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Begli amici, gli intellettuali del Cavaliere
Vi ha divertito il Foglio? Forte, vero? Corrosivo, amaro, esilarante. In ogni articolo, di qualsiasi argomento, un inserto in neretto che cita la già mitica frase del telesuicidio berlusconiano.
Tipo: «Impossibile argomentare in maniera compiuta», «con il poco spazio a disposizione l’editoriale non soddisfa», «non mi spiego, me ne spiaccio». Tante satiriche leggere pietre tombali sulla leggenda del grande comunicatore. E sulle chancesdi rifarsi.
Che libertà di pensiero, lo sberleffo non separato dal sostegno politico.
Chi potrebbe permetterselo? Chapeau. Ma guardiamola da un altro punto di vista. Andiamo oltre Giuliano Ferrara (che rimarrà fino a Salò). Entriamo nel mondo intellettuale che sulle ali della vittoria politica accarezzava il sogno dell’egemonia culturale. Poteva prendersi le rivincite, se era un antico o giovane fascista, un comunista spretato, un liberista sfrenato, un moderno tradizionalista.
Scrivere politicamente scorretto, agitare il microfono in Rai, seppellire di ridicolo i polverosi cattocomunisti, gli odiosi radical chic. Hanno avuto giornali, i propri e la simpatia degli altri.
Hanno comandato a viale Mazzini.
Ci hanno fatto vedere i sorci verdi, vecchi e ingessati com’eravamo.
Ora però, nella cattiva sorte, li riconosciamo.
Hanno sempre quel vizio incancellabile, croce e delizia della destra. Quel loro irriducibile irrimediabile irritante individualismo.
Individualisti che si sono riconosciuti nell’avventura del Più Grande Individualista.
Finalmente liberi, legittimati, sostenuti. Egemoni appunto.
Ma nel disfare il vecchiume italico non costruivano nulla, non si riconoscevano comunità, non elaboravano cultura condivisa, non tessevano reti di solidarietà. Né fra loro, tanto meno con la politica che l’aveva condotti fin lì. E come avrebbero potuto? Individualisti sono, appunto: fanno per sé.
E così, come quegli elettori pigri disperazione del Cavaliere, gli intellettuali del decennio nel momento del bisogno non ci sono. Peggio, ci sono e per primi scuotono la testa. Fanno smorfie. La vedono perduta senza speranza. Compatiscono le gaffes che pure tanto li divertivano. Nelle pagelle del dopo-duello, le loro fotine stanno tutte nella colonna che boccia Berlusconi.
Liberi di criticare e irridere, certo: non sono forse sempre i più liberi? Poi, però, ognuno a casetta sua.
La piazza della manifestazione sognata da Ferrara rimane vuota. E Berlusconi s’arrangi, tanto non finisce povero.
Sapete che c’è? Che c’avranno fatto ballare, ma alla fine viva la faccia di chi quando ha perso però s’è tenuto insieme. Di quei polverosi lamentosi noiosi che alla politica rompono le palle e magari le girano in tondo, però non scappano quando piove, fanno la coda alle primarie, firmano appelli. E se vogliono sfottere Mortadella, capace che come Crozza glielo dicono in faccia davanti a cinquemila dei suoi.
Sai come rideva Berlusconi ieri leggendo il Foglio... Begli amici.
da www.europaquotidiano.it