Origine o parodia?
Ultima modifica di Sabreman; 09-11-15 alle 11:48:45
Ma perchè con Cannarsi anche i seienni sembrano laureati in filologia romanza
Conoscendo Cannarsi temo di no.
La spiegazione del Sommo:
Scusate la latitanza!
Mh, in effetti credo sarebbe ben più proficuo proseguire la discussione una volta che il film col nuovo doppiaggio sarà uscito nelle nostre sale e auspicabilmente visto dai fan, ma:
"a dire che ti spiace tanto, se poi verrai colpita da una bomba non vorrò saperne"
Ho eliso la seconda virgola per facilitare la lettura, ma una seconda virgola sarebbe dovuta dopo "bomba".
Credo che la costruzione "a [verbo all'infinito] che" sia una forma impersonale dal valore modale/causale. Come intensità causale, la mia percezione è che sia minore, più sfumata della forma esplicita "se [verbo coniugato] che".
La questione della variabilità dei soggetti:
Nel nostro caso, abbiamo [impersonale] -> [2°pers] -> [1°pers]
"A dire che ti spiace tanto, se poi verrai spazzata via da una bomba non vorrò saperne!"
Onestamente, mi sembra un semplice caso di concordanza "ad sensum", cosa del tutto adatta alla variazione diamesica detta "lingua parlata" (dialogo) e alla variazione diafasica del caso "lingua colloquiale, familiare".
Il soggetto varia da un'impersonale (forma implicita) a una forma esplicita che quindi 'si tira addosso'l'impersonalità del primo enunciato, e poi passa a un'altra forma esplicita (da cui: nessuna possibilità di fraintendimento).
Per fare un esempio analogo, non so, immaginando una mamma che riprende il figlio "A fare questi giochi stupidi, se poi mi diventi uno scemo non sarò io a piangerci!"
(si noti l'uso del 'MI diventi', colloquialismo assai vituperato in bocca a Clothowa - lol).
Credo che simile formule siano ben adatte (<- si noti l'uso del 'ben' un po' francese, come rafforzativo quantitativo) all'idea di un ribrotto verso una bambina: c'è l'uso intenzionale iperbolico del 'verrai SPAZZATA VIA' e la causalità è sfumata: non "se dici che non ti piace", ma "a dire che ti spiace tanto", perché la concordanza causale non è diretta (non c'è un dio che ti punisce se bestemmi, l'idea del "dire che" è legata da lunge al suo effetto) e infine c'è la tipica minaccia di "disinteresse" dell'educatore.
Sull'uso di 'spiacere': anche qui, c'è un'intesa sfumatura di vaghezza. "Ti spiace andare al rifugio", non è che a Setsuko non piaccia il rifugio come arredi, eh! Non le piace l'esperienza di andare e stare il rifugio, quindi le spiace, le dispiace doverci andare e starci.
Sul "non vorrò saperne" - credo che in questi casi l'utilizzo di un aggiuntivo 'niente' (o equivalenti) sia un rafforzativo, piuttosto. "Fai quel che ti pare, ma io non voglio saperne!" -> saperne niente, saperne un bel niente, si rafforza, no?
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Comunque tutta la vivce diatriba che si è generata intorno a questa semplice frase apre le porte a una curiosa riflessione. Ovvero: talvolta l'italiano che uso nei dialoghi è statto tacciato di essere "troppo aulico, troppo forbito, anticheggiante e desueto". Talaltre volte di sgrammaticature o poca correttezza morfosintattica. Non è antitetico.
Credo che la verità sia sempre la stessa:
1) sono dialoghi. Le forme morfosintattiche dette 'substandard' dovrebbero avere ottima dimora nella variazione diamesica della lingua parlata. Specie quando poi si parla di rapporto familiare, variazione diamesica che apre appunto la porta a colloquialismi, abbondanza di forme implicite, dislocazione, etc. Ah, NOTA: parlando poi di Hotaru no Haka, i dialoghi sarebbero tutti in dialetto, figurarsi lingua "substandard", eh!
2) esiste un originale straniero che implicita, richiede e impone un uso estensivo del dizionario, del lessico della lingua di arrivo al fine di ottenere lamaggiore fedeltà possibile di resa linguistica sull'originale. Questo condurrà sempre e comunque a una 'lingua media', a un "giapponese in italiano" che sarà e dovrà necessariamente essere talvolta curioso e senz'altro "inusuale" se paragonato all'italiano parlato comune.
3) Alla fine, ciascuno vorrebbe il film parlato "nella sua propria lingua" (<-si noti l'uso di "sua propria", forma pure riportata in taluni esempi di Treccani ma da molti vituperata - si intende come rafforzativo), mischiata a una idealizzazione di una morfosintassi semplificata e didascalica così tipica dell'intrattenimento doppiato. Soggetti esplicitati, struttura SVO etc, tutte cose che tipicamente nell'italiano parlato reale poi non si usano.
Essenzialmente, si vorrebbe una favoletta parlata con le parole a cui si è ben avvezzi (<- si noti, di nuovo, l'uso rafforzativo del 'ben').
Ma altrettanto essenzialmente, simili istanze sono per me non solo insignificanti, ma realmente deprecabili.
La frase del "vecchio doppiaggio" qui riportata per me è SBAGLIATA. E' sbagliata perché Seita NON dice quelle cose. Quelle cose SI SAREBBERO POTUTE DIRE in giapponese, eh! Ma Seita NON DICE QUELLE. Dice quelle che trovate nel nuovo adattamento.
Indi?
Indi NO: un adattamento non è un "capire l'originale e riesprimerne vagamente il concetto a parole proprie". NO! L'adattamento NON DEVE ESSERE UN ALIMENTO LINGUISTICO PREDIGERITO. Continuerò a battermi contro questa concezione finché continuerò a operare in questo settore, suppongo.
Il film è quello che è.
Il suo testo è quello che è, in giapponese.
Con un adattamento corretto, trovare lo stesso testo NELLA VOSTRA LINGUA.
Se il film vi interessa, siatene lieti e godetevene.
Se non ne siete lieti, semplicemente dovrete accettare il semplice fatto che EVIDENTEMENTE il film non vi interessava. Non vi interessava davvero. Non volevate sapere cosa e come le cose venissero dette nel film. Volevate invero una versione semplificata ad uso del vostro fanciullino pascoliano interiore, forse. Non so. Ma in fondo non mi interessa neppure.
Spiacente, ma anche no. Lieto, invero.
A ciascuno il suo.
(Spero di incontrare quanti più appassionati del film e del regista a Lucca!)
Che mindfuck.
Chi non ha avuto una madre che lo rimproverava con queste parolePer fare un esempio analogo, non so, immaginando una mamma che riprende il figlio "A fare questi giochi stupidi, se poi mi diventi uno scemo non sarò io a piangerci!"
dio bon che supercazzola
... matematica, mi dispiace di aver pensato così male di te, in confronto a certa "grammatica" sei molto più comprensibile tu di quanto pensassi!!!
Mitsuiko sta dicendo "vi prego, uccidetemiiii"
Udiu
Che il Sacro Filo da Pesca punisca i colpevoli di tali oscenità!
L'idea era "modelliamo i personaggi come se avessero appena ascoltato un adattamento di Cannarsi"
ma poi bruttezza a parte, non trovate inquietante questa immagine? col dottor Agasa dietro ad Ai con quella faccia....e l'espressione preoccupata di Ai
Argh!!!!!!