Riporto questo testo di Piergiorgio Odifreddi.
E' un' analisi critica nei confronti del Cristianesimo, penso che sia un ottimo spunto per delle riflessioni personali.
CHE FINE HA FATTO DIO?
Piergiorgio Odifreddi
All'affermazione di Nietzsche che "Dio è morto", Woody Allen ribattè una volta: "No, ha solo traslocato e ora lavora a un progetto meno ambizioso". Morto o emigrato, Dio sembra comunque essersene effettivamente andato dall'Occidente e non interessarci più. O almeno, non nelle forme fumettistiche della religione tradizionale, rivolte ai pastori analfabeti della Palestina di due o tremila anni fa, e dunque anacronistiche e superficiali per l'uomo tecnologico occidentale di oggi. Che cosa rimane allora della religione tradizionale nel mondo contemporaneo, e quali mutazioni del gene(si) ha subíto per adattarsi ai bisogni della modernità?
Prima di rispondere a queste domande, sarà utile cercare di capire i motivi per i quali la gente crede, quando ancora crede. Al primo, generico e ovvio, alludeva Gadda notando che "non tutti sono condannati a essere intelligenti". Benchè sia infatti imbarazzante dirlo, la maggioranza degli uomini non brilla nè per cervello nè per cultura, e costituisce un fertile terreno per la disseminazione e l'attecchimento delle sciocchezze più disparate: dalle promesse dei governanti alle menzogne della pubblicità, dalle banalità dei media alle soprannaturalità dei preti.
Sarebbe però semplicistico e superficiale ridurre la fede a un capitolo della stupidità umana: d'altronde, ci sono molte persone intelligenti e colte che credono, o almeno «dicono» di credere. Una buona parte di esse «crede» di credere, secondo la felice espressione di un filosofo, o «finge» di credere, secondo l'infelice abitudine dell'uomo pubblico. La sensibilità e l'interesse per il trascendente non sono infatti molto diffuse in società materialiste come quelle occidentali, e la fede si riduce spesso soltanto a una pratica sociale, adottata senza troppi pensieri per tranquillità personale, o simulata con precisi calcoli per convenienza elettorale.
Nella maggior parte dei casi, però, la fede è probabilmente il risultato di un programma educativo enunciato brutalmente dal teorico della restaurazione Joseph de Maistre: "dateceli dai cinque ai dieci anni, e saranno nostri per tutta la vita". Non a caso la Chiesa e i partiti politici che la rappresentano, dalla Democrazia Cristiana di ieri al Polo di oggi, combattono battaglie furiose sulla scuola privata, in nome della libertà di insegnamento: perchè sanno benissimo che il lavaggio del cervello effettuato sui bambini avrà effetti permanenti sugli adulti. D'altronde, se una seduta ipnotica può bastare a costringerci a comportamenti inspiegabili ma ineluttabili, un indottrinamento sistematico potrà ben continuare a farci credere a Gesù Bambino anche da grandi.
Natura e cultura a parte, le motivazioni conscie o inconscie che spingono l'uomo a credere possono essere le più svariate: il desiderio di garantire i valori morali, il bisogno di comprendere e ingraziarsi la natura, i sensi di timore, di impotenza e di paura nei confronti della vita e della morte, il tentativo di affrontare alla radice le crisi esistenziali, la soddisfazione di pulsioni e desideri infantili rimossi, la concretizzazione delle idee di perfezione e di grandezza, la coscienza dell'infinito, l'attivazione simbolica di archetipi collettivi, la solitudine dell'uomo nell'universo, e chi più ne ha più ne metta.
Ma di fronte a ciascuna di queste motivazioni, di ordine per cosí dire "superiore", le religioni tradizionali ormai non sanno offrire altro che soluzioni di qualità inferiore. I bisogni ai quali abbiamo accennato sono infatti meglio e più adeguatamente soddisfatti da altre parrocchie. Ad esempio, la letteratura, la filosofia e le scienze naturali e umane sono più attrezzate a narrare storie, elaborare sistemi e spiegare il mondo e l'uomo di quanto possa farlo una rudimentale mitologia mediorientale antica: ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne immaginassero i profeti mediorientali e gli dèi di loro invenzione.
Le religioni più inadeguate per il mondo moderno sono sicuramente i monoteismi, che pretendono di possedere una verità unica e direttamente rivelata. Naturalmente, di monoteismi veri ce ne può essere al massimo uno: quando invece ce ne sono due o, Dio non voglia, addirittura tre, le cose si complicano ed esplodono. Da un lato, gli altri monoteisti verranno percepiti come sacrileghi e blasfemi, e massacrati nelle reciproche carneficine che hanno segnato la storia antica e recente di ebrei, cristiani e musulmani. Dall'altro lato, gli infedeli verranno considerati come esseri inferiori da eliminare o redimere, attraverso le innumerevoli guerre di conquista che gli imperialismi ebraico, cristiano e islamico hanno perpetrato nei secoli, negli anni e nei mesi passati.
