Un paio di giorni fa ho deciso di comperarmi una chiavetta USB da 128 Mb. Niente di eclatante, per carità, ma era un oggetto del quale sempre più sentivo la necessità, visto che ultimamente mi trovo ad utilizzare spesso il portatile e i documenti su cui lavoro occupano sempre più spazio (una piaga del software di oggi - magari ne riparliamo). Addio floppy, insomma, ed era ora: lento, poco capiente, assolutamente inaffidabile; i supporti ormai vanno a male più velocemente della ricotta, e mettere nei loro cluster qualcosa di più prezioso di una mail di spam è un gesto di insano ottimismo. Viaggiamo ad un ritmo sempre più veloce, e snerva la sola idea di dover attendere quaranta o cinquanta secondi perchè un file da due mega venga prima zippato e poi infilato in un dischetto da 1.44".
La cosa buffa (e salutare, aggiungerei anche) è che questa delle flash card - o mini hard disk, chiamateli come vi pare - è una di quelle piccole "rivoluzioni" che, una volta tanto, arrivano più o meno da sole, in maniera graduale, e non ci sono imposte da qualche strabordante stratega del marketing (vedi il caso eBook, o i floppy magneto-ottici da 120 Mb, qualcuno se li ricorda?) che ha deciso di imporre a tutti un nuovo formato o un nuovo standard.