ma cosa vuoi che gli freghi al berlusca di quello che dice la UE.ma minori, molto minori
Senza contare che rimane in sospeso la faccenda dell'antitrust EU. Insomma airone + alitalia avrà praticamente il monopolio sulle maggiori rotte italiane.
Va beh che se la ue si mette di traverso, mr. b. ha promesso di far comprare alitalia dalle Ferrovie
Ci sanzionano? e chissene.
Già ogni anno i contribuenti italiani pagano 250milioni di multa alla UE perchè rete4 trasmette illegalmente su frequenze che non gli spettano.
Eppure non mi sembra che sia mossa una foglia.
così, giusto per chiarirmi le idee.
Tralasciando gli esuberi, airfrance metteva sul piatto un investimento di 3 miliardi, pagava le azioni alitalia 35 centesimi ad azione (pre un totale di euro ???) e si accollava i debiti.
La cordata italica mette 1 miliardo (o meno? ) e passi, accolla i debiti allo stato e va beh, ma almeno offre qualcosa per le azioni alitalia?
Anche su questa mitoloGGica multa non si riesce a trovare una notizia ufficiale che non provenga da qualche blog della cricca di Grillo, Piero Ricca o il sito dei Punkreas
Ovviamente non ci sono due siti che riportano la stessa cifra (disclaimer per i meno fortunati: è un'iperbole).
Immagino ci sia un numero di GU Europea dove sia pubblicata.
non ancora. abbiamo tempo fino al primo gennaio 2009 per sistemare le cose. E i 250 milioni sono stimatima cosa vuoi che gli freghi al berlusca di quello che dice la UE.
Ci sanzionano? e chissene.
Già ogni anno i contribuenti italiani pagano 250milioni di multa alla UE perchè rete4 trasmette illegalmente su frequenze che non gli spettano.
Eppure non mi sembra che sia mossa una foglia.
Lo sospettavo: balle come al solito
Nel frattempo Matteoli prende tempo
ALITALIA: MATTEOLI, ESUBERI? NE PARLEREMO CON I SINDACATI
Rimini, 27 ago. (Adnkronos) - "Sarebbe assurdo" quantificare oggi il numero di esuberi per Alitalia, perche' prima "ci deve essere il confronto con i sindacati". A spiegarlo il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, a margine di un incontro al Meeting di Rimini. L'agenda, infatti, prevede che "sicuramente se domani il Consiglio dei ministri approva tutto, se dopodomani il consiglio di amministrazione di Alitalia procede, ovviamente -chiarisce il ministro- subito dopo, bisogna aprire il confronto con i sindacati".
Ultima modifica di Chiwaz; 27-08-08 alle 11:19:18
Mi pare che quello di cui sei sicuro non sia molto affidabile
Evviva confrontiamoci con i sindacati...almeno ci si farà una risata
Alitalia, la Compagnia Aerea Italiana e il biscotto del secolo
In una famosa scena del film “L’aereo più pazzo del mondo“, mentre il velivolo sta precipitando, si accende una scritta luminosa nella sala passeggeri che dice “No panic“, e tutti sono seduti tranquilli. Poi il messaggio cambia e appare la scritta “Ok, panic“, a questo punto cominciano tutti a gridare, a correre, a fare a botte. Ecco, questo sarebbe dovuto accadere quando è stato annunciato nei “dettagli” il piano di salvataggio per Alitalia. Che si dimostra, come del resto ci si aspettava, molto peggiore degli auspici più neri. Innanzitutto, visto che parliamo di un impiccato, è bene presentare la cordata: presidente sarà Roberto Colaninno, come già si scrisse qui in tempi non sospetti, il quale parteciperà attraverso una società quotata in Borsa (Immsi) esponendo anche i suoi piccoli azionisti ad un rischio d’impresa non indifferente. I Benetton volevano fare la stessa cosa entrando attraverso Autostrade, ma alla fine hanno optato per la non faranno la stessa cosa con la quotata Atlantia. Poi ci saranno Aponte, Riva, Fratini; Ligresti attraverso Fonsai, Equinox, Clessidra, Toto (che ci ha fatto la grazia: entrerà invece di vendere Air One e scappare), Fossati, Marcegaglia, Caltagirone Bellavista attraverso Acqua Marcia; Gavio attraverso Argo; Davide Maccagnani, Tronchetti Provera e Intesa Sanpaolo. Questi 16 partecipanti metteranno insieme una cifra inferiore al miliardo di euro (alcuni parteciperanno con quote simboliche), che servirà sia per la ricapitalizzazione che per l’acquisto di Air One, una compagnia indebitata fino al collo tra gli altri anche con Intesa, l’advisor della cordata. Che cosa acquisteranno, gli “imprenditori“? Non Alitalia, ma un pezzetto di essa. Il governo sembra infatti aver trovato l’accordo al suo interno per cambiare la legge Marzano sui fallimenti, che giovedì verrà modificata dal Consiglio dei Ministri.
