I conti in Svizzera avranno vita breve?12 dicembre 2011
Germania e Gran Bretagna hanno firmato accordi bilaterali. Pericolo Italia
Sarà il 2012 la data decisiva. In quel momento entrerà in vigore la direttiva europea sul 35% di tutti i capitali svizzeri depositati da cittadini comunitari e la fine del segreto bancario. Una soluzione finale, come si suol dire, che potrebbe significare anche la fine delle attività off shorer. Il Corriere racconta le contromisure finora prese dagli elvetici:
Lla scadenza coinciderà infatti con l’entrata in vigore della direttiva europea in base alla quale Bruxelles pretenderà un prelievo del 35% su tutti i capitali svizzeri depositati da cittadini comunitari e lo scambio automatico dei dati fiscali. Sarebbe la fine del segreto bancario e delle attività off shore così come le conosciamo oggi. Per questo Berna negli ultimi mesi si è data da fare per raggiungere accordi con i singoli stati europei sulla tassazione dei capitali in fuga in modo da scongiurare la stangata del 2017. La tattica per il momento ha premiato, come è noto, riuscendo a dividere il fronte europeo. Per i governi dell’Eurozona (e non solo loro) in asfissia finanziaria, poter mettere le mani sui tesoretti elvetici sarebbe come vincere alla lotteria.
Oggi infatti la pressione fiscale sui soldi fuggiti all’estero è risibile:
Le convenzioni in vigore prevedono solo la cosiddetta «euroritenuta » pari al 35% degli interessi sui conti correnti; il prelievo, si badi bene, riguarda le persone fisiche e non le società, sicché chiunque può aprirne una a Lugano o a Zurigo e farvi confluire lì i capitali. Risultato? Nel 2010 l’Italia ha incassato appena 100 milioni in euroritenute a fronte di un gettito potenziale, se dovesse scattare la trappola del 2017 di qualche miliardo l’anno. «Il meccanismo attuale — spiega Giancarlo Cervino, direttore del Centro di studi fiscali di Lugano — rende ancora conveniente l’export di capitali in Svizzera. Il bollettino di Bankitalia segnala che nell’ultimo anno in Italia sono stati prelevati da conti correnti 340 miliardi che sono spariti dalla circolazione. Ora, poiché i consumi sono stagnanti è facile prevedere che parte di quel denaro abbia preso la strada di approdi sicuri, come la Svizzera». Per invertire la rotta, ecco il varo della nuova direttiva europea che prevede non solo la tassazione al 35% di ogni rendita da investimento, non solo l’estensione della base imponibile anche alle società ma soprattutto lo scambio automatico dei dati. Significa in pratica che se il signor Rossi parte da Milano con la valigetta di contanti e li deposita in una banca a Lugano, quest’ultima è obbligata ad avvertire immediatamente le autorità italiane.
La piazza finanziaria elvetica è terrorizzata da tale prospettiva ed ecco che a partire dal 2010 ha cercato di giocare d’anticipo chiudendo accordi al ribasso con i singoli Stati:
È andata bene con Regno Unito e Germania, che già dal 2012 incasseranno circa 2 miliardi l’anno rinunciando però a chiedere nomi e cognomi dei loro contribuenti con il conto in Svizzera. Berna paga, in altre parole, ma salva il segreto bancario. La scomunica Ue Su questi accordi è però piovuta la «scomunica» del commissario europeo alle politiche fiscali Algirdas Šemetas che ritenendole in contrasto con l’ormai nota scadenza del 2017 minaccia procedure d’infrazione contro Angela Merkel e David Cameron. E l’Italia? Il Paese che più paga dazio alle attrattive fiscali svizzere ha deciso di sposare la linea comunitaria, preferendo la gallina domani all’uovo garantito subito. L’ex ministro Giulio Tremonti non ha mai risparmiato salaci commenti alla politica svizzera: «Ci sono più società delle Isole Cayman a Lugano che nelle Isole Cayman» aveva dichiarato tagliente il 17 maggio scorso.