È quando ti siedi davanti al monitor, in attesa che tutto abbia inizio.
Quando sei lì che aspetti che il processore, un pezzo di silicio, finisca di macinare i suoi uni e i suoi zeri e li trasformi in pixel sullo schermo.
Quando senti la folla dello stadio che ti incita mentre stai per tirare un calcio di rigore.
Quando perdi il controllo della macchina all'ultima curva dopo una gara perfetta, senza una sbavatura, e vedi il campionato andare a rotoli.
Quando le mani ti sudano mentre ti aggiri per corridoi bui, tenendo tra le mani tremanti un fucile con pochi colpi nel caricatore, e sai che da lì a poco dovrai abbattere più nemici di quanti proiettili hai a disposizione.
Ma è anche il fumo e l'odore delle gomme bruciate quando alla fine riesci a tagliare il traguardo davanti a tutti, all'ultimo secondo, con una staccata al limite che ti ha permesso di superare un avversario stranito.
È il respiro affannoso che esce dai polmoni quando ti guardi intorno e vedi solo una distesa di cadaveri, il caricatore segna "0", la barra di energia è al 5% ma l'uscita del livello è lì davanti che aspetta solo te.
È l'urlo che non riesci a trattenere quando quella maledetta palla è ormai dietro il portiere, appoggiata sulla rete molle alle sue spalle.
È quella ostinazione a non arrendersi anche se quel gigante sembra indistruttibile.
È quando vedi quella torre lontana, minacciosa, e non vedi l'ora di entrarci.
È quando ti metti a ridere davanti alle persone che ti dicono che sono solo pixel sullo schermo, solo uni e zeri.