Ieri sera, con il termometro sotto l'ascella e la tachipirina nello stomaco, ero al telefono con un mio amico, al quale dovevo far avere un documento. «Senti, te lo sto girando via mail adesso. Dimmi se ti č arrivato» - «Sģ, č arrivato».
Ecco, quando penso a frasi come «The Next Big Thing», sono queste le cose che mi vengono in mente.
I cellulari? Uhm... Non so, faccio ancora fatica a distinguerli da un telefono pił "potente". I blog? Per caritą. Sono il "boom" del momento, ok, ma ma hanno certo inventato niente di nuovo. E in ambito videoludico? Apparentemente il futuro č pieno di semplici miglioramenti, ma lo dicevamo anche prima dell'avvento della fisica realistica.
Il problema č che si dovrebbe definire una volta per tutte cosa significhi "next", cosa significhi "big", e persino cosa intendiamo con "thing". Ma non si puņ. Ovviamente non si puņ. E qui sta il bello - e allo stesso tempo il brutto - della cosa.
C'č poi un altro problema: che definire a posteriori cosa č stata una "next big thing" (come nel caso citato della posta elettronica) č molto facile. Dirlo prima č faccenduola leggermente pił complicata. Un po' perchč vedere nel futuro ci č ancora precluso, un po' perchč si č perso il conto di quante aziende hanno "giocato" (e giocheranno ancora) con questo slogan e derivativi del caso.
La veritą č che la pubblicitą ha ammazzato ogni possibilitą di stupirsi.
La prossima cosa grossa potrebbe arrivare oggi, e magari se ne accorgono in sei o sette. Domani, forse, qualcuno in pił. Finché...