Con la diffusione di Internet un po' ovunque, nelle case come negli uffici, le aziende stanno cominciando a fare i conti con un nuovo problema: quello dei dipendenti che giocano sul posto di lavoro. Stando ad una ricerca condotta dalla Websense (http://www.websense.com/company/news/pr/ 03/032603.cfm), un impiegato su tre ha dei videogame installati sul proprio PC. E non parlo di Freecell e Solitario, ma di Civilization III, Everquest, Quake III Arena e compagnia bella. Inutile dire che la maggior parte dei dirigenti delle società interpellate nella ricerca si dice preoccupato per questa tendenza in aumento.
«Il boom del gioco online colpisce prima di tutto il posto di lavoro per la presenza quasi ovunque di una connessione a banda larga, commenta Andrew Meyer, vice presidente della Websense. Gli impiegati che scaricano giochi illegali tramite programmi peer-to-peer non sanno che molte volte essi contengono dei virus. La maggior parte dei lavoratori non è al corrente dei problemi di sicurezza legati a questo, e delle ore che i tecnici e i servizi di assistenza buttano via per sistemare questi guai».
Va da sè che il problema è reale, e ogni azienda deve in qualche modo affrontarlo. Trovo comunque decisamente allarmistici i toni del signor Meyer, e un po' troppo di parte. Mi spiego meglio: alla fine del comunicato stampa nel quale annuncia il risultato dello studio, la Websense promuove un suo "rivoluzionario" prodotto atto a controllare il traffico di rete dei dipendenti di una società. Curioso, non trovate? Sarebbe come se una ditta di antifurti pubblicasse i risultati di una ricerca da lei condotta nella quale emerge - guarda un po' - che una casa su tre viene corre il rischio di essere svaligiata e la scarsa efficacia di tutti gli allarmi esistenti tranne i suoi. Bah...