il ricongiungimento familiare è una norma sensata. la mamma è costretta ad andare all'estero a fare la badante, il figlio la raggiunge, non fa una grinza. almeno quando si parla di famiglie come siamo abituati ad intenderle qui: due figli, tre, quattro ormai solo in casi eccezionali. se si ricongiunge una tribù, invece, i risultati sono i seguenti, per fermarsi solo alle operazioni di polizia più recenti
OPERAZIONE 'LATIN KING'
Sgominate baby gang sudamericane,
diciotto arresti
Ventisette le ordinanze di custodia cautelare. Le indagini sono partite un anno fa. La polizia ritiene che queste gang siano responsabili di gravi episodi di violenza. Gli affiliati sono tutti sudamericani, equadoriani e peruviani, molti minorenni. I ruoli nelle bande erano ben definiti e gerarchici
Milano, 7 giugno 2006 - Decine di giovani, molti dei quali minorenni, sono stati arrestati a Milano dalla polizia con l'accusa di essere stati protagonisti di gravi episodi di violenza.
L'operazione della polizia arriva al termine di oltre un anno di indagini in cui gli investigatori hanno tenuto sotto stretta sorveglianza bande giovanili, organizzatee armate, che si sono scontrate dando vita ad una serie di violenze, dagli accoltellamenti alle risse, dalle rapine ai furti e alle estorsioni, per l'affermazione della supremazia della propria banda.
L'operazione tende a contrastare il fenomeno delle cosiddette baby gang.
Tutti sudamericani i destinatari delle 27 ordinanze di custodia cautelare richieste contestualmente dalla procura dei Minori e dalla procura ordinaria di Milano.
Durante le indagini della Squadra Mobile di Milano è emerso che le bande, dai nomi fantasiosi e spesso evocativi delle «pandillas» che imperversano nei paesi d'origine, si sono contrastate per mesi alla ricerca dell'affermazione di una supremazia e di un supposto controllo del territorio, spesso rappresentato da fermate della metropolitana o da aree periferiche della città.
Sulla scia dei Latin king e dei commando, i giovani sudamericani hanno dato vita ad altre bande dai nomi fantasiosi, i Chigago, i Forever, i New York, i Soldatos Latinos, tutte impegnate in una «guerra» di emarginazione, pronte a sfidarsi in risse e duelli rusticani. Le indagini hanno messo in evidenza anche gravissimi episodi di violenza, come il pestaggio di una giovane sudamericana che presa a calci da una decina di affiliati della banda rivale ha perso il figlio al quinto mese di gravidanza.
Le bande giovanili sudamericane erano vere e proprie associazioni criminali, in lotta per la supremazia sul territorio. Le bande latinos avevano una gerarchia e ruoli definiti. Il termine 'rey supremo' indicava il capo, 'rey' stava invece per chi rivestiva un ruolo direttivo dell'organizzazione. Nelle gang c'erano anche le donne, chiamate 'queen', spesso minorenni fuggite di casa per seguire i capi e sostenerne il prestigio.
Da qui le molte denunce arrivate alla polizia per la scomparsa di ragazze minorenni. Per entrare nell'organizzazione i giovani dovevano sottoporsi a un rito di iniziazione consistente in un pestaggio per misurare coraggio, forza e resistenza.
I fatti più gravi, contestati ai destinatari dei provvedimenti, riguardano una rissa fuori da un locale in cui gli agenti trovarono armi come una bomba molotov e un tubo di ferro adattato ad arma da fuoco, e il pestaggio di un diciannovenne culminato con gravi lesioni alle falangi di una mano.
I giovani, appartenenti a due bande, i 'Latin King', formata in prevalenza, ma non solo, da ecuadoriani, e i 'Commando', formata per lo più da peruviani, sono accusati di reati quali rissa, lesioni personali aggravate, violenze private, tentato omicidio e furto aggravato.
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Sgominate baby gang
di extracomunitari a Genova
In cella i capi storici delle bande dei Netas e dei Latin King. Sequestrate mazze, coltelli e una pistola
Arrestati 14 stranieri tra i 17 e i 28 anni che fanno parte di gruppi sudamericani responsabili di furti e rapine
di PATRIZIA ANTONINI GENOVA — Un segnale preciso, mirato ad arginare l'escalation di violenza della lotta tra bande di giovani immigrati ecuadoriani per la supremazia del territorio di Genova: è il senso dell'operazione «Pandillas» che ha decapitato i vertici delle cosiddette «bande nazione» dei Netas e dei Latin King, con l'esecuzione di 18 misure cautelari (sette in carcere, nove agli arresti domiciliari e due con obbligo firma) a carico di giovani tra i 17 e i 28 anni, per 38 episodi, tra risse, furti e rapine, principalmente regolamenti di conti o riti di iniziazione, commessi negli ultimi due anni. E per la prima volta in Italia, come sottolineato dal questore di Genova Salvatore Presenti, «gli episodi pur non essendo ancora stati riconosciuti come frutto di una vera e propria associazione per delinquere, vengono legati dal vincolo del concorso di persone, che costituisce il primo passo per collegarli sotto un vincolo associativo, seppur attenuato». E Genova è la città italiana la maggiore percentuale di immigrati dall'Ecuador. In carcere sono finiti quelli che vengono indicati come i capi storici delle due gang, Roman Dicao Franklin Douglas e Maximiliano Mario Baca Cedeno, ma anche anche un membro dei Latin King che aveva tra i suoi compiti quello di mantenere i rapporti e decidere le strategie con la banda madre nel Paese di origine, in Ecuador e un economo della stessa banda, che aveva tra i suoi compiti quello di amministrare il denaro della banda. Non è stato possibile eseguire altre quattro misure in carcere emesse dalla stessa procura perché due ecuadoriani erano già stati rimpatriati dall'ufficio immigrazione della questura, mentre altri due avevano già lasciato l'Italia. Nel corso delle indagini ascoltati 435 affiliati a bande genovesi, che emerge il forte radicamento dei Netas («Nuova vita») nel centro cittadino e in alcune zone del levante, e quello dei Latin King (Re latino) nel ponente, e in particolare la zona di Sampierdarena. Ma anche l'esistenza di una serie di gang minori (tra questi i «Rebeldes», i «Manhattan», i «Pitufos», i «Latin Fuego») alleate ora dell'una o dell'altra, in una guerra quotidiana che vede i graffiti, sempre più numerosi sui muri della città e sulle pareti dei bagni degli istituti scolastici, segnalare il confine delle zone controllate. Si tratta di una lotta combattuta a mani nude, a colpi di mazze ferrate, di coltelli - in un caso è stata sequestrata anche una pistola - che vede giovani finire in ospedale con referti per lesioni di dieci, trenta, sessanta giorni, per raggiungere il controllo di un quartiere, o di una zona della città. Ma spesso le rapine costituiscono anche un rito di iniziazione per i nuovi affiliati, che possono dirsi veramente membri solo dopo aver neutralizzato un nemico e averlo derubato del portafogli o anche di un simbolo della banda rivale.
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tutto normale anche qui, o è il caso di metterci un freno?