Come? Facile. Si andrà al commissariamento - (già dal Cdm di giovedì?) -, si dividerà la compagnia in due (una “bad company” dove infilare debiti e gran parte degli esuberi, mentre gli asset migliori verranno venduti alla cordata), e si affiderà la gestione dell’”immondizia” allo Stato. Sì, ma a chi?, direte voi. Secondo il Corriere (in un articolo non pubblicato on line), ci sono due ipotesi. La prima vede la gestione e il rischio affidato a Scajola e al ministero dello Sviluppo, la seconda alla Fintecna e quindi a Tremonti e al ministero dell’Economia. Immaginatevi l’entusiasmo di chi dovrà trattare con i creditori e i sindacati: questo onore è stato lasciato all’Esecutivo. Il primo atto di Compagnia Aerea Italiana (che fantasia sui nomi hanno a Ca’ de Sass, nevvero?), riferisce sempre il Corriere, sarà andare con il cappello in mano a Parigi per chiedere ad Air France di diventare partner internazionale, dopo che governo e sindacati le avevano reso impossibile l’acquisto della compagnia. Se Spinetta dicesse di no, si chiederebbe il favore a Lufthansa. Tutte e due sono impegnate nell’acquisto di Austrian Airlines, e c’è da scommettere che ad accettare - sempre che lo faccia - sarà chi finirà sconfitto nella gara. Per inciso, gli esuberi, ad onta di quanto strombazzava ai quattro venti il sindacalista delle dive Raffaele Bonanni (Cisl) saranno maggiori dell’ipotesi peggiore presentata da Air France a marzo.
“Time isn’t a luxury, Alitalia“, sfotte il Wall Street Journal. Ma se invece volete ridere davvero, leggete questo pezzo di Augusto Minzolini, cantore ufficiale del berlusconismo in forma di retroscena retroscenoso retroscenante. In esso si afferma che i lavoratori “in eccesso” verranno ricollocati “in altre società come la Fintecna, le Poste, l’Agenzia delle Entrate e il Demanio“. Tutte aziende pubbliche, e quindi possiamo tranquillizzarci: lo stipendio sarà a carico nostro, e non degli imprenditori in cordata. Quando si dice “rischio d’impresa“, eh? Per fortuna che c’è Francesco Giavazzi a far notare come il piano stesso presenti rischi clamorosi per i creditori, gli stessi imprenditori, e soprattutto i contribuenti, ai quali costerà “oltre un miliardo di euro, un terzo dei tagli alla scuola previsti dalla Finanziaria”. Giavazzi paragona il piano a quello di prodiana memoria per l’Alfa Romeo, e in effetti il “biscotto” pare somigliargli moltissimo. Rischiando, in soprannummero, anche la bocciatura dell’Unione Europea. Ancora una volta, per l’ennesima volta. la situazione è disperata ma non seria. A carico loro? Nooo. A carico nostro.
Intanto, il ministro dell’Interno Roberto Maroni dice di aver pronto il decreto di espulsione per i due pastori rumeni che hanno confessato lo stupro, le violenze e la rapina. Indipercui, la coppia criminale tornerà in Romania. Ma se dovesse essere riconosciuta colpevole nel processo per direttissima (difficile che non lo sia), dovrebbe a quel punto ritornare in Italia per scontare la pena. Rimandarli “al paese loro” è una scelta quantomeno discutibile: a questo punto sarà più facile (o meno difficile) per loro scampare alla pena per quanto hanno fatto - visto che si troveranno all’estero quando arriverà la sentenza - ma paradossalmente più semplice rientrare in Italia clandestinamente o sotto falso nome. Geniale, insomma: praticamente questi due, grazie all’iniziativa di Maroni, sono stati graziati prima del processo.
