Quote:
L'ira del Cavaliere: "E' un attacco personale, ho capito il loro gioco"
Berlusconi vuole continuare con la sua campagna nelle radio e in tv
"È chiaro, l'hanno convinto
che resterà al Quirinale"
Cicchitto precisa: "Secondo la legge, la par condicio in senso
stretto decorre dalla data di indizione dei comizi elettorali"
di FRANCESCO BEI
<B>"È chiaro, l'hanno convinto<br>che resterà al Quirinale" </B>
ROMA - Quando la notizia della lettera di Ciampi sulla par condicio è apparsa sul telefonino di Paolo Bonaiuti, il premier era appena arrivato nella sua stanza al T-Hotel di Cagliari. Il tempo di farsi mandare i lanci di agenzia da Roma, un breve consulto con Fabrizio Cicchitto e Piero Testoni nella stanza attigua e il portavoce ha bussato alla suite del Cavaliere per portare la ferale notizia. Ora, dire che l'abbia presa male è un eufemismo. Nessuno, tranne Bonaiuti, ha raccolto la sua reazione a caldo, ma i dirigenti forzisti che l'hanno accompagnato nella trasferta sarda raccontano di un Berlusconi davvero fuori di sé per quello che considera "un attacco personale".
"La lettera di Ciampi porta la data di ieri - ha commentato stizzito il premier - e forse il presidente del Consiglio avrebbe avuto qualche diritto a conoscerla in anticipo. Ma lasciamo perdere, ormai mi aspetto di tutto: ho capito qual è il loro gioco".
Già, il problema è proprio questo. Dopo il rinvio della legge Pecorella, dopo la contesa sulla data del voto, dopo aver subìto l'umiliazione di vedersi convocato al Quirinale "come se la mia parola d'onore sulle elezioni non avesse sufficiente valore", l'invito del capo dello Stato ad applicare la par condicio anche prima che entri formalmente in vigore ha per palazzo Chigi un solo significato: Ciampi è sceso in campagna elettorale con l'Unione.
La novità, sulla quale si è iniziato a ragionare ieri in Sardegna, è che se il Capo dello Stato si è deciso a picchiare sempre più forte sul leader della Cdl, "qualcuno" evidentemente deve averlo spinto. "Hanno illuso Ciampi. Lo hanno convinto - è la spiegazione che fornisce un forzista che ha partecipato alle conversazioni sarde del premier - che lo ricandideranno per un settennato bis. Pensavano di candidare Giuliano Amato, ma l'ex premier ha qualche problema e l'elogio che ne ha fatto Berlusconi ha contribuito ad indebolirlo. La sinistra non ha un suo candidato forte e così, per togliersi le castagne dal fuoco, si sono rivolti a Ciampi".
Da uomo pragmatico qual è, Berlusconi ieri ha subito pensato a come arginare l'offensiva di un presidente che - nei sondaggi di popolarità - risulta in testa alle classifiche e contro il quale non sarebbe quindi salutare ingaggiare un braccio di ferro esplicito. La strategia, abbozzata nel breve consiglio di guerra al T-Hotel, avrebbe dovuto essere quella di minimizzare. Da qui la nota diramata da Cicchitto alle agenzie e concordata direttamente con il capo del governo: "In una fase così delicata quale è quella che precede l'inizio della campagna elettorale, è indispensabile il rispetto delle leggi e delle regole da parte di tutti. Secondo la legge, la par condicio in senso stretto decorre dalla data di indizione dei comizi elettorali".
Una linea confermata dall'estrema prudenza della dichiarazione che lo stesso Berlusconi ha rilasciato all'uscita del suo albergo: "Rispetteremo la legge". Poi, si sa l'uomo come è fatto, l'umore ha preso il sopravvento e nel comizio davanti ai militanti sardi il premier ha dato sfogo a tutto il consueto repertorio contro la "marx-condicio". Ma è stato un incidente di percorso, visto che la parola d'ordine concordata con i suoi poche ore prima era stata chiarissima: "Non dobbiamo reagire, altrimenti faremmo il loro gioco".
Ormai comunque il danno è compiuto, la contrapposizione tra palazzo Chigi e il Quirinale è nei fatti. E visto che Berlusconi intende proseguire senza sosta nella sua "operazione verità" su radio e tv, tra i suoi traspare palpabile la preoccupazione: "C'è il rischio che l'opinione pubblica, anche quella più disponibile nei nostri confronti, abbia l'impressione che il presidente del Consiglio stia forzando la legge. Dopo il richiamo di Ciampi, chi guarda Berlusconi in tv può avere la sensazione che stia facendo una cosa che non dovrebbe fare".
Per questo tra gli spin-doctor che seguono la campagna del premier (che poi, al di là delle leggende metropolitane sui consulenti americani e inglesi, è molto "fatta in casa") si sta facendo strada la convinzione che il leader dovrebbe diradare i suoi interventi televisivi. "Perché - gli è stato fatto notare - devi fare tutto da solo? Sfruttiamo la credibilità che hanno Beppe Pisanu e Gianni Letta. Perché non li convinci ad andare in tv anche loro oltre a Tremonti?". La risposta del premier, per ora, è stata negativa: "I miei elettori vogliono me, penserebbero a un passo indietro e non andrebbero a votare".
(29 gennaio 2006)