Finchè si parla di simulatori di allagamenti, che possono servire a qualche ente governativo per comprendere meglio alcuni fenomeni ed eventualmente pianificare interventi, problemi non ce ne sono poi granchè. La faccenda si fa un po' più spinosa quando l'attenzione si sposta sull'uomo, sul tentativo di pianificarne le azioni e farcele stare tutte dentro un programma per computer; e soprattutto quando si pensa di prendere sul serio i risultati che genera. L'istituto MOVES (Modeling, Virtual Environments and Simulation), già famoso per America's Army, sta sviluppando una sorta di Sim Qaeda che permetta agli analisti di predirre il comportamento e le azioni dei terroristi.
Dietro questo lavoro ci sono studi e studi, modelli matematici e algoritmi complessi che cercano il più possibile di ricreare l'ambiente in cui il sim-terrorista si muove, così da rendere il più possibile credibili le sue azioni. Non vi nascondo tuttavia una certa apprensione, appoggiando appieno quanto affermato da Will Wright (creatore dei Sims) in merito: «quando modelli sistemi molto grandi, riesci a ricreare possibili tendenze su larga scala... Ma quello che succederà con la resistenza in Iraq nei prossimi mesi si basa su migliaia di piccoli fattori locali in costante movimento, le cui dimensioni sono troppo ridotte per poter essere modellate correttamente». Una sana iniezione di prudenza, che mi auspico venga recepita da chi di dovere...