SUSSURRI E GRIDA - Di Ingemar Bergman
ATTENZIONE LIEVEMENTE SPOILER!
Difficile parlare di un film cosi, perchè forse ci si rende conto di trovarsi al cospetto di qualcosa di superiore alla normale concezione di cinema, qualcosa che si avvicina piu alla filosofia, alla religione, qualcosa che esula dal film per pubblico credo.
Agnese sta morendo di cancro e una gigantesca villa vicino stoccolma fredda e dai grandi muri rossi si rinchiudono vicino a lei le sorelle Karin e Maria e la governante Agnese.
E qui Bergman costruisce le sue scene, i primi piani che sfociano fade rossi che ci introdocuno a ogni personaggio e alla loro psicologia, c'è tutto Bergman, la filosofia, la religione, la comunicazione umano.
Un film di altri tempi ma dalle stesse emozioni che a distanza di anni restano immutate nel genere umano e capaci sempre di "catturare", E Bergman si dimostra per quel mito che è diventato nel saper dare cosi tanto, nel descrivere il rapporto di amore e pietà tra la governante e la malata, tra il freddo e distaccato odio di Karin e la vuota ipocrisia di Maria, chiuse in questa villa simile a un piccolo inferno le maschere cadono, o forse vengono indossate di fronte alla povera malata, la compassione, la pietà, l'amore, è forse davvero cosi finto come sembra? l'unica con un briciolo di umanità, la povera Anna, verrà liquidita cosi, con una banconota, e si chiuderà nel suo ricordo della povera defunta.
Bergman incanta, con i lunghi silenzi, con l'agognante morte di Agnese, in una surreale casa che diventa teatro metaforico di emozioni, dove ancora ci si può commuovere e affascinare per una semplice carezza, dove la dolcezza e la violenza delle scene si amalgamo in un vuoto di sensi senza tempo, un micro-universo in cui racchiudere metaforicamente l'aspetto piu fragile e egoista dell'uomo di fronte alla morte e a Dio.