Dopo Alemanno, anche il sindaco di centrosinistra di Torre Annunziata dice che i turisti tedeschi aggrediti se la sono andata un pochino a cercare: “con un po’ di attenzione in più avrebbero potuto evitare l’orribile episodio di violenza“. Sarà che è agosto, ma sembra proprio che stavolta Beppe Grillo abbia ragione da vendere. La cosa divertente è che Alemanno ormai ci ha preso gusto, ed eccolo lanciare sul Velino una Commissione Attali anche sulla sicurezza. Ma sì, chi offre di più?
da: http://www.giornalettismo.com/archiv...wco-colaninno/
Probabilmente non si é mossa foglia perché stai dicendo delle balle. Ad oggi l'Italia non sta pagando nessuna multa, e nell'ipotesi che tale evento si dovesse mai verificare, i numeri annuali sarebbero la metà di quelli che di cui parli. ( € 350.000 x 365 giorni = € 127.750.000).
Tanto per darti un idea, i francesi avrebbero dovuto pagare un importo simile perché permettevano ai loro pescatori di vendere pesce, di calibro inferiore a quanto stabilito dalla UE
http://curia.europa.eu/it/actu/commu...cp050068it.pdf
Solo che se ne sono sbattutti le pelotas.
Ultima modifica di Sarpedon; 27-08-08 alle 11:49:23
Colaninno
Tronchetti..
..si salvi chi può
c'era un'intervista di gasparri su youtube che sembrava confermare la cosa. evidentemente anche lui si informa sui blog di beppegrillo
In ogni caso avete ragione, ho detto delle cose imprecise.Probabilmente non si é mossa foglia perché stai dicendo delle balle. Ad oggi l'Italia non sta pagando nessuna multa, e nell'ipotesi che tale evento si dovesse mai verificare, i numeri annuali sarebbero la metà di quelli che di cui parli. ( € 350.000 x 365 giorni = € 127.750.000).
Il contribuente italiano rischia di dover pagare (ma effettivamente ancora non paga) molto di più di quanto ho scritto sopra.
i 300 o 350 mila euro giornalieri andrebbero calcolati retroattivamente dal 2006, senza contare il monumentale risarcimento che lo stato italiano dovrebbe pagare a europa 7 in caso di condanna del consiglio di stato (cosa che appare probabile proprio in virtù della sentenza della corte europea, ciamata in causa dal consiglio di stato stesso).
non vi dico quanto è, ve lo lascio scoprire.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleO...bero&correlato
il sole24 è ancora una fonte troppo comunista o va bene secondo i vostri standard di Verità per non essere tacciato di essere un cacciaballe non appena si commette un'imprecisione?
Ultima modifica di dualismo_2000; 27-08-08 alle 13:01:58
UP e ITcosì, giusto per chiarirmi le idee.
Tralasciando gli esuberi, airfrance metteva sul piatto un investimento di 3 miliardi, pagava le azioni alitalia 35 centesimi ad azione (pre un totale di euro ???) e si accollava i debiti.
La cordata italica mette 1 miliardo (o meno? ) e passi, accolla i debiti allo stato e va beh, ma almeno offre qualcosa per le azioni alitalia?
da quello che ho capito i creditori (banche) prendono la parte buona della compagnia e lo stato pagherà il fallimento della bad company alle stesse banche. La cosa ridicola è che AirOne rientra nello stesso giro ipotecario
Poveri creditori, che rapina!
il punto di vista di giavazzi:
di Francesco Giavazzi
Ci sono quattro buoni motiviper cui il piano per Alitalia predisposto da Banca Intesa desta dubbi e perplessità, inducendo, pare, anche qualche membro del governo a suggerire che venga riconsiderata l’offerta di Air France sdegnosamente rifiutata quattro mesi fa. 1) Il piano rischia di costare ai contribuenti oltre un miliardo di euro, un terzo dei tagli alla scuola previsti dalla Finanziaria; 2) Gli imprenditori che dovrebbero acquisire il controllo della Nuova Alitalia corrono rischi seri: sono stati a lungo minimizzati, ma venuti al dunque non è più possibile nasconderli. Vogliamo davvero rischiare di trasferire su alcune nostre imprese, oltre che sui contribuenti, il costo del disastro di Alitalia? 3) Il piano verrebbe immediatamente impugnato dalla Ue e da quel contenzioso temo usciremmo perdenti; 4) Il piano richiede che vengano sospese le regole anti-trust, creando un precedente pericoloso per la politica della concorrenza.
