L'Australia, fino a ieri, era l'unico stato al mondo nel quale era possibile vendere ed acquistare legalmente dei modchip, grazie ad una decisione del tribunale secondo cui l'uso di tali dispositivi non costituiva necessariamente una violazione della legge. A stabilirlo fu una sentenza del 2002, intentata dalla Sony contro un rivenditore di modchip, Eddy Stevens.
Fino a ieri, dicevo, quando la corte federale australiana ha accolto l'appello presentato dalla Sony, ribaltando la precedente decisione e rendendo così illegali i chip che modificano la PlayStation 2 e, per banale proprietà transitiva, anche quelli per Xbox. Se ben ricordate, nei mesi passati AussieChip, uno dei produttori (australiani) di modchip aveva addirittura messo in rete gli schemi per realizzare in casa quelli per la console di Microsoft.
L'effetto della sentenza potrebbe avere ripercussioni sul prezzo dei videogiochi e dei DVD, stando a quanto riportato da un quotidiano australiano: il governo aveva infattirecentemente allentato le restrizioni economiche sui giochi e i film di importazione parallela, che possono essere visti su console modificate (cosa che non è possibile su quelle non modificate per via delle diverse codifiche regionali e di segnale video). Venendo a mancare le condizioni perchè si possa - legalmente - modificare la propria console, è facile prevedere un calo della domanda di prodotti di importazione, facilitando - almeno, questa pare l'ipotesi del giornale - l'aumento dei prezzi da parte dei rivenditori locali. Fatto curioso, la violazione della legge si ha solo in caso di vendita dei modchip, mentre il semplice possesso risulta perfettamente lecito. Chi ha già modificato la sua console, insomma (in Australia, si intende), può stare tranquillo.