Ma l'inadeguatezza del monoteismo non è soltanto politica. Considerare testi storicamente datati quali la «Bibbia» e il «Corano» come se fossero divinamente ispirati porta infatti a scambiare i costumi alimentari, sessuali e sociali di antichi popoli per comandamenti e precetti universali e immutabili. Chiedere all'uomo delle città odierne di continuare a comportarsi come nel deserto di ieri significa ridurlo a un'astrazione senza tempo nè luogo, invece di riconoscerne la storicità, e porta direttamente al fondamentalismo e alla perversione.
Questi si manifestano, soprattutto, in una patologica (e tutt'altro che immacolata) concezione della donna e della sessualità, che causa da un lato il disincanto dei fedeli e il loro disinteresse per le politiche familiari della Chiesa, soprattutto nel campo anticoncezionale, e porta dall'altro lato a fenomeni imbarazzanti quali la pedofilia di molti preti, che interpretano in maniera «sui (de)generis» l'esortazione "lasciate che i pargoli vengano a me", e sono recentemente costati al Vaticano duemila miliardi di vecchie lire in risarcimenti nei soli Stati Uniti.
E' però forse nella loro superbia antropocentrica che i monoteismi rivelano le proprie limitazioni di fronte al pensiero scientifico. Credere che l'uomo sia il figlio prediletto di un dio cozza infatti contro tutte le scoperte scientifiche della storia moderna: il sistema copernicano che rimuove la Terra dal centro del mondo, l'evoluzionismo darwiniano che collega l'uomo alla scimmia, la psicoanalisi freudiana che svela la potenza dell'inconscio, la relatività einsteniana che elimina ogni sistema di riferimento privilegiato, la biologia molecolare che riduce la vita all'informazione genetica, sono tutte tappe di un progressivo ridimensionamento dell'uomo che la Chiesa non può che cercare pateticamente di contrastare e contenere.
Alla luce delle sue incompatibilità con la modernità, si comprendono e si spiegano le vicende recenti della religione nel mondo occidentale. Il Vaticano, ad esempio, ha da tempo concentrato le sue attenzioni sugli anelli più deboli della catena umana: il terzo mondo, i giovani e i "poveri di spirito". Ad essi si rivolgono le apparizioni mediatiche di un Papa Superstar in moto perpetuo da più di un ventennio, che adora madonne ed esorcizza demoni, crede nei miracoli e canonizza ciarlatani.
A testimoniare l'ambivalenza della sua figura basterà l'episodio della "rivelazione" del terzo segreto di Fatima, orchestrato in occasione del Giubileo del 2000: la spiegazione del fallito attentato di Piazza San Pietro mediante un intervento diretto della Madonna, preannunciato con decenni di anticipo a tre pastorelle, costituisce infatti un numinoso segno di predilezione divina per gli uomini di buona volontà, ma un pericoloso sintomo di delirio di potenza per gli uomini di buona razionalità.
Che dire poi dei miracoli profusi dai santi e dai beati che nel suo instancabile attivismo il Papa ha proclamato a centinaia, elevandone da solo agli onori degli altari più di tutti i suoi predecessori messi insieme? Le sceneggiate come la recente cerimonia di canonizzazione di Padre Pio, accompagnate da un'imbarazzante mercificazione di «gadgets», non possono che scavare un solco di separazione fra chi crede e chi pensa, e testimoniano il disinteresse della Chiesa cattolica verso coloro che vorrebbero soddisfare i propri bisogni di spiritualità, senza però rinunciare ai doveri della razionalità.
Naturalmente il problema non è soltanto contemporaneo, e fin dal Settecento ci sono stati tentativi di purgare il cristianesimo dagli aspetti superstiziosi, quali appunto la credenza nei miracoli, e di ridurlo a una religione naturale e non rivelata: sostanzialmente, all'esistenza di un Dio che governa o garantisce il mondo fisico e, eventualmente, quello morale. Purtroppo per la religione, quest'impresa sconfina inevitabilmente nel libero pensiero, quando non direttamente nell'ateismo, che sono appunto le scelte naturali dei pensatori di ieri e di oggi. E, più in generale, di tutti coloro che non riescono a vivere schizofrenicamente una doppia vita, scientifica e tecnologica durante la settimana, e superstiziosa e irrazionale la domenica e le altre feste comandate.
Per coloro che, pur rigettando l'intrinseco fondamentalismo offerto dai tre monoteismi, desiderano comunque perseguire in qualche modo una scelta spirituale, ci sono soluzioni meno radicali che costituiscono le nuove vie della religione nel mondo moderno, in alternativa a quelle ormai logore delle istituzioni canoniche. Alcune di queste "nuove" vie sono in realtà altrettanto vecchie di quelle solite, ma presentano per un occidentale caratteristiche di freschezza e di diversità che le rendono respirabili come una ventata di aria fresca in un ambiente stantío e malsano.
