di Anna Masera, fonte: La Stampa web e La Stampa del 10/05/05
IL POPOLARE AUTORE SPIEGA PERCHE’ HA SCELTO DI IMPEGNARSI IN PRIMA PERSONA PER LA DIFESA DEL COPYRIGHT
Faletti: «La mia faccia gratis per combattere la pirateria»
«Signor Faletti... proprio Lei testimonial contro la pirateria multimediale, non solo musica ma anche film e fotocopie, una campagna di lusso finanziata dal Governo ma fatta propria da associazioni dei discografici e cinematografari (della serie privatizzare i profitti e socializzare le spese)» scrive un blogger su Zeusnews.it. «Perchè mi tocca pagare una campagna contro qualcosa per la quale pago in anticipo in quanto considerato colpevole “a prescindere”», visto che pago la Siae ogni volta che mi compro un dvd vergine?» rincara un altro internauta. Risponde l’autore Giorgio Faletti, comicoastigiano ma anche cantante, attore e scrittore - il più letto e più venduto in Italia con «Io Uccido» - quindi testimone in prima persona di tutte le forme di violazione del copyright.
Perchè ha accettato di fare il testimonial per la campagna della Presidenza del Consiglio?
«Ci tengo a precisare che lo faccio dietro a un compenso solo simbolico di rimborso spese, quindi i 131 mila euro spesi dal governo non li ho intascati io. Ho accettato la proposta perchè penso che sul copyright in Italia non c’è cultura. La gente non capisce, chissà come pensano che mi mantenga. Ma lo sa che quando vado a fare la spesa, mi chiedono i libri in regalo? Il pensiero dominante è che il nostro non sia un lavoro vero che merita un compenso, solo perchè è creativo e sembra divertente».
Invece?
«E’ un lavoro che ci permette di guadagnarci da vivere solo grazie al diritto d’autore».
Ma sa che attorno al tema dei diritti in quest’era digitale c’è un gran dibattito, perchè Internet sta cambiando tutte le regole del gioco?
«Non sono un tecnico, ma so che Internet è una rivoluzione».
Esiste un nuovo sistema di copyright che si chiama Creative Commons e che riserva solo “alcuni” diritti, non tutti, by-passando gli intermediari e mettendo in contatto direttamente gli autori con il loro pubblico. Lo conosce?
«No, ma ammetto che il controllo con Internet è scappato di mano e alla fonte qualcuno deve fare “mea culpa”».
Per esempio chi?
«Le radio private, che hanno creato le loro etichette e tengono in ostaggio le altre case discografiche. Poi i produttori di masterizzatori, che mettono in commercio i sistemi per copiare la musica. Così facendo la distruggono, presto non ci sarà più niente da masterizzare».
Oliviero Toscani dice che il copyright andrebbe abolito, che basterebbe farsi pagare bene la prima volta e poi la cultura va regalata al pubblico. E c’è tutta una comunità di intellettuali che crede nel modello di business del cosiddetto “open source” per i contenuti digitali.
«Io invece penso che l’open source sia il sistema migliore per precipitare nella barbarie. Certe cose vengono fatte perchè esiste un’industria che le produce e investe senza un ritorno economico. Senza un editore, Hemingway non sarebbe stato scoperto».
Non c’era ancora il digitale, allora. Oggi ci sono i siti Web per pubblicare gratis quello che si vuole.
«So benissimo che chi compra i dischi ha la mia età. Io sono un feticista, ho nostalgia degli Lp perchè trovavo artistiche le copertine, copiare i cd non fa per me. Ai ragazzi piace una canzone sola di tutto un album, è comprensibile che si rifiutino di spendere 40 euro per un disco».
E allora?
«Finchè le leggi sono queste, l’illegalità è sbagliata».
Ma le leggi sbagliate si possono cambiare. Giusto?
«Sì».