La Nuova Alitalia che è nata ieri sarà un’azienda senza debiti e con molti dipendenti in meno. Gli imprenditori privati che ne sono i nuovi azionisti apportando un miliardo di euro di capitale fresco apparentemente non corrono rischi: non ereditano debiti né dipendenti in eccesso, e soprattutto hanno la quasi certezza — questa infatti è la condizione necessaria, che essi hanno giustamente preteso—di rivendere fra un anno o poco più l’azienda a Lufthansa o a un’altra compagnia internazionale, recuperando così il miliardo speso oggi, magari con qualche profitto. Quest’operazione così ben congeniata nasconde però un’insidia a mio parere non valutata in modo adeguato dai nuovi azionisti. La Nuova Alitalia acquisterà aerei, slot e altri contratti dalla vecchia azienda della Magliana che domani il Consiglio dei ministri porrà in liquidazione. I prezzi ai quali la Nuova Alitalia acquisterà queste attività determineranno se la Vecchia Alitalia sarà in condizione di far fronte ai debiti che le rimarranno. Ad esempio, due anni fa gli aerei valevano 2,2 miliardi di euro: se i nuovi azionisti accettassero di acquistarli a quel prezzo, la Vecchia Alitalia potrebbe agevolmente pagare i propri debiti e poi chiudere.
Ma dubito che i nuovi azionisti siano disposti a pagare tanto: gli aerei sono vecchi e più sale il prezzo del petrolio meno valgono. Le valutazioni internazionali suggeriscono oggi ragionevolmente un miliardo. Se così fosse la Vecchia Alitalia non avrebbe fondi sufficienti per pagare i propri debiti. I nuovi azionisti hanno richiesto una norma che li protegga dal rischio di revocatorie da parte dei creditori della Vecchia Alitalia, prova del fatto che non sono disposti a pagare molto. Che cosa accadrebbe se la Vecchia Alitalia non fosse in grado di far fronte ai propri debiti verso fornitori, banche e investitori che detengono obbligazioni della società? Una possibilità è non pagare. Due mesi fa, quando fu convertito in legge il decreto (DL 23.4.2008, n. 80) che evitò il fallimento concedendo ad Alitalia un prestito ponte di 300 milioni, il governo disse in Parlamento: «Con la presente norma si tende a salvaguardare per i prossimi dodici mesi la continuità aziendale di Alitalia... escludendo in tale lasso temporale, ogni ricorso ad ipotesi di liquidazione o di applicazione di procedure concorsuali ».
Quindi i creditori di Alitalia hanno diritto ad essere rimborsati in quanto sono protetti da una legge che escludeva esplicitamente la liquidazione o anche solo lo scorporo della società— che invece avviene oggi prima della decorrenza di dodici mesi dall’approvazione del decreto. Che lo Stato debba pagare i debiti della Vecchia Alitalia è quindi certo. Nel momento stesso in cui paga, il governo viola le norme europee sugli aiuti di Stato. Consentire la sopravvivenza di un’azienda decotta trasferendone i debiti allo Stato è un classico caso di aiuto. Una condanna di Bruxelles obbligherebbe la Nuova Alitalia a rimborsare l’aiuto impropriamente ricevuto, cioè ad accollarsi quei debiti (questo è esattamente ciò che avvenne vent’anni fa quando Alfa Romeo fu ceduta alla Fiat senza debiti —di cui si fece carico l’Iri, cioè lo Stato. Dopo la condanna di Bruxelles quei debiti tornarono in capo alla Fiat). Sono consci i nuovi azionisti del rischio in cui incorrono e dal quale evidentemente lo Stato non li può manlevare? Ma non basta. Il decreto legge n. 80 prevede: «La somma erogata ad Alitalia è rimborsata il trentesimo giorno successivo a quello della cessione o della perdita del controllo effettivo da parte del Ministero dell’economia e delle finanze». Questo comma fu inserito nel decreto proprio per evitare che il prestito ponte fosse considerato un aiuto.
