“Stefano, ti ricordi che oggi è il tuo turno di scrivere l’Editoriale di TGMO?”. Ovviamente, la risposta alla domanda del Duspa è stata negativa, per cui eccomi qui a comporlo. Il fatto che me ne sia dimenticato non mi stupisce: ieri sono uscito dallo spogliatoio della palestra per fare gli allenamenti di squash con la squadra (agonistica, of course), e sentivo la maglietta che tirava sul collo. Mi guardo in uno specchio e mi accorgo che è al contrario: e vabbè. Entro in campo, faccio un appoggio e mi scivola il piede (con conseguente leggera storta alla caviglia): realizzo con sgomento che ho ai piedi le scarpe da calcetto a 5 e non quelle da squash...
Questi sono solo alcuni degli aneddoti della mia distratta vita che potrei raccontarvi: il miracolo è che tanto sono preciso sul lavoro (salvo eccezioni, come nel caso di questo editoriale), tanto sono distratto nella mia vita privata. Il punto però è un altro: sto peggiorando.
Ormai vago per questo mondo pensando al lavoro, a rivedere nella moviola della mia mente le ultime serate a Dark Age of Camelot e a pensare ai massimi sistemi dell’universo, in modo da riproporvi poi, in pillole, sprazzi di (presunta) infinita saggezza nei miei logorroici editoriali.
Mi consola vedere però come mia mamma, da quando le ho regalato un computer, stia lentamente precipitando nello stesso baratro. Che sia colpa allora dei nostri amati PC?
Vive forse in essi un mondo parallelo capace di catturarci più di quello reale, sfuggente eppure al tempo stesso plasmabile a nostro piacimento (in fin dei conti decidiamo noi cosa fare quando li accendiamo), capace di distogliere la nostra attenzione dal quotidiano, spesso poco accattivante, al virtuale? Il punto però è anche un altro: dall’avvento dei primi computer a oggi, il tempo che passiamo di fronte a essi è in costante aumento. Sempre più passiamo la nostra vita davanti ai nostri monitor guardando immagini proiettate da intelligenze artificiali al silicio: quanto manca ancora al giorno in cui le nostre vite avranno luogo più dall’altra parte dello schermo che non da questa?
Quando sarà che il virtuale diventerà reale e, di converso, ciò che adesso è reale diventerà mera sussistenza fisica per poter continuare a vivere nei nostri mondi elettronici?