Quote:
E’ successo spesso, però, che l’esigenza pratica venisse travalicata e da ciò ci è derivato quell’immenso fiorire di filosofie ed altrettante teorie metafisiche. Arrivo alla mia questione: è possibile per un “parto della realtà” quale è l’uomo scavalcare l’immanenza e riuscire in qualche modo a trascendere? Nonostante tutti gli esempi che mi si potrebbero portare davanti (vedi le sopraccitate filosofie) continuo a considerarla una domanda lecita. E penso di aver la forza di affermarlo soprattutto alla luce del fatto che di metafisica si discorre mediante concetti, idee, parole che appartengono alla nostra “parte” di mondo. Mi garba questa esemplificazione: un concetto apparentemente metafisico quale l’immortalità potrebbe, ad una prima analisi, risultare estranea alla nostra realtà, finendo, in pratica, per contraddire quanto sto sostenendo. In verità, tale parola viene dalla negazione di mortalità. La mortalità, in evidenza, ci appartiene. La negazione è il procedimento che fa corrispondere un elemento di una coppia di opposti al suo complementare. Appartiene anche questa, dunque, alla nostra sfera d’azione. Alla fine, immortalità è la sintesi di concetti assolutamente “fisici”.
La conclusione a cui volevo arrivare è questa: se noi siamo esseri fisici, dotati di parole, concetti e idee “fisiche”, come possiamo discutere di metafisica senza altrimenti attuare procedimenti (assolutamente non leciti) come quello che ho sopra descritto, che rappresentano unicamente un “rimescolamento” delle carte in tavola? Ho il timore che incarnando qualcosa di fisico, il parlar di chimere sia solo aria fritta.
E qui chiudo.
Mi raccomando non spingete.