Quello del recensore di videogiochi (anche se a me piace la definizione di «critico videoludico - del resto, c'è quello cinematografico, noi facciamo più o meno la stessa cosa), come sapete, è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.
Mentre si recensisce il gioco l'attenzione è tutta concentrata sul cercare di capirne i pregi e i difetti, ci si interroga se sia o meno divertente, si valuta momento per momento la presa sul giocatore, si fanno le foto e si impreca quando capita di prendere un'immagine e - per qualche misterioso conflitto con il codice - il computer decide autonomamente che è il caso di riavviarsi.
Forse ha ragione il Raffo quando afferma che i PC sono in realtà macchine senzienti costruite con il solo scopo di incasinarci la vita... Ma cosa succede quando si finisce di recensire un videogioco?
Tipicamente, se il titolo in questione rientra nel filone della "palta", o alternativamente va ad infoltire le già nutrite schiere dei "gaboni", si passa per Installazione applicazioni e bon. Se invece merita qualcosa di più, si continua a giocarci.
Paradossalmente, lo notavo proprio in questi giorni dopo aver consegnato una review, è solo allora che ci si diverte per davvero, che non ci sono assilli e pensieri a distrarre la mente, e ci si gode per davvero un gioco, riscoprendolo quasi come se fosse nuovo. Non cambia il giudizio sul titolo, ma cambia radicalmente il modo di affrontarlo.