sp36 ha scritto mer, 27 luglio 2005 alle 22:14
FenrizOcculta ha scritto mer, 27 luglio 2005 alle 22:08
ok mi sembra un modo di giudicare un attimo terra-terra, ma non é ke avevi kissá quale intenzione critica.. l'importante é ke gli enigmi possano concludersi male, normale, bene e benissimo (con variazioni tra enigmi , kiaro), ma a sto punto xké non mettere un punteggio come nei gioki sierra , cosí uno si regola se quello ke ha fatto l'ha fatto bene o puó fare di meglio... giá ma poi sarebbe evidente plagio
non pensare ai libri gioco, ke in fondo sono gli antenati dei vg (o x meglio dire delle A.G, veri padri di tutto), pensa alla quantitá di libero arbitrio.. da questo punto di vista Doom3 non é neanke un libro-gioco , é nulla totale... e a me Doom3 piace alla fine.
Beh, infatti proprio per questo dicevo che Fahrenheit mi sembra si allotani dai canoni del videogioco classico, per avvicinarsi ad altre forme espressive (come il cinema o la letteratura)... ciò non è necessariamente un male visto che, alla fine, l'obiettivo di un gioco è intrattenere e mi sembra che Fahrenheit abbia tutte le carte in regola per riuscirvi.
In prima battuta avevo parlato di scarsa interattività visto che, alla fine, per ogni oggetto c'è solo un'opzione possibile e a noi non resta che "attivarla" e vedere a quali conseguenze porta, senza la possibilità di decidere effettivamente cosa farci. Non a caso l'interfaccia prevede l'effettuazione di mosse con il mouse e la tastiera, quando si sarebbe potuto tranquillamente ricorrere ad una semplice pressione di un tasto per usare i vari oggetti... probabilmente alla Quantic Dream si sono resi conto che il gioco si sarebbe risolto in una serie di spasmodici clic del mouse. Insomma, mi sembra proprio che l'intenzione degli sviluppatori francesi sia quella di realizzare un film interattivo più che un gioco in senso stretto: il che, ripeto, non è necessariamente un male, anzi... non a caso, nei titoli iniziali, David Cage si definisce il "regista" del gioco