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fonte F1Blog.it
L’arrivo in Corea è stato traumatico e non lascia presagire nulla di buono. A riferire ciò che accade in quella cattedrale nel deserto sono soprattutto i giornalisti, costretti a lavorare nel bel mezzo della campagna, oltre che in un cantiere enorme: i lavori sono tutt’altro che finiti, l’asfalto sarebbe ancora da perfezionare e gli alberghi non sono per niente all’altezza della situazione.
Fernando Alonso non si è sbilanciato su quanto vi è intorno alla pista, affermando solamente che non ci sono grandi sorprese rispetto a quello che aveva visto al simulatore. Il suo collega, Lucas di Grassi, ha affermato: “Ci sono ancora dei ritocchi da fare, ma credo che la struttura principale sia pronta”. Stesso parere del progettista della pista, Herman Tilke, che sostiene che domenica assisteremo ad un gran premio spettacolare.
Ma se i diretti interessati non si sbilanciano molto, i giornalisti sembrano non avere peli sulla lingua. Lunedì scorso Luca Budel – inviato di Sport Mediaset – aveva scritto su Facebook che era alquanto infelice di andare in Corea perché non sapeva cosa aspettarsi, dato che il suo hotel non compariva neanche su internet. Non è andata meglio a Roger Benoit, il corrispondente svizzero della Blick, che si è ritrovato ad alloggiare presso un albergo ad ore: “La pista è dominata da scavatori, rifiuti e detriti. Il ponte sul rettilineo principale è ancora pieno di impalcature ed operai. Sinceramente, non vedo l’ora di andare a San Paolo e abu Dhabi per le prossime due gare”, ha commentato.
Un corrispondente di “Auto Motor und Sport” ha scritto in un proprio articolo: “Tutto in questo tracciato è ancora in costruzione. A fianco della pitlane c’è un grosso mucchio di sabbia. Chiunque non sapesse che la F1 correrà qui tra un paio di giorni, non penserebbe che il GP sia in programma prima dell’anno prossimo”.
Darren Heath, noto fotografo dell’ambiente, ha scritto su Twitter: “La F1 a Seoul? No, meglio farla in centro al nulla, a 150 km da qualsiasi cosa”, mentre Humphrey della BBC ha ammesso: “Pista soddisfacente, ma tutt’altro che finita. E’ un enorme cantiere”.
Questo già basterebbe ad etichettare il GP di Corea come l’organizzazione più ridicola del secolo, ma non ci vogliamo fermare. Il problema coinvolge anche i team, dato che in zona non vi sono abbastanza alberghi e tutti si devono spostare. Pensate che la Williams, delusa dall’offerta ricettiva della zona, ha prenotato un hotel quantomeno decente, ma a tre ore di viaggio dal circuito.
Tutti questi problemi si riversano anche sulla vendita dei biglietti: pensate che per il weekend sono stati venduti solo 60 mila biglietti dei 135 mila disponibili, neppure la metà. Il direttore della comunicazione del circuito, Yoon Keun-Sang, ammette le difficoltà: “Siamo onesti. Non siamo ben preparati per il nostro debutto in Formula 1, ma se riuscissimo a correre questa prima edizione, la situazione sarà molto diversa il prossimo anno”.