Lo sapevate che man mano che la rappresentazione di una cosa diventa più accurata, maggiormente tendiamo a trovarne difetti e mancanze? È un processo mentale ben noto (ehm...) e discusso in questo articolo, pubblicato su Slate. Esiste un preciso meccanismo di "affezione" alle cose man mano che diventano più simili alla realtà, che però crolla drasticamente oltre una certa soglia di somiglianza. Pensate ai videogiochi: una grafica poco accurata, o comunque "grezza" richiede alla nostra mente di immaginare tutto quello che manca, e lo facciamo spesso senza accorgercene. Più la rappresentazione della scena si fa precisa, dettagliata e ricca di poligoni più ci scopriamo intenti a identificarne le magagne. Non mi sono mai soffermato ad analizzare la mano guantata del protagonista di DooM che ricarica lo shotgun, grezza com'è, ma ricordo di aver notato come erano fatte male (o spesso assenti) le unghie e le dita dei protagonisti di sparatutto più recenti che impugnano armi fotorealistiche. Imperfezioni nella modellazione dei danni subiti dalle carrozzerie delle macchine dei videogiochi risaltano in maniera lampante quanto più la vettura è ben modellata e realistica.
E a ben pensarci, questo paradosso si ritrova anche in altri aspetti di gioco: sonoro, modelli fisici, e in alcuni casi anche gameplay. Potrebbe essere anche questo uno dei motivi per cui i videogiochi "di una volta" ci piacciono molto di più di quelli di oggi?