a me interessa il veneto :sisi:
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Non che ce la si passi bene qua in veneto. La pmi ha sofferto molto in questi anni e cominciano a chiudere un po' di ristoranti.. C'è da dire che in alcuni settori i problemi sono cominciati prima della crisi, poi con la crisi si sono esasperati.. C'è chi vivacchia sull'orlo del fallimento, chi ha avuto qualche buona idea.. Ma in generale c'è un clima un po' mesto pure qui.
devo essere ancora più choosy maledizione, sennò qua mi ritrovo a 30anni con zappa sul collo. ho già pronto un percorso per aumentare le mie chance, alla fine anche andarmene fuori... ma prima devo affinare alcune cose... purtroppo mi mancano alcune basi per diventare un discreto aiuto cuoco... (tanto per dire una delle cose che so fare...)
chiwaz, ma in lombardia si sta bene? :uhm:
Si chiama Beppe?
forse :sisi:
ma è na barzelletta... quanti parlamentari ci vogliono per cambiare una lampadina?
http://www.youtube.com/watch?v=P7t30vhxT68
ora l'anno prossimo faranno una commissione di 180 tizi per decurtare la commissione di 90?
:rotfl:Citazione:
Sgarbi fa causa al governo: «Voglio 250mila euro di danni per stress»
Richiesta danni di 250mila euro per "stress, ansia e insonnia.
Il critico d'arte propone una mediazione, ma il Mibac lo ignora
Povero Sgarbi... mi fa pena... quasiquasi gli dono 10 euro...
Modica: assenteista 85%
degli impiegati del Comune
106 indagati per truffa. Secondo l'accusa, si assentavano dal lavoro senza permesso, e alcuni di loro timbravano, in entrata e in uscita, per colleghi che non erano realmente in servizio.
MODICA (RAGUSA) - La Procura della Repubblica di Modica ha chiesto il rinvio a giudizio di 106 dipendenti del Comune per truffa aggravata nell'ambito di un'inchiesta contro l'assenteismo nella pubblica amministrazione. La richiesta è stata depositata dal procuratore capo Francesco Puleio al Gip a conclusione di oltre un anno di indagini svolte da polizia e guardia di finanza, che hanno utilizzato anche le riprese di due telecamere 'nascoste'. Secondo l'accusa, gli indagati si assentavano dal lavoro senza permesso, e alcuni di loro timbravano, in entrata e in uscita, per colleghi che non erano realmente in servizio.
AL BAR O DAL BARBIERE. C'era il dipendente che manometteva l'orologio marca tempo; quello che si assentava dal servizio per frequentare i bar di corso Umberto e che, durante gli straordinari, andava al barbiere; chi stava per ore in auto ad ascoltare musica; chi accompagnava il figlio e chi accudiva la figlia e anche chi andava a trovare gli amici. Tutto durante l'orario di lavoro, risultando presenti in ufficio. Al centro delle indagini di polizia e guardia di finanza, avviate nel 2008 e concluse nel 2010, Palazzo San Domenico, e riguardano circa l'85% dei dipendenti comunali che vi lavorano (106 rinviati a giudizio su 126 dipendenti). Per 86 di loro il procuratore capo Francesco Puleio aveva chiesto, già nel maggio del 2011, gli arresti domiciliari e la sospensione dell'esercizio di pubblico servizio degli indagati, ma il Gip ha rigettato entrambe le richieste. Da intercettazioni video e pedinamenti, eseguiti da polizia e guardia di finanza, raccolti in 52 Dvd, sarebbe emerso che alcuni dipendenti non andavano al lavoro ma risultavano presenti perché c'era chi timbrava il badge al loro posto, in entrata e in uscita. Lo stesso sistema sarebbe stato utilizzato anche per segnare lavoro straordinario e festivo.
SINDACO. Il Comune di Modica si ritiene ''parte offesa'' nell'inchiesta sull'assenteismo nell'Ente della locale Procura e per questo ''l'amministrazione si affiderà' ad un legale esterno per la tutela nella sede giudiziaria''. Lo afferma il sindaco, Antonello Buscema, ricordando che ''sotto profilo disciplinare, invece, i provvedimenti nei confronti del personale sottoposto ad indagine sono già stati tutti avviati''.
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106 su 126 :rotfl2:
e poi ti vengono a parlare di spending review :facepalm:
lo lascio pure qui :rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
http://www.youtube.com/watch?feature...=FW1ocdhNt_o#!
Ecco comincia il nuovo paragone, abbandonato il fazzoletto verde, indossa i panni del nuovo savonarola contro il capitalismo, le banche e il governi degli illuminati. Ma soprattutto canta ( o almeno ci prova)
Bah, ricollegandosi al di poco prima sull'assenteismo.
A lavoro da me il 90% dei colleghi sono meridionali, "policy" aziendale diciamo :asd:
Tra le varie etnie terroniche, parlando del più e del meno sulle loro zone, la preferenza andava anche dagli esterni, sempre e cmq, per la Sicilia,
una specie di paese dei balocchi a detta loro.
Oltre al fatto che i più non fanno un tubo, era il lifestyle dei miei coetanei e a scendere (confermatomi da più fonti distinte), che m'ha colpito.
