A caldo, lo so, ma non è possibile paragonare Until Dawn ai lavori di David Cage. Nel senso, a livello tecnico e di gameplay siamo lì, ma la ciccia attorno all'impalcatura è davvero pochissima. E anche quando c’è, è frivola e immatura. Non che Cage sia un virtuoso della profondità, per carità, ma almeno uno straccio di attenzione ai dettagli ce l’ha sempre messa.
Tanti salti sulla sedia fini a loro stessi, un paio di colpi di scena che si intuivano al terzo capitolo (su 10) scontatissimi, personaggi asciutti, dalle caratteristiche appena accennate, un'abbondanza nauseante di tasto R2 + levetta analogica, e poco altro.
Si salvano (e salvano il gioco) gli indizi e l'albero dell'effetto farfalla, che effettivamente donano un quid al titolo, ma a mio avviso il paragone con Heavy Rain e Beyond Two Souls è davvero ingeneroso nei confronti di questi utlimi.
Avessi 15 anni di meno, probabilmente troverei nei personaggi un feeling più accentuato, ma la seconda volta che hanno aperto bocca mi sono venuti subito a noia, per non parlare del fatto che: "No, tranquilli, vado io da solo in quella miniera dove so che morirò. La pistola? No, non mi serve. Tenetela voi, chè magari dovete spararvi in faccia perché sì".
Zero pathos, del thriller nemmeno l’ombra, e ancor meno coinvolgimento emotivo (se non per i culi delle protagoniste, che da soli valgono il prezzo del biglietto, scontato del 70%). Onestamente mi mancano tutti i buchi nella trama di Ethan Mars e i QTE di Jodie Holmes.
Meh.