Dato che fra poco si abbandonano definitivamente gli -enta per entrare negli -anta, c'è il momento psicologico di fare un filo il bilancio di quella che può essere definita la fase giovane. Alcuni risultati sono ormai quelli che sono, altri sono ancora in fieri, e ci sono ovviamente gli obiettivi a lungo termine, per i quali si vedrà cosa ci riserva il futuro.
Senza andare nella retorica spicciola, mi sono comunque reso conto che il conto complessivo è un quadro decisamente troppo intricato per essere messo a fuoco in un post, e che il medio-breve termine ha invece un significato di gran lunga più importante di quanto mi potessi aspettare. Meglio mettere in chiaro quello, almeno. Insomma, siamo al punto di svolta, che stia per arrivare o che sia appena passato lo saprò fra breve.
Vedremo.
Quest'anno sono successe un bel po' di cosucce: il lavoro ha preso una direzione non proprio inaspettata ma abbastanza fuori dal programma, ed oltre ai soliti impegni si sono aggiunte responsabilità che non sono del tutto sicuro di essere in grado di gestire adeguatamente. Le nuove sfide non mi spaventano, le sfide sempre più grandi cominciano a preoccuparmi.
In più il programma di co-op internship che ho seguito ha ottenuto risultati insperati, e come è ovvio c'è l'aspettativa che si ripeta l'exploit, così per magia. Con meno tempo, perché in questo modo è più divertente.
Vedremo.
Ancora una volta mi sono fatto malino, e sebbene non ci siano strascichi o dolori perduranti, comincio ad essere stufo di farmi male alla buccia un anno sì ed uno no. Spero di arrivare a diventare vecchio, non so cosa dire; di certo non ringiovanisco, e ho il sospetto che la garanzia sia scaduta o stia per farlo.
Con le responsabilità di cui sopra, dovrei stare più lontano dai guai, almeno in teoria.
Vedremo.
Mentre ero lontano da casa quaggiù, e tanto più lontano dalla casa da cui sono partito laggiù - cioè mentre non potevo fare nulla, se non aspettare passivamente comunicazioni - è capitata una di quelle storiacce da tragedia di altri tempi, con i buoni che non ce la fanno comunque, a dispetto degli eroismi.
Per me, l'impotenza di agire, contribuire, aiutare, o far sentire un qualche tipo di supporto, acuisce enormemente il senso di perdita che accompagna sempre un lutto.
Fra poco cercherò di recuperare un minimo, ma è innegabile che ho perso l'attimo per essere utile quando serviva. Magari suona un po' troppo iperbolico, ma sento di aver mancato al mio ruolo, e non è una bella sensazione. Nulla di peggio del senso di colpa.
Vedremo.
Ho la fortuna sfacciata di essere accompagnato da una persona straordinaria, che mi incoraggia quando mi trovo ad affrontare rogne che mi sembrano fuori portata, mi sopporta nei malumori per un lavoro che mi tiene troppo lontano e troppo a lungo, e riesce a farmi star bene anche nei momenti più cupi.
Dire che le sono grato oltre l'umana capacità di espressione, è riduttivo. Fatico a crederlo, ma sembra essere contenta di questo "scemo a pedali" (cit.), e gli impegni e le responsabilità pesano tanto, tanto di meno.
Ci sono progetti e idee per gli anni che verranno, quindi si risparmia e niente uscite da botta. Niente acquisti a cazzo, voglini inutili, spese fuori programma.
Testa bassa e concentrati.
Vedremo.
Vedremo.