Vorrei che leggeste con calma questa mia composizione di un paio di anni fa. E' molto lunga ed ha uno schema abbastanza preciso (nel senso che ha uno schema ritmico predefinito, versi endecasillabi, rime costruite con uno schema fisso) ed è molto ricca di figure retoriche quasi "esplicative". Ora che la rileggo mi pare tanto un esercizio di stile e, soprattutto, mi accorgo dell'inadeguatezza di quel soggetto della poesia.
Gli Animi Alti Umani. Lodo gli animi alti umani e li divido in categorie, quasi aristotelicamente (per quanto avessi un 17-18 anni quando scrissi questa cosa): sembrerebbe ridicolo ma credo di ricordare che scelsi solo alcuni esempi umani. Risolvo tutto nel finale chiamando in causa il "poeta" come migliore degli animi umani: forse è un errore linguistico; non ho trovato la parola adatta per ciò che volevo esprimere.
In fin dei conti ho scritto un manifesto di poetica che loda il "poeta" ma che non parla dei veri poeti, non nel senso appropriato del termine. Forse avrei dovuto usare il vocabolo "genio" ma non era corretto, forse quello "artista", oppure quello "vero uomo"; in realtà non saprei quale vocabolo usare per descrivere questa persona verso la quale io tendo e che tanto ricerco in chi mi sta attorno. Di sicuro Wagner avrebbe optato per il vocabolo "Nibelungo" ma io all'epoca ero fissato con la poesia e, complice l'ambiguità del vocabolo "poeta", decisi di utilizzare quest'ultimo.
Ode agli Animi Alti umani
Un giorno "ti amo" disse qualcuno
e fu creatore della poesia
e grande, ché senza di lui nessuno
avrebbe di poi trovato la via
che reca ad amar, pur pochi, ciascuno.
E tutti uno amar tuttavia
saprebbero, e sanno dire "sei mia";
ma pochi posson seguire quell'uno
-che primo pari divenne di Dio-
cui tutti render dovrebbero fio.
Vediamo il tecnico lodar propri'arte
poiché dottissimo e assai capace
svolge preciso la propria parte;
e senza lui non sarebbe chi face
né case, né barche o nautiche carte
né spade o scudi, né guerra, né pace.
Ciò di cui oggi l'uomo è capace
-spostarsi e vivere ad ogni parte-
lo deve di certo alla magia
che il Tecnico appella "tecnologia".
E ciò che esiste di bello al mondo
se non Natura ha datolo Artista.
Ei l'uomo rende sempre giocondo
a dover dipingendo ciò che dista
dal bello e il bello, anche se mondo
dei difetti che spesso sono in vista.
Talvolta pure rimesce e rimista
creando sogni dal volto profondo:
le umane menti pace e potenza
non possedrebbero in sua assenza.
E chi è lo stran che va proclamando:
"Per certo so io che nulla conosco!"
in mente sua inver disiàndo
conoscere tutto dal chiaro al fosco?
E' il saggio Filosofo, che amando
il sapere, cerca forte nel bosco
scuro d'illuminare ciò ch'è losco
così da vedere più che guardando.
E' sempre il sapere per il sapere
che cerca il Filosofo di ottenere.
E giunge ultimo infine il Poeta,
ch'un poco parla con tutte le cose.
Ov'altri tocca un filo di seta
Ei sente un profumo come di rose,
ne gode, lo guarda, si accheta
e lo ascolta, ne assaggia onerose
dosi d'essenza, comprende le cose
che la ragione neppure per meta
prefisse si ha. Capito c'ha tutto
far bello decide l'animo brutto.
La gran differenza col suo cugino
-il prode Filosofo cercatore-
sta in ciò che l'uno vede vicino,
e spontaneamente, ciò che sudore
all'altro costa nonché certosino
lavoro di giorni, di anni e di ore.
Poi, andando oltre ogni stupore,
quasi raggiunge il sapere divino
e ne ricrea, pel Filosofo e l'altri,
poesia che renda tutti più scaltri.
Sia sempre dunque il Poeta lodato
ché è suo potere modificare
-pur senza violenza- tutto il creato.
Ei sempre crea e sa ricreare
con più verità che fatto provato;
in grandi e piccole cose può fare
quel che altri non può immaginare.
E se poco sembra ciò che ha dato
-che libero crea né vuol possedere-
si dia ogni colpa all'umano volere.
Vi prego di non stroncarla troppo. Spero non lo consideriate solo un esercizio di stile, perché io tentai davvero di inserirvi delle idee e delle sensazioni profonde, per quanto nascoste. In realtà penso che la scrissi a causa di un mio profondo disagio, poi mai risolto, anche se questo non emerge mai, a parte forse negli ultimi 3 versi. Altre mie poesie sono all'opposto: troppo tormentate.
P.S.
se è un po' rozza non ne abbiate a male, la composi in un pomeriggio in cui mi scocciavo di studiare e la ho riletta e ritoccata poche volte.