La prima e più appetibile alternativa è certamente quella delle religioni orientali, soprattutto nelle varie denominazioni del buddhismo, sulle quali da tempo si è concentrata l'attenzione dell'Occidente in generale, e degli Stati Uniti in particolare. Il motivo è presto detto: le credenze e i dogmi che ingabbiano rigidamente la dottrina cristiana, soprattutto nella versione cattolica, appaiono ormai o incomprensibili o irrilevanti, e sono per la maggior parte ignorati dagli stessi sedicenti fedeli.
Ad esempio, non è possibile essere cattolici senza credere alla duplice natura e volontà di Cristo, all'esistenza del purgatorio, alla transustanziazione, all'immacolata concezione, all'assunzione, all'infallibilità pontificia, e compagnia bella. Ma basta provare a indagare fra parenti e conoscenti per accorgersi, ad esempio, di quanti immaginano che "immacolata concezione" significhi non che la Madonna è nata senza peccato originale, cosa difficile da comprendere, ma che ha concepito un figlio senza sporcarsi per cosí dire le mani, cosa invece difficile da digerire.
Non è difficile immaginare che la maggioranza assoluta, per non dire la quasi totalità, delle vecchiette, dei giovani e dei semianalfabeti del terzo mondo che frequentano le chiese, professi al più un generico e vago cristianesimo, e che sia completamente ignara delle sottigliezze teologiche in base alle quali si appartiene a una delle varie sette cristiane, Chiesa di Roma compresa, invece che a un'altra.
Di fronte a un cristianesimo teistico, dogmatico e irrazionale, il buddhismo si presenta invece agli occidentali come una religione umanistica, democratica e scientifica. Lungi dal basarsi sul mito truculento della passione e morte di un dio sceso in terra per redimerci dai nostri peccati, esso si ispira alla favola bella di un uomo come noi che cerca, sperimenta, sbaglia, e infine trova la via per la liberazione dalla sofferenza. E, dopo averla trovata, la insegna modestamente a chi si dimostri interessato, dicendo: "Io ho fatto cosí, se vuoi prova anche tu".
La ricerca del Buddha si basa su una fenomenologia assolutamente scientifica: un'analisi della genesi del dolore e dei possibili mezzi per la sua eliminazione. E l'analisi scopre una completa interdipendenza degli eventi, una rigorosa concatenazione di cause ed effetti secondo il principio del «karma», che altro non è se non il principio di azione e reazione, e cioè la causalità. C'è forse da stupirsi che il buddhismo interessi e attragga in un'era scientifica? Soprattutto quand'è propagandato da personaggi come il Dalai Lama, la cui personalità allegra e modesta contrasta profondamente con quella tetra e conservatrice di un papa polacco?
Naturalmente, il buddhismo e le religioni orientali sono soltanto alcune delle opzioni che si offrono all'occidentale in cerca di alternative al cristianesimo. Una delle più interessanti, quasi sconosciuta da noi ma diffusa ormai in duecento paesi, è il «baha'ismo», che già Tolstoj aveva definito "la più alta e pura forma di religione". Essa fu fondata nel 1863 da un persiano di nome Mirza Husain Ali Nuri, che si considerava la decima incarnazione di Vishnu, il messia degli ebrei, il successore di Zarathustra, il Buddha Maitreya, il Cristo risorto e il dodicesimo imam. Il suo insegnamento si basa sulle precedenti religioni rivelate, e le fonde insieme in un'originale e interessante sincretismo universale.
Va da sè che in Italia le vie delle religioni alternative al cristianesimo sono scarsamente praticate, a causa dell'ostruzionismo della Chiesa e dei suoi sensali politici. La quale e i quali considerano l'aderenza a qualunque fede diversa, fosse pure un altro monoteismo, come un tradimento di quei supposti valori occidentali che essi pretenderebbero addirittura di iscrivere nella futura Costituzione Europea.
Posti di fronte all'alternativa "meglio atei che miscredenti", molti soddisfano allora i propri bisogni di spiritualità cascando dalla padella nella brace e rifugiandosi in versioni semilaiche e parascientifiche delle religioni. Esorcisti, demonologi, medium, maghi, parapsicologi, chiaroveggenti, sensitivi, cartomanti, guaritori, astrologi e compagnia bella contendono dunque ai preti il monopolio dello sfruttamento della stupidità e della creduloneria umana, e tutti insieme competono per spartirsi i lauti guadagni di un mercato florido e ricco.
Ma l'irrazionalità mascherata delle pseudoscienze e la fede negli astri, nelle carte o nell'occulto non sono meno anacronistiche dell'irrazionalità palese delle religioni tradizionali e della fede nello Zeus greco, nel Giove latino o nel Gesù cristiano. Soltanto portando a compimento la decostruzione delle religioni e delle pseudoscienze, e scegliendo apertamente la via della razionalità e della scienza, l'Occidente potrà finalmente approdare a una concezione non caricaturale della spiritualità e trovare il sacro dove veramente sta: cioè, nella natura e nell'uomo.