Gią oggi riuscire a parlare con gli sviluppatori (a parte casi rari e fortunati, come nel caso di Ritual che lavora in maniera indipendente) č un mezzo macello, tra contratti di non divulgazione, accordi che vincolano i team a relazionarsi con i media solo tramite i PR e amenitą varie, e il futuro si preannuncia ancora pił complesso e difficoltoso, almeno per noi. Sappiamo gią che il mondo dei videogiochi si sta sempre pił avvicinando, per struttura e modello di business, a quello del cinema; perchč stupirsi, allora, se molti sviluppatori stanno pensando seriamente di prendersi un agente? Quelli che, per gli attori si occupano dei rapporti con la stampa, con i fan, con le case di distribuzione.
Niente che una societą o una persona non possa gestire tranquillamente per conto proprio, come ha ammesso James Schmalz, presidente della Digital Extremes; il quale tuttavia tre mesi fa ha firmato un contratto con la Interactive Studio Management di Los Angeles, che in questo lasso di tempo si č smazzata un sacco di pallosissimi pranzi e incontri con vari publisher, ed ha praticamente firmato con uno di loro (non sappiamo chi, ovviamente) per la distribuzione di Dark Sector.
Stesso dicasi per la People Can Fly (quelli di Painkiller) e la Haemimont Games, rispettivamente software house polacche e bulgare, che possono beneficiare del fatto di avere dei rappresentanti direttamente negli Stati Uniti, ad un tiro di schioppo dai publisher.