C’è poi il capitolo dipendenti pubblici: non ci saranno licenziamenti, ha detto Delrio.
Ma la mobilità sì, per spostare il personale da dove non serve, e gli esuberi verranno gestiti con
l’estensione al pubblico degli ammortizzatori sociali.
È chiaro che non tutto si potrà fare subito, ma almeno
4 miliardi si dovrebbero ricavare già nel 2014, secondo il governo, fermo restando l’obiettivo di raggiungere un taglio della spesa di 32 miliardi nel 2016.
Quattro miliardi dalla spending review quindi, ai quali si aggiungeranno
3 miliardi dal rientro dei capitali nascosti all’estero, secondo il provvedimento varato dal governo Letta, e
3 miliardi da minore spesa per interessi sul debito, grazie all’andamento favorevole dei mercati.
Insomma una decina di miliardi per finanziare una robusta riduzione, si parla di 7-8 miliardi, del cuneo fiscale sul lavoro: 2,5 miliardi in meno per le imprese con un
taglio del 10% dell’Irap e il resto ai lavoratori dipendenti e ai pensionati attraverso un aumento delle detrazioni sui redditi bassi per ottenere fino a 450 euro l’anno in più per chi guadagna 15 mila euro.
I restanti 2-3 miliardi potrebbero essere destinati agli incentivi per assumere i giovani e all’assegno minimo di garanzia, cioè un sussidio di disoccupazione cui avrebbero diritto anche in giovani che non riescono a trovare lavoro purché partecipino a un programma di formazione.
Ci sono infine le entrate una tantum, come gli 8-10 miliardi dalle privatizzazioni impostate dal governo Letta e i proventi da un eventuale accordo con la Svizzera per il rientro dei capitali. Entrate che andranno a riduzione del debito.