Stella ha scritto lun, 12 maggio 2003 13:44
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Non esiste morte che possa placare il mio urlo, non esiste vita placebo delle mie membra: io non dovrei esistere. Dramma esistenziale? Deridete pure, forse sono solo l'Arlecchina serva del beffardo Demiurgo, che ora ridacchia sbeffeggiandomi e progettando altre crudeli torture. Felicità, questa? Io non credo, solo un fragile guizzo tra l'oblio che mi reclama, o null'altro che illusione. Io, feticcio di me stessa, troppo affezionata al rimbombo di questo battito per poter ascoltare la sublime silenziosa sinfonia dell'eterno riposo. Il nulla che m'attende oltre la soglia, potrebbe mai essere peggio di questo tutto che ora m'accoglie? Nulla mai potrebbe superare il supremo aborrimento dell'universo, tu maledetta umanità mia sorella e matrigna, terribile compagna incatenata alla più elevata parte di me, quella che più ti si discosta! Ah, se solo non fossi così umana…
la disperazione, la rabbia, l'impotenza che sprizzano letteralmente fuori da queste parole hanno una forza rara. Le immagini usate sono talvolta complesse, sempre appropriate, talvolta così terribili da far pensare che tuttto si sia fermato per un attimo in ascolto, come ad esempio quando si legge (ma sarebbe molto nìmeglio recitarlo, il senso viene reso -se possibile- in modo ancor più pregnante) un passaggio come questo:
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Io, feticcio di me stessa, troppo affezionata al rimbombo di questo battito per poter ascoltare la sublime silenziosa sinfonia dell'eterno riposo
Nel complesso pur esprimendo concetti che non mi sento di condividere è un componimento che nella sua stridente amarezza resta impresso a lungo.