In parecchie zone è prassi fare festa ogni, ripeto, OGNI sera ad una villa o casa fuori random. Lavoro? Scuola? Boh.
Ora, va bene la questione meridionale, va bene le mafie, va bene che Cristo s'è fermato ad Eboli.
Ma leggere il trafiletto in 13esima di cronaca, sia mai dargli risalto, dell'ennesimo rifinanziamento alla regione, per far fare anche la bella vita a loro,a me ha anche scassato un pò la ciolla...
Si parlava di Sicilia.
Hanno pure un nome sto tipo di feste, che non ricordo.
Penso sparse un pò per tutta l'isola, il mio collega è di Palermo. La ragazza di un altro è catanese.
Chiariamo poi oh, il problema della Sicilia non sono certo le feste eh.
Sono un problema anche mio se tocca anche a me ripianare i buffi di chi vive (molto) sopra le sue possibilità.
grande natalinoo!!
video old ma molto bello :sisi:
https://www.youtube.com/watch?v=ETPOuujHL9Y&feature=g-vrec
siamo alla follia, tiriamo la catena e facciamo la fine che ci compete al più prestoCitazione:
Infibulazione: genitori assolti
Verona, bimbe incise: «In patria sarebbero state discriminate». Furono i primi ad essere condannati grazie alla nuova legge, sentenza ribaltata in Appello
VERONA — A marzo del 2006, quando deflagrò il caso, a Verona venne per la prima volta in Italia applicata l'allora neonata legge anti-infibulazione, quel dettato normativo che aveva riscosso il plauso di tutte le forze parlamentari e che prevede la severa punizione per le mutilazioni genitali, in primis agli organi femminili. A distanza di sei anni dalla doppia denuncia dei genitori di due bambine e due anni dopo la loro condanna in primo grado su decisione del giudice Raffaele Ferraro, entrambi sono stati assolti dalla seconda sezione della Corte d’appello di Venezia. Un verdetto clamoroso, che ribalta le sentenze pronunciate dalla magistratura scaligera nell’aprile del 2010 e che, di fatto, «azzera» gli otto e i quattro mesi che all’epoca erano stati rispettivamente inflitti al papà di una delle due bimbe e alla mamma della seconda.
Difesi sin dall’inizio di questa vicenda dagli avvocati Valentina Lombardo ed Elisa Lorenzetto, i genitori delle piccole sono stati assolti da ogni accusa con formula piena, «perché il fatto - hanno decretato i magistrati lagunari - non costituisce reato ». E così, alla fine, a uscire «mutilata» dal processo di secondo grado, è stata proprio la mega inchiesta che aveva visto la prima applicazione in Italia delle norme anti-infibulazione. Per conoscere nei dettagli le motivazioni dei giudici di Venezia bisognerà attendere il loro deposito previsto tra novanta giorni; nel frattempo, comunque, è la stessa difesa a sottolineare come «l’assoluzione dei genitori delle bambine » sia stata «pronunciata sotto il profilo soggettivo» e come sia stato lo stesso procuratore generale, a coronamento della propria requisitoria, a sollecitare una sentenza di «non colpevolezza» sia per il padre che per la madre delle due piccole. «Da parte nostra - precisano gli avvocati Lombardo e Lorenzetto - abbiamo sempre sostenuto che non si è trattato di infibulazione e che, invece, era stata praticata solo una piccola incisione che, come accertato dai nostri consulenti, non pregiudicherà lo sviluppo sessuale con la crescita».
Secondo i legali, dunque, «non ci fu una mutilazione, una menomazione o un atto violento», bensì - al contrario «un’incisione minimale», di pochi millimetri, praticata agli organi genitali femminili. Una tradizione di lunga data, capillarmente diffusa in alcune zone della Nigeria e, in particolare, tra la tribù dei Bini. Ed è proprio da quest’ultima che provenivano i genitori al centro dell’intera vicenda: «È una pratica antica e già in primo grado, nel corso delle udienze, avevamo dimostrato che, nella tribù dei Bini, se una bimba non ha subito questo intervento viene discriminata». Ed è proprio per questo motivo che, per esempio, la madre di una delle piccole avrebbe ceduto alle pressioni dei parenti. «I testimoni hanno raccontato come dall’Africa insistessero affinché lei trovasse il modo di far operare la figlioletta e lei, alla fine, ha dovuto cedere alle insistenze dei familiari rimasti in patria». Una circostanza confermata anche dal cognato della donna, che la ospitò nel 2006, per circa sei mesi: «Era incinta, e spesso parlava con suo marito al telefono. Lui le diceva che avrebbe dovuto far operare la bimba, quando sarebbe nata. Ma lei non voleva, era contraria. Lui però insisteva ». Obbedirgli, le costò prima la denuncia e poi la condanna. Con il verdetto , però, la Corte d’appello ha riscritto questa storia da capo
In tutto ciò, la vicenda di Modica mi fa seriamente vomitare e sperare che i soldi rubati (tali sono, e pagati con le nostre tasse) li spendano in medicine :fag:
Tra l'altro a modica l'unico reo confesso e quindi unico a esser licenziato è stato reintegrato dal giudice del lavoro