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Era tutto pronto. C' erano i disegni, i calcoli, gli studi sulle curvature al computer. In tre notti il Toti sarebbe arrivato alle porte di Milano, poi davanti al Museo della Scienza, «lì bisognava solo abbattere un muro». Impresa a prezzo stracciato, «solo spese di trasporto». Quanto? «Meno di un decimo dei 2-3 milioni di euro di cui si parla. Potremmo farlo anche ora». E invece? Invece l' Enrico Toti, «killer» del Mediterraneo, spia contro i lanciamissili nucleari sovietici, primo sommergibile costruito in Italia nel Dopoguerra (1967) destinato a diventare un pezzo da museo, rimane in purgatorio sul Po. Da aspirante attrazione, a relitto. Parcheggiato al porto di Cremona invece che nel Museo della Scienza di Milano, al quale la Marina militare l' aveva regalato. Oggi, a tre anni e mezzo dall' insabbiamento (6 maggio 2001), si scopre che l' impresa del trasporto era tutt'altro che titanica. Basta chiedere alla società che allora venne interpellata per studiare il percorso, la Fagioli. I tecnici fecero sopralluoghi e rilievi. Costo: 35 mila euro (a fondo perduto). Gli studi certificarono che: primo, il sommergibile poteva arrivare in 3 notti da Cremona a Milano, su un percorso collaudato e senza rischi. Secondo: quanto all' ingombro, quel bestione lungo 46 metri, largo 4,75 e alto 7, sarebbe sgattaiolato per le vie della città senza abbattere case e palazzi. Certo, bisognava liberare le strade da semafori, pali della luce, guardrail, aiuole e segnali stradali (che sarebbero stati rimontati subito dopo). È quel che succede di solito nei cosiddetti «trasporti eccezionali». Come quello di viale Sarca, lunedì sera. Alle 22, dai cantieri dell' Ansaldo-Camozzi è partito un generatore di vapore destinato alla centrale nucleare di Palo Verde in Arizona: quindici metri di lunghezza, 550 tonnellate di peso, su quattro carrelli con 596 ruote motrici. Dimensioni totali del convoglio: 100 metri per 800 tonnellate. Record mondiale per percorsi urbani. Il generatore arriverà a Cremona non prima di mercoledì prossimo, sul percorso inverso rispetto a quello che dovrebbe fare il sommergibile. «E fate conto - si lascia sfuggire un dirigente della ditta - che in questi giorni stiamo trasportando una Mercedes, col Toti sarebbe stato il viaggio di una Cinquecento». Una Cinquecento da 350 tonnellate. Per questo qualcuno, 3 anni fa, iniziò a dipingere scenari apocalittici: al suo passaggio il Toti «rischierebbe di sfondare le tubature e precipitare nelle gallerie della metropolitana». Ora l' amministratore delegato della Fagioli, Marcello Bonomelli, ricorda: «Non studiammo la situazione del sottosuolo, quello fu un compito del Comune. I carichi per metro lineare non sono comunque elevatissimi, e quindi credo che non ci sarebbero problemi». Un' impressione. Confermata però dalle perizie di allora. Tanto che, quando il Comune disse no al trasferimento, il Museo della Scienza diramò un comunicato di fuoco: «Non ci risulta che ci siano sostanziali ragioni tecniche per non autorizzare il trasporto del sommergibile Enrico Toti... vediamo l' amministrazione comunale usare pretestuosamente argomenti tecnici per giustificare scelte politiche senza dichiararle» (24 maggio 2002). Alla fine, come in tutte le querelle tra enti e istituzioni che si rispettino, spuntarono fuori i danee. «Portare il Toti a Milano? - chiese il sindaco Albertini - ma chi paga le spese?». Ed è qui che oggi si scopre l' ultima novità. La spesa stimata da Comune e Museo si aggirava sui 2-3 milioni di euro. «Ma con quei soldi il sommergibile si può portare sulla luna», sorride un addetto ai lavori. E allora? «Avremmo lavorato sotto costo - spiega Bonomelli -. L' operazione, d' immagine per noi e culturale per la città di Milano, era eccezionale. Non avremmo guadagnato un euro. Il prezzo? Molto meno di un decimo rispetto ai 2-3 milioni di euro. Siamo pronti a rimetterci in moto». Non è escluso che una chiamata arrivi. In questi mesi di inerzia apparente, i responsabili del Museo lavorano sottotraccia. Riservati. Tenaci. Cercano sponsor. La Marina conferma la sua volontà: «Non abbandoniamo il progetto». Portare il «killer» del Mediterraneo in via San Vittore. Accanto alle mirabolanti «macchine» di Leonardo.
(Gianni Santucci)