Dal blog di Sasaki
Sebbene per tutta la vostra adolescenza non abbiate fatto altro che sfogliare semestralmente cataloghi Ikea, e prefigurarvi con perfezione più che cristallina come sarebbe stata la vostra casetta da maggiorenni emancipati, non ci avete preso. Voi, che lo avete fatto, lo sapete. Accade che la vita vada a p*****e da sola, non ha bisogno di rincorsa né motivi. Uno si fa tutto il suo bel percorso mentale, preciso e metodico come solo Woody Allen in piena crisi emotiva saprebbe emulare, ma lei, la vita, niente. Non vi caga di striscio e si dipana per come meglio crede. Per come più le pare.
È così che scompaiono sotto il naso i divani Klippan messi un po’ di sbieco ad occupare settanta metri quadrati di sala con le pareti verniciate di arancione perché l’arancione stimola la conversazione. Nel cesso i mobili che uno li vede e gli si mozza il fiato. Niente sgabelli norvegesi, manco una lampada a forma di alieno. Presine, tende, tovaglioli in coordinata colorimetria. Piatti dal design fighetto e bicchieri che è uno sballo solo guardarli. No. Se vi va di culo, vi cuccate la roba della nonna. Sennò quella della mamma, che è peggio. E neppure potete fare una piega, ché tanto non c’avete una lira. E i coltelli che tagliano li comprate un’altra volta. Perché un coltello, uno vero, costa venti euro e quindi va benissimo il set del mercato che te ne dà dodici per soli cinque. Chi l’ha fatto lo sa. La casa stessa, purtroppo, proprio non ce l’ha quel meraviglioso abbaino che guarda sui tetti. E no, i vicini di casa non sono affatto tutti ragazzi con i quali condividere le serate e gli sgabelli norvegesi. Trattasi, al contrario, di rompicitroni professionisti che vi rubano la roba stesa vi aspettano al piano per parlarvi delle perdite dei tubi. Per terra c’avete solo le scarpe, altro che tappetini in tinta. Ma c’è un’altra cosa cui non avevate mai pensato, e, come di consueto, anche questa volta la facciamo insieme. Bene, pronti?
Invitate a cena almeno cinque persone. Se non avete cinque amici da imbarcare nel nostro esperimento, scendete per strada e fermate alcuni passanti. Non importa che facciano conversazione, devono solo sporcare, quindi va bene qualsivoglia nazionalità e relativo idioma. Rientrate. Decidete cosa cucinare, ci deve essere almeno un primo e un secondo. Poi il caffé. Diciamo che una pasta va benissimo, anche il sugo già pronto farà al caso nostro; per il secondo vi concedo addirittura un surgelato. Oggi sono buono. Preparate tavola. Tovagliette del cavolo se proprio siete così sfigati da dover dire che “a me le tovaglie non sono mai piaciute”. Posate, quindi, bicchieri, piatti. Bene. Ora facciamo di conto. Se non avete barato, e se avete barato dovete ricominciare senza passare dal via e neppure ritirando le ventimila, dovreste avere nel lavandino di cucina quanto segue: 10 posate, fra forchette e coltelli, 5 bicchieri, 10 piatti, fra piani e fondi, uno scola pasta, una pentola dove avete fatto bollire l’acqua, una padella per il sugo, almeno un’altra per scongelare-cuocere il secondo, due piatti da portata, magari uno spelicchino con il quale avete tagliato le cipolle per il soffritto, e cacca, tanta, tantissima cacca sparsa tutt’attorno. E dico, cartoni, tovaglioli sporchi, briciole, resti organici inguardabili, tappi, unto, bottiglie. Ora andate a dormire. Non guardate più da quella parte per almeno tre giorni. Il giorno che verrete svegliati dall’odore di morto è il momento. Il vostro lavandino di cucina, ovviamente (considerata la casa nel suo totale) non deve essere più grosso di una teglia da forno. Se lo aveste più grosso, togliete tutto quello che c’è dentro, e chiamate un idraulico. Fatto? Bene fate levare il lavandino grande e cementate quello piccolo che sono persuaso abbiate comprato all’Ikea. Fatto? Perfetto. Rimetteteci dentro tutto la cacca di cui sopra. Show time.
Per legge non si può prendere la patente sino al diciottesimo anno di età. Lo accettiamo tutti quanti, no? Bene, c’è un’altra legge che non prevede che una persona si possa avvalere del prodigioso aiuto di una lavastoviglie sino al compimento dell’undicesimo anno di onorata carriera fuori casa dei propri genitori. Siete usciti di casa a settant’anni? Cazzi vostri, non avrete mai una lavastoviglie. Ma c’è tutto un mondo che vi aspetta. E vi parla, pure.
Bestemmiate. Credetemi, aiuta. Fatelo più di una volta, intorno alle sette-otto, andrà bene. Ripetetevi nella mente che no, p*****a eva, mai più inviterete gente a mangiare. Mai-cavolo-più. Bestemmiate ancora, meno di prima. È per concentrarsi. Ora chinatevi ed afferrate da sotto il lavabo la spugnetta che riposa fiabescamente da anni a fianco alla spazzatura. Lei è secca, lo so. È secca dentro. So anche questo. Provate, mettetela sotto l’acqua, sembra assurdo ma funziona. Altra cosa che so è che non avete un detersivo adeguato a lavare i piatti a mano. Eppure sono anni che lavate i piatti a mano. Nel caso vi andasse bene, e lo aveste, buttatelo via. Useremo la saponetta Marsiglia. Quella altrettanto secca, crepata, sporca. Quella lì. Adesso fate del vostro meglio. Tirate fuori una cosa alla volta e provateci. Schizzate pure dappertutto, oramai cosa cambia? Che vi crolli addosso quella babele di cacca e muffa. Create nuovi equilibri cosmici sullo scola piatti. Seguite con orrore dove andrà a finire quella goccia che in un moto di dinamismo vi percorre l’ulna. Apprezzate quanto riesca con precisione svizzera ad infilarvisi addirittura sotto l’ascella. Pisciatevi addosso, vale tutto.
La lavastoviglie è un qualche cosa che va conquistato a fatica. Se l’avete avuta sin da subito, non vale, non sarete mai uomini e donne, liberi. Solo viziati, scemétti!