Quello della censura non è solitamente argomento sul quale scherzare troppo. Ma la geniale pensata della città di Los Angeles è talmente ridicola che non possiamo non farci sopra una bella risata, come minimo.
Spinti da non si sa quale onda di perbenismo e correttezza politica, l'Internal Services Department ha fatto sapere con una circolare, che trovate riportata integralmente a questo indirizzo, nella quale si spiega che la definizione di "Master/Slave", applicata a dispositivi hardware come gli hard disk, non è accettabile, e si richiede ai produttori che ne fanno uso di rimuoverla (almeno per i prodotti venduti nell'area metropolitana di L.A.).
Siete increduli, vero? Beh, anch'io non ci volevo credere. Questi signori, in buona sostanza, ritengono che «la diversità culturale e la sensibilità della città» rendano inaccettabile la presenza di una simile etichetta su qualsiasi prodotto venga venduto nel suo territorio, e va quindi modificata con qualcosa di più consono. Ora, i termini Master/Slave identificano da sempre, almeno in informatica, una configurazione ben precisa dell'hardware (degli HDD in particolare), e non hanno mai voluto far riferimento a chissà quale perversione sessuale (o di altra natura), a meno di non voler fare i maliziosi a tutti i costi. Ma se utilizziamo questo approccio, dovremmo bandire all'incirca metà del nostro vocabolario, e non soltanto di informatica... Plug'n'Play, ad esempio, cosa vi fa venire in mente?