Il governo ha poi trasformato il prestito in capitale, ma con una formula ambigua che ne consente la restituzione all’azionista qualora Bruxelles lo richieda. Quindi se la Vecchia Alitalia non avrà fondi sufficienti, sarebbe la Nuova Alitalia a dover rimborsare allo Stato i 300 milioni del prestito (che in cassa non ci sono più perché sono serviti a coprire le perdite dei primi mesi dell’anno). Altrimenti la controversia con Bruxelles si aggraverebbe ulteriormente. Vi è poi il problema Air One. I nuovi azionisti non vogliono la fusione fra Nuova Alitalia e Air One perché questa porterebbe nella Nuova Alitalia debiti e dipendenti di Air One. Essi vogliono semplicemente acquistare da Air One gli aerei, tutti gli slot (grazie a una sospensione delle regole anti-trust) e i contratti stipulati per la consegna di nuovi velivoli. Air One rimarrà quindi una scatola vuota, ma con molti dipendenti e 450 milioni circa di debiti: basterà la vendita di slot e aerei a far fronte ai debiti e al costo degli esuberi? Quanti debiti di Air One finiranno essi pure a carico dello Stato? Anche qui c’è un problema europeo: nel 2004, quando lo Stato rifinanziò Alitalia, Bruxelles acconsentì a patto che i nuovi fondi non fossero usati per allargare la quota di mercato: esattamente quello che oggi Alitalia fa acquisendo le attività di Air One. L’offerta di Air France non apriva problemi con Bruxelles e non costava nulla, tranne le indennità per un numero di esuberi comunque inferiore: anzi portava qualche spicciolo nelle casse dello Stato perché i francesi avrebbero pagato, seppur poco, le azioni di Alitalia.
taaaac!hanno la quasi certezza — questa infatti è la condizione necessaria, che essi hanno giustamente preteso—di rivendere fra un anno o poco più l’azienda a Lufthansa o a un’altra compagnia internazionale, recuperando così il miliardo speso oggi, magari con qualche profitto.
Il Sole 24ore é ottimo e abbondante, infatti dice ben altra cosa rispetto a quello che hai detto tu. Dicendo che, in caso di condanna del Consiglio di Stato, lo Stato italiano, quindi i contribuenti, potrebbero pagare una cifra di X.
Quello che hai scritto tu é che diverso, ovvero che da anni i contribuenti starebbero pagando una multa di Y.
Se preferisci traduco il tutto in termini da Perry Mason.
Sole24 Ore: Lo Stato italiano é sotto processo da parte del Consiglio di Stato, se condannato incorrerà in una pena di X.
Dualismo: Lo Stato italiano é già stato condannato ad una pena di Y, pena che i contribuenti stanno pagano da anni.
Quali siano le balle mi sembra evidente, n'est pas?
lettoniente sarpe?
avevo già ammesso di aver scritto una cosa non esatta.
però se vuoi andiamo ulteriormente avanti a dire le stesse cose, se la cosa ti fa piacere.
Se vuoi ti traduco il tutto in termini da Sherlock Holmes:
Sarpe: hai sbagliato.
Dualismo: ammetto di avere sbagliato.
Sarpe: hai sbagliato.
Pime Taradox! Oh Shi-
E' vero, non ho letto il primo disclaimer. Chiedo venia.lettoniente sarpe?
avevo già ammesso di aver scritto una cosa non esatta.
però se vuoi andiamo ulteriormente avanti a dire le stesse cose, se la cosa ti fa piacere.
Se vuoi ti traduco il tutto in termini da Sherlock Holmes:
Sarpe: hai sbagliato.
Dualismo: ammetto di avere sbagliato.
Sarpe: hai sbagliato.
Pime Taradox! Oh Shi-
possibilità che l'obbiettivo di Silviuncolo sia quello di far pagare i debiti di Alitalia alla nuova cordata e non allo stato (come sarebbe anche giusto :look) facendo cadere la colpa della decisione su Bruxelles e non sul suo governo?
Seee... e chi è, il maCo di Segrate?
zero
insomma il coltello dalla parte del manico ce l'hanno gli investitori. Se cambiano gli accordi, loro non investono e ciaociao alitalia.
poi si può sempre rifare il gioco delle tre carte (vedi autostrade ed expo).
Si fan pagare i debiti e li si risarcisce sottobanco.