni novanta abbiamo sognato la realtà virtuale (il Tagliaerbe, Rivelazioni) con i nostri alter ego nella rete, complesse strutture hardware fatte di tute, guanti, caschi VR che ci permettessero di vivere una vita simile a quella "reale" nello spazio della matrice; di tutto ciò non è rimasto assolutamente niente. In compenso abbiamo le lavatrici che puoi controllare via SMS. Dieci o quindici anni fa sognavamo che i videogiochi sarebbero stati belli e realistici come un film, e siamo ancora ben lungi dall'arrivarci; allo stesso modo, immaginavamo universi simulati in maniera ultrarealistica, nei quale il nostro personaggio poteva raccogliere un filo d'erba per terra e fischiarci dentro, se voleva, oppure poteva abbassare il finestrino della propria auto per sentire il vento nei capelli. E invece siamo al trionfo degli arcade in terza persona, al boom della miniaturizzazione: niente sistemi ultracomplessi, ma "giochini" (gli stessi di dieci anni fa) portati su palmari e telefonini più piccoli del palmo di una mano.
Tutto questo sproloquio solo per condividere con voi una banalissima riflessione, ossia che il futuro, per quanto ci si sforzi di immaginarlo, riesce sempre a essere diverso, nuovo, ancora tutto quanto da scoprire e costruire. Ed è proprio questo il bello, non trovate? Buon inizio di settimana a tutti!