Mithrandir81 ha scritto ven, 18 marzo 2005 alle 01:11
Gli occhi scattano a destra, a sinistra. Freeze di un mare scatenato nella sua furia divina.
Il volo nel vento si confonde con le nuvole di un cielo funereo. Un pungo nello stomaco. Vomitevole sensazione, vuoto, sensazione di puro sgomento.
Resistenza a ciò che di rabbioso spinge, saltando da una roccia all'altra, senza sfiorarne alcuna, il rigurgito di scelte indigeste risale la gola saziando la sete di recriminazione fasulla.
Un attimo di calma. Trecentosessanta gradi di consapevolezza sfuggono nell'istante in cui compaiono.
Gli occhi scattano a destra.
A sinistra.
Tutto è nero; non le luminose nuvole funeree, non il vento. E' una caduta nel proprio stomaco.
Scoglio che diventa sasso, i piedi si bagnano lentamente di braccia oleose che afferrano e tirano verso il fondo, e lacerano, ma senza artigli.
Non finisce, non finisce, non finisce.
Passi all'indietro nel proprio esser stato, scatti in avanti, fughe improvvise: un punto fisso in una gabbia di vetro.
Musica che balla sollecitando le onde, lacrime che ballano alimentando le ombre, esplosione di un ghiacciaio in petto, fuochi nelle dita: un punto fisso in una gabbia di vetro.
Il proprio carnefice allo specchio sorride, e piange, e ricorda, e fa risuonare la risacca di frasi morte, di desideri indistinti, di momenti smozzicati, di occhi che scrutano e sensazioni che muoiono uccise dal loro stesso esistere.
Vomitevole sensazione di vomito. E un incontro che apre il buio.
La coda di un gatto scivola nel vicolo, sornione indizio di inganno imminente. L'esule imbroglione scatta in avanti, afferra il gatto e ne ricava un graffio perenne.
Il proprio carnefice allo specchio mutila se stesso, e piange, e ancora ricorda, e invecchia la propria paura ringiovanendo le sensazioni, riversa tristezza svuotando un guscio molliccio che scivola, filtra tra le crepe e le venature e scompare.
Lo scoglio nerastro fonde la solitudine, risucchia gli errori e li muta in rabbia.
Ed erutta piccoli lapilli, e scaldano il mare, ma il mare è grande e il cielo è complice del silenzio, le braccia inchiostrate di accuse sono tante e forti, e i lapilli si spengono in fretta.
L'inerzia avvia il nuovo volo, al prossimo sasso.