Sono sincero, inizalmente ero un po' scettico. Il solito romanzo moderno di avventura per ragazzi, ho pensato, vedi Hunger Games et similia.
Ma poi l'ho comprato, ché alla fine un libro in più non fa mai male e abbandonarsi ai pregiudizi non ha mai risolto nulla. E poi non avevo mai letto prima qualcosa di moderno con protagonisti adolescenti .
Quindi via, ho cominciato a leggere Maze Runner - Il Labirinto, primo romanzo della saga di James Dashner di cui sono stati portati al cinema i primi due episodi, il secondo, "La Fuga", in programmazione in questi stessi giorni.
Le prime pagine sono un po' così, non hanno l'attacco potente che mi sarei aspettato, c'è questa situazione di smarrimento del ragazzino un po' allegorica, un po' da "chissà che cosa mi aspetto là fuori" che va bene in ogni contesto, e quindi ok: tentativo n. 1 fallito abbastanza miseramente, Maze Runner è rimasto lì, sulla libreria, e sono passato da Conan Doyle a Andy Weir con in mezzo Tom Clancy e svariati altri. Nulla di più diverso e lontano da un labirinto pieno di ragazzetti indifesi.
Poi chissà perché il libro mi è ricapitato sotto il naso, e per un motivo o per un altro a distanza di un anno ho ricominciato a leggerlo. E, sorpresa: mi sono attaccato a ogni pagina come solo Andy Weir un paio di settimane fa, e Stephen King quand'ero più piccolo, mi avevano abituato. Maze Runner - Il Labirintoè una gran bella storia, raccontata in maniera egregia. Non originale e disturbante come il Signore delle Mosche, che mi è tornato in mente in più di un'occasione, ma solo perché il genio di William Golding è atterrato in un'altra epoca. Come dire che un moderno impianto sportivo all'avanguardia fa cagare a prescindere perché il Colosseo è già stato inventato.
Maze Runner - Il Labirinto scorre via che è una bellezza; la storia è appassionante, gli sviluppi tutt'altro che scontati. Perfino l'amore tra un ragazzo e una ragazza è appena accennato pur senza facili sentimentalismi, anni luce lontano dai noiosi cliché letterari e cinematografici degli ultimi anni. Il cameratismo dei ragazzi che nel momento del bisogno fondano una società organizzata come in un gioco di ruolo, ma con la vita di ognuno come posta in gioco, è delineato con precisione e soprattutto è plausibile. La cosa migliore è il finale, col botto: tutt'altro che scontato e, cosa che mi ha colpito, non affrettato.
In conclusione è un romanzo molto piacevole e a suo modo impegnato, che non si perde negli stereotipi e soprattutto intriga fino all'ultimo. E' un crescendo continuo e merita ogni centesimo speso.
Consigliato a chi ha amato:
- la serie tv LOST, per le atmosfere tipiche della perdita di memoria e le continue sorprese che un mondo sconosciuto ed enigmatico rivela capitolo dopo capitolo;
- Il Signore delle mosche tra le opere letterarie, per le dinamiche all'interno di un gruppo organizzato di giovani uomini che devono far fronte comune a una situazione difficile;
- film come THE CUBE per la ricerca continua della soluzione a un rompicapo che mette degli sconosciuti sulla stessa barca, oppure del tutto diversi come STAND BY ME per chi ama le avventure permeate da legami di amicizia che fanno tornare indietro con i ricordi;
- fumetti tipo ORFANI della Bonelli, dove finisci per affezionarti anche ai personaggi apparentemente più odiosi (a parte uno, forse);
- tutti i videogiochi platform classici da ricerca di una via di uscita con i mostroni alle costole o a sbarrare il cammino.